La transizione dalla missione ISAF (International Security Assistance Force) alla missione "Resolute Support" rappresenta un importante cambiamento nella strategia della NATO in Afghanistan. La missione ISAF, iniziata nel 2001, aveva l'obiettivo principale di garantire la sicurezza e di supportare il governo afgano nel mantenimento dell'ordine pubblico, oltre che nella lotta contro i gruppi insurrezionali come i Talebani.
Il 31 dicembre 2014, la missione ISAF è ufficialmente terminata, segnando la fine di un'era di coinvolgimento militare diretto e di combattimento attivo da parte delle forze internazionali in Afghanistan. Il giorno successivo, l'1 gennaio 2015, viene avviata la missione "Resolute Support", anch'essa sotto guida della NATO. Tuttavia, questa nuova missione ha un approccio e degli obiettivi notevolmente diversi rispetto alla sua predecessora.
Resolute support si concentra principalmente sull'addestramento, la consulenza e l'assistenza alle Forze Armate afgane (ANSF) e alle istituzioni governative del paese. L'idea è quella di fornire un supporto di alto livello, lavorando ai più alti livelli della catena gerarchica delle forze di sicurezza afgane. L'obiettivo è quello di migliorare la funzionalità e la capacità delle ANSF di autosostenersi, ovvero di rendere le forze afgane più autonome e capaci di gestire la sicurezza interna del paese senza un massiccio supporto militare straniero.
Questo cambio di direzione riflette un riconoscimento del fatto che una soluzione duratura alla situazione in Afghanistan richiede una forte e indipendente forza di sicurezza nazionale afgana, capace di affrontare le sfide interne come il terrorismo e l'insurrezione. Allo stesso tempo, "Resolute Support" mira anche a rafforzare le istituzioni governative afgane per promuovere una maggiore stabilità politica e sociale nel paese.
L'accordo di DOHA
L'accordo di Doha, firmato il 29 febbraio 2020, rappresenta un momento fondamentale nel lungo conflitto in Afghanistan.
Raggiunto tra i Talebani e gli Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump, ha segnato una svolta significativa nella guerra che durava dal 2001. L'intesa prevedeva il ritiro delle forze armate statunitensi dall'Afghanistan entro 14 mesi, un passo cruciale verso la fine dell'intervento militare diretto degli Stati Uniti nel paese.
Successivamente, nell'aprile 2021, i ministri del Consiglio Atlantico della NATO annuncia un piano di ritiro che avrebbe seguito una traiettoria simile. Questa decisione, coordinata con l'accordo di Doha, indicava che il ritiro delle forze NATO dalla missione "Resolute Support" in Afghanistan avrebbe avuto inizio il giorno 1 maggio 2021.
Era previsto che questo ritiro si concludesse nel giro di alcuni mesi, con l'obiettivo di essere ordinato e coordinato, per evitare qualsiasi vuoto di sicurezza che avrebbe potuto essere sfruttato dai gruppi insurrezionali.
Nonostante il ritiro delle truppe, la NATO si impegna a continuare il suo supporto all'Afghanistan, sebbene in una forma diversa. Nel comunicato emesso dai ministri del Consiglio Atlantico si sottolineava l'intenzione dell'alleanza di promuovere la pace e la sicurezza e di difendere i progressi raggiunti negli ultimi 20 anni. Questo includeva il sostegno alle riforme politiche, sociali ed economiche, nonché agli sforzi per proteggere i diritti umani e soprattutto quelli delle donne e delle minoranze.
In parallelo a questi sviluppi, il presidente statunitense Joe Biden annuncia nel medesimo mese di aprile che il ritiro delle truppe USA dall'Afghanistan sarebbe stato completato entro l'11 settembre 2021, simbolicamente segnando la fine di quasi due decenni di presenza militare americana in Afghanistan.
Tuttavia, il ritiro comincia a sollevare preoccupazioni sulla stabilità futura dell'Afghanistan e sul potenziale rischio di un riacutizzarsi del conflitto interno nel vuoto lasciato dalle forze straniere.
L'offensiva talebana a maggio 2021
A maggio iniziò un'intensa offensiva dei Talebani per riconquistare il controllo dell'Afghanistan approfittando del ritiro delle truppe della NATO dal paese.
Di fronte all'avanzata preoccupante dei Talebani, il presidente statunitense Joe Biden annuncia l'8 luglio 2021 che il ritiro delle truppe USA sarebbe stato completato entro il 31 agosto 2021, anticipando quindi la data precedentemente fissata dell'11 settembre.
Un momento significativo si verifica il 12 luglio con l'evacuazione della base aerea di Bagram, la più grande base aerea statunitense in Afghanistan.
In tale circostanza, il generale Austin S. Miller, comandante della missione "Resolute Support", procedette all'ammainamento della bandiera della missione, segnando così formalmente la conclusione dell'impegno militare americano in Afghanistan. Nello stesso giorno, il generale Miller presentò le sue dimissioni dal ruolo di comandante delle forze statunitensi e della NATO. Al suo posto, il generale Frank McKenzie assunse la guida delle forze statunitensi con il compito di sovrintendere al ritiro degli ultimi cittadini americani ancora presenti in Afghanistan, portando avanti l'ultima fase di un'operazione estremamente complessa.
La resa dell'esercito regolare: il fallimento della NATO
L'esercito regolare afghano, privo del supporto militare diretto della NATO, non seppe fronteggiare l'offensiva e si arrese ai talebani. Dopo aver conquistato, tra luglio ed agosto, le più importante province afgane, il 15 agosto 2021 i talbeni entrano trionfalmente a Kabul, poco dopo che i membri del governo e il presidente della repubblica Ashraf Ghani si erano dati alla fuga.
Ha avuto così inizio l'ultima fase dell'evacuazione delle truppe e dei cittadini dei paesi della NATO, del personale di molte ambasciate e consolati e di molti degli afghani che volevano abbandonare il Paese, in particolare quelli che avevano collaborato con i progetti della NATO.
A questo scopo furono organizzati da molti paesi ponti aerei. Durante quei giorni, l'aeroporto della capitale afghana fu teatro di scene particolarmente drammatiche trasmesse dalle TV di tutto il mondo.
L'ultimo aereo dell'evacuazione lasciò Kabul il 30 agosto e le milizie talebane, che si erano assicurate il controllo e la continuazione dei servizi di banche, ospedali e dell'apparato statale, fecero chiudere temporaneamente l'aeroporto.
123.000 le persone evacuate dopo la caduta di Kabul, ma decine di migliaia di afghani che temevano le rappresaglie dei talebani non erano riusciti a lasciare il Paese e molti di essi si ammassarono ai valichi di frontiera in attesa di essere ammessi nei paesi vicini.
II Talebani annunciarono un'amnistia per i cittadini che avevano collaborato con gli stranieri durante i 20 anni di guerra. Tuttavia, promesse simili erano state disattese 25 anni prima, quando avevano preso il potere per la prima volta. Di conseguenza, una larga parte della popolazione era diffidente nei loro confronti.
La missione Resolute Support sappresenta il più grosso fallimento della NATO dalla sua esistenza, un fallimento lungo 20 anni, che comincia con ISAF. ISAF, missione COMBAT, non aveva minimamente intaccato la forza militare talebana, e Resolute Support non era servita a preparare l'Afghanistan come nazione autonoma ed indipendente. Il sacrificio di 3.612 militari della coalizione non era servito a nulla. L'Afghanistan, era tornata, 20 anni dopo, nelle mani dei talebani.