La bandiera della Somalia, azzurra con una stella a cinque punte, rappresenta l'aspirazione nazionalista a riunire cinque regioni somale sotto un unico Stato: la Somalia ex italiana, la Somalia ex britannica (unite nel 1960 nella Repubblica Somala), la Somalia francese, l'Ogaden in Etiopia e il distretto nord-orientale del Kenia.
Geograficamente posizionata nell'estremo oriente dell'Africa, nel Corno d'Africa, la Somalia è abitata dal popolo somalo, etnicamente e culturalmente omogeneo e appartenente al gruppo cuscitico, in gran parte musulmano con una minoranza cristiana; la prevalenza del nomadismo pastorale tra la popolazione rende complessa l'integrazione in uno Stato centralizzato.
La società somala è divisa in due grandi gruppi nazionali: i Samale e i Sab, organizzati in clan e famiglie patriarcali.
La lingua parte del ceppo cuscitico, ha diverse varianti dialettali. Altre lingue come l'arabo, l'inglese e l'italiano sono utilizzate nei commerci e nelle relazioni internazionali. La Repubblica Somala fu fondata il 1° luglio 1960 dall'unione del Somaliland e della Somalia italiana.
Storicamente un cruciale snodo commerciale tra l'Africa e l'Asia, la Somalia, islamizzata nel VII secolo, ha vissuto diverse dominazioni, inclusa quella del regno cristiano dello Scioa nel 1415, la formazione del regno di Adel, l'avanzata ottomana, e l'arrivo dei Portoghesi nel XV secolo, la cui influenza declinò tuttavia nel 1700.
Nel XIX secolo, segnatamente post-apertura del canale di Suez nel 1869, la Somalia divenne oggetto di interesse coloniale europeo, con Gran Bretagna, Francia e Italia che stabilirono colonie nella regione; nel 1839 la Gran Bretagna assunse il controllo del golfo di Aden e nel 1887 istituì il protettorato del Somaliland britannico.
L'Italia e la Somalia
I primi contatti del nostro Paese con quella terra lontana risalgono al 1889 quando il Sultano di Zanzibar vendette agli Italiani i suoi diritti sulla parte costiera meridionale della Somalia. Nel 1891 il nostro Paese si accordava con l’Inghilterra per la spartizione delle rispettive zone di influenza in Africa orientale segnando al fiume Giuba il limite Sud della zona italiana.
La Somalia diviene colonia italiana nel 1904, quando il governo italiano decide di assumersi la responsabilità diretta sulla colonia del Benadir (che riceve il nome di Somalia) sino ad allora nelle mani di una compagnia commerciale italiana privata che controllava le dogane di cinque porti della costa somala.
Intanto la colonia italiana del Benadir, situata grosso modo tra i fiumi Uebi Shebeli e Giuba, cominciava a prendere una discreta consistenza e verso il 1912 si estendeva fino agli abitati di Dabo e Mohaddei.
Va anche detto che nel 1908 era stato firmato con l’Etiopia un accordo relativo alle frontiere settentrionali. Dopo gli eventi della 1° Guerra Mondiale, l’Italia riorganizzava l’amministrazione del territorio africano, riprendeva a pieno ritmo l’opera di sviluppo economico della colonia e fondava i comprensori di Giohar e Genale.
La presenza Italiana comunque non fu senza resistenza, già dalla fine dell’ottocento un capo somalo di grandissimo ascendente di nome Mohammed Abdallah Ibu Hassan. meglio noto con il soprannome di Mad Mullah ("mullah pazzo"), proclamò a Burao la Guerra Santa contro tutti gli invasori. Aveva molti seguaci, i famosi “dervisci” , ma il movimento di ribellione.
Conduce una cruenta guerriglia tenendo in scacco i diversi eserciti presenti nella zona (francese, inglese, etiope e italiano). E’ la rivolta di Bima (dal nome della principale tribù somala coinvolta) che viene repressa con durezza, utilizzando truppe composte da ascari. Dopo alterne fortune, le turbolenze interne cessarono nel 1920 con la sua morte.
L'Italia estese il proprio controllo verso l'interno, nel quadro del trattato di Londra del 1915 e di altri accordi seguiti alla prima guerra mondiale. Negli anni ‘30 i rapporti con la confinante Etiopia andarono sempre più deteriorandosi fino alla guerra contro il Negus che portò, nel 1936, l’annessione del Paese all’Africa Orientale Italiana.
