Storicamente la canzone ha avuto sempre un ruolo importante nei reparti militari.
Le specialità più blasonate hanno le loro canzoni. Le nostre, diciamolo anche con un filo di orgoglio, sono le più belle. Infatti ce le copiano e ce la cantano un pò ovunque.
Alcune sono nate negli anni, altre invece hanno antiche radici, risalgono agli albori del Paracadutismo militare Italiano, come “PARACADUTISTA TU”, prima canzone ufficiale dei Paracadutisti cantata a Tarquinia nella Regia Scuola dal 1940, o “CON LA MORTE A PARO A PARO”, composta su musica del maestro Pettinato nel 1941. Il titolo e’ ripreso da un verso de “Canzone del Quarnaro” di D’annunzio
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Musiche
Playlist
Testi
Col pugnal fra i denti e bombe a mano
Irruenti e pronti a tutto osar
Pronti al lancio rombano i motor
Non tremar se fischia la mitraglia
Ma lotta con fiducia e con ardor
Di un figlio ardito di terra in ciel
Egli combatte sotto la bandiera
Con fede grande per l’Italia bella
Che il figlio tuo ritornerà
E non perisce sul campo di battaglia, no!
Ma vive eternamente in ogni cuor!
Col pugnal fra i denti e bombe a mano
Dal cielo scendiamo in battaglia
Irruenti e pronti a tutto osar
Pronti al lancio rombano i motor
Non tremar se fischia la mitraglia
Ma lotta con fiducia e con ardor
Di un figlio ardito di terra in ciel
Egli combatte sotto la bandiera
Con fede grande per l’Italia bella
Che il figlio tuo ritornerà
E non perisce sul campo di battaglia, no!
Ma vive eternamente in ogni cuor!
Mamma non piangere, c’è l’avanzata,
tuo figlio è forte, su in alto il cuor!
Asciuga il pianto, mia fidanzata,
ché nell’assalto si vince o si muor.
L’Ardito è bello l’Ardito è forte,
ama le donne e beve il buon vin,
per le sue fiamme, color di morte,
trema il nemico quando è vicin!
Avanti Ardito, le fiamme nere,
son come simbolo delle tue schiere,
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal tra i denti e bombe a mano.
Fiamme nere avanguardia di morte,
siam vessillo di lotta e d’onor,
siam l’orgoglio mutato in coorte,
per difendere d’Italia l’onor!
Avanti Ardito, le fiamme nere,
son come simbolo delle tue schiere,
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal tra i denti e bombe a mano.
Quante volte fra tenebre folte
nella notte estraemmo il pugnal,
fra trincee e difese sconvolte
dalla mischia cruenta fatal!
Avanti Ardito, le fiamme nere,
son come simbolo delle tue schiere,
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal tra i denti e bombe a mano.
Mamma non piangere, se c’è l’avanzata
tuo figlio è forte, paura non ha
asciuga il pianto della fidanzata,
che nell’assalto si vince o si muor!
Avanti Ardito, le fiamme nere,
son come simbolo delle tue schiere,
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal tra i denti e bombe a mano.
Una stella ci guarda, la sorte;
e ci avvincon tre fiamme d’amor,
tre parole di fede e di morte:
il pugnal, la bomba ed il cor.
Avanti Ardito, le fiamme nere,
son come simbolo delle tue schiere,
scavalca i monti, divora il piano,
pugnal tra i denti e bombe a mano.
Bagnando il basco in una pozza di sangue
si fece il simbolo di tutti noi parà
il sacrificio dei nostri caduti
fu sempre lotta a viltà e disonor,
il vento di morte, il freddo terror
quando ci sfida è allor che splende nel cuor
il nostro coraggio, il nostro valor
noi siam parà in lotta per la civilità.
All’apparire del tuo fiore in volo
il ciel si oscura e si inizia a lottar
siam volontari siam le truppe scelte
noi siam votati a sapere di morir.
