Fino ad oggi tutti zitti. Dal 2008 ad oggi tutti i precedenti Capi di SME sono rimasti in silenzio. Ma non lui. Ce lo aspettavamo. Ce lo aspettavamo perché, fin dal primo giorno del suo insediamento come Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, abbiamo confidato nel suo spessore di Comandante e Militare. E finalmente l'ha dichiarato a chiare lettere: l'Operazione Strade Sicure è un problema per l'Esercito Italiano. Parole del Generale C.A. Paracadutista Carmine Masiello. Il numero uno dell'Esercito ha recentemente delineato in Commissione parlamentare le condizioni e le sfide legate all'operazione "Strade Sicure", sottolineando come questa sottragga risorse importanti alla Forza Armata.
Nonostante il contributo alla sicurezza urbana, Masiello ha espresso preoccupazione riguardo la sostenibilità dell'operazione. Ha sottolineato che l'impiego di una forza così grande per un periodo prolungato sottrae risorse fondamentali all'addestramento al combattimento, riducendo la prontezza operativa dell'Esercito. Questa situazione è aggravata dal bisogno di recupero psico-fisico dei militari dopo i cicli semestrali di impiego, compromettendo ulteriormente la loro preparazione per missioni istituzionali e operazioni ad alta intensità.
Avviata il 4 agosto 2008, questa operazione ha visto l'impiego di unità delle Forze Armate in concorso con le Forze di Polizia per specifiche esigenze di prevenzione e contrasto della criminalità. Inizialmente prevista per un massimo di 6 mesi con un contingente di 3.000 unità, la legge di bilancio 2024 autorizza oggi l'impiego di 6.800 unità fino al 31 dicembre di quest'anno.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha riferito come “l’impiego della Forza Armata nell’operazione Strade Sicure sottrae costantemente l’equivalente di 12-14 reggimenti di manovra all’addestramento al combattimento. Altrettante forze, in preparazione, focalizzano il proprio addestramento su compiti per operazioni sul territorio nazionale – continua – Tale costante e prolungato impiego ha un effetto diretto e cumulativo sul livello di preparazione della Forza Armata rispetto all’assolvimento delle missioni istituzionali. Una situazione è acuita dal recupero psico-fisico e dal ricondizionamento delle unità al termine dei cicli di impiego semestrale. Infatti, sebbene il personale goda di un’indennità omnicomprensiva e del compenso per lavoro straordinario, nella misura media mensile di 55 ore al termine dei 6 mesi di impiego, accumula mediamente circa 55 giorni di recupero di cui 40 per aver prestato servizio durante le festività e i giorni non lavorativi e 15 per lavoro straordinario che eccedono la quota parte corrisposta. Ciò non consente di far fronte all’esigenza di addestrare l’Esercito e preparare le forze all’impiego in contesti operativi sempre più competitivi, ad alta intensità e intrinsecamente letali come dettato dal citato cambiamento dei paradigmi di sicurezza”.
BrigataFolgore.net ha anche suggerito in passato come l'eventuale reintroduzione della leva obbligatoria permetterebbe, oltre che risolvere una serie di problemi all'interno della Forza Armata, di rimodulare le risorse per l'Operazione Strade Sicure, che non richiede necessariamente la partecipazione di soldati professionisti e che potrebbe essere affidata proprio ai soldati di leva.
Auguriamo quindi che l'apparato politico nazionale percepisca con serietà le parole del Capo di SME e smetta di utilizzare soldati professionisti per compiti che nulla hanno a che fare con le loro reali manzioni, aggiungiamo noi. Il Soldato deve fare il Soldato. Il Soldato fa parte di una Forza Armata. L'ordine pubblico deve competere, in un paese civile, alle Forze dell'Ordine. Negli ultimi anni, le Forze Armate e le Forze dell'Ordine in Italia sono state impropriamente sovrapposte nelle loro funzioni: senza considerare poi, le limitazioni che hanno i soldati schierati nelle operazioni strade sicure, visto che non hanno funzioni di polizia giudiziaria. Compete sempre alle forze di polizia presenti in loco procedere agli arresti.
Forse è arrivato il momento di mettere mano a questa situazione e restituire alla Forza Armata tutte le sue, già deficitarie numericamente, risorse.