Nel 1940 i territori furono coinvolti nelle vicende della 2° Guerra Mondiale durante la quale moltissimi Somali combatterono generosamente, ed eroicamente morirono per l’Italia. A guerra perduta. le ex colonie furono occupate dagli Inglesi che le amministrarono dal 1941 al 1947. Nel 1919 l’ONU decise di affidare all’Italia il mandato fiduciario sulla Somalia per dieci anni allo scopo di promuovere la sua indipendenza.
Quando il nuovo governatore fascista, Cesare De Vecchi, giunge in Somalia nel 1923 solo il terzo meridionale di questa colonia è controllato direttamente da Roma, mentre i sultanati settentrionali sono soggetti ad un protettorato privo di qualsiasi concreta autorità. Negli anni 1925-27 il governatore conduce una serie di costose campagne per ridurre il Nord all’obbedienza. Lo stesso Mussolini riconosce i metodi autoritari accompagnati da eccidi crudeli e gratuiti.
Nel 1929, seguendo l’esempio della Libia, si decide che dove la terra non era attivamente coltivata il governo ha il diritto di assegnarla ai coloni italiani. I pochi proprietari terrieri indigeni eritrei e somali vengono espropriati e ricompensati come piccole somme di denaro. In realtà viene sequestrata una rilevante percentuale dei terreni più facilmente e profittevolmente coltivabili.
Grazie alla costituzione nel 1935 del monopolio bananiero, in base al quale in Italia si possono vendere solo banane somale, si sviluppano delle piantagioni, dove viene introdotta manodopera arruolata a forza.
Seconda guerra mondiale e dopoguerra: scatta l'Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia
Scoppiata la seconda guerra mondiale, la Somalia venne occupata dalle truppe britanniche che, passato il confine dell’Oltregiuba, il 27 febbraio 1941 entravano nella capitale Mogadiscio, assumendone l’amministrazione e costituendo il territorio separato dell’Ogaden che veniva infine incorporato nella Somalia Britannica.
Con il trattato di pace di Parigi del 1947, l'Italia fu costretta a rinunciare ai possedimenti in Africa e la responsabilità per l'assetto delle ex colonie fu assegnata ai cosiddetti "quattro grandi" (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica).
Nel 1948, non avendo raggiunto un accordo soddisfacente, i "quattro grandi" ricondussero la questione al vaglio dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che nel novembre 1949 approvò un piano che sulla base delle risultanze di un referendum tra i Somali, assegnava all'Italia la sua ex colonia in amministrazione fiduciaria, A.F.I.S. (Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia) per un periodo di dieci anni (1950-1960).
Il mandato cessò anticipatamente il 1 luglio 1960, data in cui il paese acquisto l’indipendenza.
Prime elezioni e indipendenza
Nel 1954 furono realizzate le prime elezioni amministrative, a suffragio ristretto ai soli uomini, in 37 municipi. Il 1° luglio 1960 la Somalia “italiana” accedeva all’indipendenza unendosi con quella ex britannica e prendendo il nome di Repubblica Somala Democratica Rappresentativa Unitaria. Come tale, entrava a far parte delle Nazioni Unite il settembre 1960. Nel giugno del 1967 Abdar Rasir Ali Shemarke, già capo del governo dell’indipendenza, fu eletto Presidente della Repubblica a maggioranza assoluta.
Nell’ottobre dello stesso anno il Paese africano regolava le sue relazioni diplomatiche con il Kenia e con l’Etiopia, pur lasciando irrisolte molte questioni territoriali pendenti.
Nel 1969 il Presidente venne ucciso durante un colpo di stato militare e si formò un nuovo governo con a capo il Generale Mohammed Siad Barre.
Nel 1970 Barre dichiarò la Somalia stato socialista e negli anni successivi al suo insediamento nazionalizzò la maggior parte delle attività economiche del paese. In quel periodo la siccità, protrattasi per tutto il 1974 e il 1975, causò il diffondersi della carestia in tutto il territorio somalo.
A metà del 1977 il gruppo etnico somalo della regione etiope dell'Ogaden iniziò a combattere per la propria autodeterminazione; sostenuto dalla Somalia, che inviò in rinforzo anche le proprie truppe, alla fine del 1977 si era impadronito di gran parte del territorio.
L'Etiopia, sostenuta da Cuba e dall'URSS, riuscì a ripristinare il controllo sulla regione all'inizio del 1978, infliggendo gravi perdite all'esercito somalo; fornì inoltre sostegno ai movimenti dissidenti della Somalia, stanziati soprattutto nel Nord del paese.
In seguito agli scontri nell'Ogaden circa due milioni di profughi cercarono rifugio in Somalia. Gli Stati Uniti fornirono aiuti umanitari e militari a entrambi i contendenti in cambio dell'utilizzo della base navale di Berbera, utilizzata in precedenza dai sovietici. Le ostilità con l'Etiopia continuarono fino al trattato di pace siglato nel 1988.