Allor sappiam che andremo a morir
tra indifferenza e senza un pianto per noi
non conosciamo paura o timor,
ma morirem con rabbia in cuor per l’onor.
Il vento di morte, il freddo terror
quando ci splende è allor che splende nel cuor
il nostro coraggio il nostro valor
noi siam parà in lotta per la civilità.
Cantiamo in cor una canzon, del guerriero parà
lo spirito in fiore ci esorta a lottar.
Per te nostra amata Italia,
vermiglio sangue verserem,
vicino è il momento in cui barbarie lotterem.
Basco rosso avanguardia di gloria,
alla morte ridiam così:ah ah ah!
Mostrare vogliamo al mondo
che nelle rovine in piedi sarem!
La morte ormai paur non fa,và a letto col parà;
col sol che splende nel cuor,l’onor difenderà.
Paraca nostro camerata,nel cielo sei andato a morir,
sul volto avevi un sorriso,in eterno vivrai con noi.
Basco rosso avanguardia di gloria,
alla morte ridiam così:ah ah ah!
Mostrare vogliamo al mondo
che nelle rovine in piedi sarem!
In faccia al mondo noi gridiam:Onore e Fedeltà.
E siamo fieri di esser qui, puri e duri a morir.
Siam volontari paracadutisti
veniamo da ogni region,
lottando da Oslo a Corfù,
faremo l’Europa nazion!
Composta dal Maggiore su musica del maestro Pettinato nel 1941. Il titolo e’ ripreso da un verso di “Canzone del Quarnaro” di D’annunzio.
Quanto più aspra in guerra
infuria la battaglia
quanto più forte crepita
sul fronte la mitraglia;
se segna il passo il fante,
se sostano i carristi,
ci mandano a chiamare: chi ?
Noi, paracadutisti !
Siam cento, cento e cento,
tutti forti, arditi e sani,
un po’ pazzi, un po’ poeti,
ma il fior fior degli Italiani.
Veniamo da lontano
per vie arcane e belle
volando nella notte,
ci guidano le stelle.
Nell’alba colorata
di luci lievi e tristi,
scendiamo giù dal cielo: chi ?
Noi, paracadutisti !
C’è a chi piace far l’amore,
a chi piace far denaro,
a noi piace far la guerra
con la morte a paro paro.
Giungiamo da lontano
qual folgore dall’alto
spazzando ogni difesa,
nell’ebrezza dell’assalto;
apriam la strada al fante,
il valico ai carristi,
diam ali alla vittoria: chi ?
Noi, paracadutisti !
Siam cento, cento e cento,
tutti forti, arditi e sani,
un po’ pazzi, un po’ poeti,
ma il fior fior degli Italiani
A chi cade combattendo
Dio concede in sorte bella
di volare lieve lieve
tra una nuvola ed una stella.
In quell’angolo di cielo
riservato a tutti noi,
dove vivono in eterno
Santi, Martiri ed Eroi.
Figli di nessuno
tra le rocce noi marciam
ci disprezza ognuno
perchè laceri noi siam
ma se ce n’è uno
che ci sappia comandar e dominar
figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar.
Siamo nati chissà dove chissà quando
allevati nella pura carità
senza padre, senza madre, senza inganno
noi viviamo come uccelli in libertà.
Figli di nessuno,
tra le rocce noi viviam
ci disprezza ognuno,
perchè laceri noi siam
ma se ce n’è uno
che ci sappia comandar e dominar
figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar
Figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar
L’aviazione nostra sorella
Dopo di noi è la più bella,
e gira gira l’elica romba il motor
siam paracadutisti o si apre o si muor.
Il paracadute è seta pura
Ma se non si apre è fregatura,
e gira gira l’elica romba il motor
siam paracadutisti o si vince o si muor.
Il paracadute è seta fina
ma se non s’apre è na’ rovina,
e gira gira l’elica romba il motor
siam paracadutisti o si apre o si muor.
Se la capovolta non sai fare
un’ingessatura puoi farti fare
e gira gira l’elica romba il motor,
siam paracadutisti o si vince o si muor.