Nel corso degli anni Ottanta il Movimento nazionalista somalo proseguì tuttavia la campagna militare contro il governo di Barre, conquistando parte del Nord del paese. Alla fine degli anni Ottanta emersero altri movimenti di opposizione, sostenuti dai diversi gruppi etnici.
Nel 1991 Siad Barre, dopo anni di guerriglia antigovernativa, veniva rovesciato dai diversi movimenti che gli si opponevano, ma l’intesa tra le fazioni che avevano abbattuto la dittatura non durava a lungo ed il Paese sprofondava nell’anarchia della guerra civile. Tre anni di scontri sanguinosi hanno praticamente raso ai suolo Mogadiscio e provocato gravissimi danni in tutto il Paese.
La morte di centinaia di migliaia di persone è il prezzo di una follia che costringe l' O.N.U a promuovere la più grande operazone umanitaria della storia.
Arrivederci Mogadiscio
Come detto, dal punto di vista politico regnava il caos più totale. Il paese era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Per i nostri connazionali neanche la sede diplomatica dell'Ambasciata di Mogadiscio poteva considerarsi sicura.
Furono numerose le missioni della 46ª Brigata Aerea, che a più riprese, e sotto la cornice di sicurezza degli incursori del 9° Col Moschin, evacuò dal paese circa 300 persone.
Alla fine, sotto l'incalzare degli eventi, si dovette abbandonare anche l'Ambasciata protetta fino ad allora da pochi, ma coraggiosi, carabinieri paracadutisti del Tuscania.
Il 12 gennaio 1991, l'ultimo C-130 riempito frettolosamente alla meno peggio di connazionali, chi in piedi, chi seduto, ma tutti, finalmente, al sicuro, lascia Mogadiscio.
E' un arrivederci. Ci vediamo tra due anni.
1992, il mondo si sveglia, scatta l'operazione UNOSOM
Con la risoluzione n. 733 del gennaio 1992 il Consiglio di Sicurezza chiede a tutti gli Stati membri di instaurare l’embargo sull’entrata delle armi e del materiale bellico in Somalia.
Finalmente il traffico di morte subisce un rallentamento, ma il provvedimento non è sufficiente, da solo, a far cessare i combattimenti.
Nel marzo, un’altra risoluzione, la n. 746 sollecita al Segretario Generale dell’ONU, in tempi brevi, un dettagliato rapporto sulla situazione raccomandando, nel frattempo, l’incremento dell’attività di soccorso umanitario al popolo somalo. I vecchi ed i bambini, che rappresentano la componente più vulnerabile della popolazione, sono falcidiati dalle violenze di una guerra che non accenna a placarsi.
Nell'aprile 1992, con la risoluzione n. 751, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza l'operazione UNOSOM I (United Nations Operation in Somalia) definendone i contorni con la risoluzione n. 767 del luglio successivo. Si parla, nelle televisioni e sui giornali di tutto il mondo, di decine di migliaia di morti per fame e per malattie.
E' ora di fare qualcosa di concreto per arrestare i massacri e, nell'agosto 1992, con la risoluzione n. 775, il mandato viene allargato e le forze aumentate. In particolare, il loro compito consiste nel:
- Sorvegliare il cessate il fuoco in mogadiscio
- Garantire la protezione e la sicurezza al personale, equipaggiamento e rifornimenti
- Scortare i convogli umanitari forze da impiegare
- 50 osservatori militari
- 3500 uomini addetti alla sicurezza
- 719 uomini addetti al supporto logistico
- 200 componenti lo staff civile nazioni partecipanti
Le forze sono fornite da ben 16 diverse Nazioni contribuenti:
Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Canada, Cecoslovacchia, Egitto, Figi, Finlandia, Indonesia, Giordania, Marocco, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan e Zimbabwe
Il 3 dicembre, con la risoluzione n. 794, il Consiglio di sicurezza autorizza un'azione militare in tutta la Somalia, affidandola ad un gruppo di Stati Membri.
Data la gravità della situazione, la Unified Task Force (UNITAF), organizzata e comandata dagli Stati Uniti, è autorizzata ad usare tutti i “mezzi necessari" atti a determinare condizioni di sicurezza per le operazioni di assistenza umanitaria in Somalia. A UNOSOM resta la responsabilità della supervisione circa gli aspetti politici della missione e quella del coordinamento dell'assistenza umanitaria. La denominazione per il contingente italiano sarà operazione IBIS.
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