Cuori d’acciaio all’erta
il cielo è una pedana,
tra poco nell’offerta
noi piomberemo giù,
pugnali e bombe a mano,
viatico di morte,
e l’ansia della sorte
non sentiremo più !
Aggancia la fune di vincolo,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin !
Come folgore dal cielo !
canta il motto della gloria.
Come nembo di tempesta !
precediamo la vittoria.
Un urlo di sirena: fuori…fuori !
E giù nell’infinito
sul nemico più agguerrito
per distruggere o morir.
Per distruggere o morir.
L’occhio nemico scruta:
son nuvole che vanno,
ma poi che il vento muta
li vedi già son qui.
E gli angeli di guerra,
pugnale in mezzo ai denti,
in uno contro venti
si battono così !
Sganciato ogni corpo dai vincoli,
racchiusi in un quadrato fermissimo,
il piombo nemico si sgretola:
nessuno di noi cederà !
Come folgore dal cielo !
canta il motto della gloria.
Come nembo di tempesta !
precediamo la vittoria.
Un urlo di sirena: fuori…fuori !
E giù nell’infinito
sul nemico più agguerrito
per distruggere o morir.
Per distruggere o morir.
Passa pei cieli un canto,
è un canto di vittoria,
i figli della gloria
in alto vanno ancor.
E pronti alla battaglia,
col cuore sempre all’erta,
ripeteran l’offerta
con rinnovato ardor !
Aggancia la fune di vincolo,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin.
Sono morto nel Katanga,
venivo da Lucera,
avevo sol vent’anni
e la camicia nera.
Di me la gente dice
che sono un mercenario
soltanto per bottino
soltanto per denaro.
Ma adesso che son steso
guardate nel mio sacco,
ci troverete un mitra
e un’oncia di tabacco.
Invano cercherete
soldi nel tascapane,
li ho spesi proprio tutti
insieme alle puttane.
Amavo una ragazza
di razza Congolese
ma l’ho perduta ai dadi
con Jimmi l’Irlandese.
Se io fossi rimasto a casa
là nella mia Lucera
avrei la moglie grassa,
i figli e la pancera.
Avrei la moglie grassa
le rate, la seicento,
mutua, televisione
panciotto, doppiomento.
Invece sono andato
in giro per il mondo
adesso sto crepando
quaggiù nel basso Congo.
La mia pelle brucia
in questo letamaio,
ma l’ONU se ne frega
perchè son mercenario.
I fuochi sono spenti
ormai scende la notte,
addio verdi colline,
addio dolci mignotte.
Addio dolci bambine
coi fiori tra i capelli,
ragazze senza nome
lasciate nei bordelli.
Coi nostri baschi rossi
ho fatto una bandiera,
portatela agli amici
che invecchiano a Lucera.
Viva la morte mia
viva la gioventù
viva la morte mia
viva la gioventù.
Oh 5º Battaglione il più bello sei tu.
Di tutta la Brigata la meglio gioventù.
Qualcuno arriccia il naso
vorrebbe biasimar,
ma noi non si fa caso
si tira a camminar!
E con in testa il nostro Comandante
noi seguiremo lungo il suo cammin.
Se la mitraglia ha il fuoco fulminante
siam tutti pronti a vincere o morir!
A noi la morte non ci fa paura…NO!
Ci si fidanza e ci si fa l’amor
se ci avvince e ci porta al cimitero
si accende un cero e non se ne parla più.
Vogliam morire insieme crocefissi
per riscattare tutta la viltà
se ci restasse di vita un sol minuto
noi lo vivremo per un’eternità.
Prima canzone ufficiale dei Paracadutisti. Cantata nella Regia Scuola di Paracadutismo a Tarquinia dal 1940.
Siam nuove fiamme di un novello ardor
temprato è il braccio e più temprato è il cuor
siam pronti a osar siam pronti ad obbedir
come siam pronti a vincere o a morir.
Col nostro petto e col nostro cervel
uniamo insiem la terra con il ciel
bianche farfalle scendono a ploton
unite tutte al rombo del cannon.
Paracadutista tu
che scendi da lassù
sopra l’inferno
tu conquisti ciò che vuoi
a fianco degli eroi
che sono eterni.
Quando scendi giù dal ciel
avvolto nel tuo vel
la vittoria ti sorride già
ma se ti tronca la mitraglia
dalla battaglia
in ciel ritornerai lassù
ma se ti tronca la mitraglia
dalla battaglia
in ciel ritornerai lassù.
Se tu credi nel destin
se tu credi nel doman
il tuo cuor non può esitar
vien con noi a saltar
sulla pista rulla il “G”
alla porta via si và.
Noi marciam
che ci importa del doman
la tua vita tu dovrai cercar
perciò non esitare
vien con noi parà.
Per far parte di un elite
per far parte dei migliori
la tua pelle rischierai
sarai fiero di esser qua
l’avventura del tuo vol
la tua sete spegnerà.
Noi marciam
che ci importa del doman
la tua vita tu dovrai cercar
perciò non esitare
vien con noi parà.
Per la gente senza nom
per canaglia senza onor
un inferno giungerà
lotteremo noi parà
con la fronte alta nel sol
ci innalziamo vincitor.
Sui monti sui mar
per le strade e nel ciel
lanciamo in alto la sfida ideal.
Lungo sarà il cammino
ma con speranza e con ardor
lanciamo i nostri cuori
nella battaglia ancor.
La pioggia ci bagna
Ci arde alto il sol.
D’inverno il gelo
Ci morde aspro il cuor.
Ma saldi nel periglio
Vitam pro patria exponimus
E la divisa nostra è insegna del valor.
In aspri cimenti
Le forze noi tempriam.
Fra i rischi mortali
La nostra via seguiam.
In faccia al mondo vile
Splende la sfida del valor
Avanti o Paraca
Avanti, avanti ancor.
Ti ricordi la sera dei baci,
che mi davi stringendomi al sen;
mi dicevi sei bella, mi piaci,
tu, stasera sei fatta per me.
Mi dicesti che a Pasqua tornavi,
ma il destino non volle così,
bel paraca che avevi vent’anni
lassù nel cielo sei andato a morir.
Come un angelo dall’ali spezzate,
sei caduto sul campo di guerra
se col tuo sangue bagnasti la terra
all’Italia donsti il tuo cuor.
Sopra il basco che noi portiamo,
c’è un fregio che regna sovrano;
noi lo portiamo con fede ed orgoglio
viva l’Italia ed il suo bel tricolor.
Bimbe belle che fate all’amore
non piangete non state a soffrir
non c’è al mondo più grande dolore
che vedere un paraca morir.
C’è chi piange chi getta un fiore
chi in silenzio continua a soffrir
non c’è al mondo più grande dolore
che vedere un paraca morir.
Mamme care che a casa aspettate
non piangete pei vostri figlioli
lassù nel cielo non sono mai soli
c’è tutta l’Italia che intorno gli stà.
Ali, pugnale e bianca calotta
è il nostro stemma, fra tutti il più bel…
esso ci guida e ci sprona alla lotta
viva l’Italia e gli arditi del ciel !
O’ paracadutista il più bello sei tu
di tutta la repubblica la meglio gioventù
qualcuno arriccia il naso, vorrebbe biasimar
ma noi non si fa caso e si tira a camminar
e con in testa il nostro comandante
lo seguiremo ovunque il suo cammin
se la mitraglia ha il fuoco fulminante
siam sempre pronti a vincere o morir.
A noi la morte non ci fa paura
ci si fidanza e ci si fa l’amor
se poi c’avvince ci porta al cimitero
s’accende un cero e non se ne parla più.
Ma me ne fregherò
della morte e dell’amor
ma me ne fregherò
ho vent’anni dentro al cuor.
Quando dalle nubi mi dovrò lanciar
col paracadute sulle spalle