Laddove è più dura la lotta e maggiore il rischio, il Comando Supremo invia i soldati di più sicuro affidamento:
i Paracadutisti
Gli anni'80: si comincia con il Libano
La "prima volta" fu il Libano, nel 1982, con la missione Italcon Libano 2, dove rimase schierato un battaglione organico per ben diciotto mesii.

Si avvicendarono il 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti Tuscania, il 2° Battaglione Tarquinia e il 5° Battaglione El Alamein nel seguente modo:
- Settembre 1982 - Marzo 1983, 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti Tuscania
- Marzo 1983 - Luglio 1983, 2° Battaglione Paracadutisti Tarquinia
- Luglio 1983 - Novembre 1983, 5° Battaglione Paracadutisti El Alamein
- Novembre 1983 - Febbraìo 1984, 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti Tuscania
Compito principale del battaglione è il presidio di uno dei sottosettori nei quali la zona di pertinenza italiana a Berut era stata suddivisa, un'area particolarmente delicata, densamente popolata per la maggior parte da musulmani sciiti e nel cui ambito si trovava il campo profughi di Bori el Barajne, che ospitava migliaia di palestinesi.
L'ordine di rimpatrio giunge il 16 febbraio: ordinatamente furono abbandonate le posizioni tenute per diciotto mesi, e transitando per una Beirut semidistrutta. Si chiudeva così la missione "Libano due", nel corso della quale i nostri soldati, messi a confronto con dei professionisti della guerra quali i Marines americani o i Paras francesi, seppero guadagnarsi stima e ammirazione in campo internazionale.
Lampedusa, niente missione di pace. Siamo a un passo dalla guerra. Ma pronti a tutto.
La primavera del 1986 sarà invece ricordata come piena di tensione e adrenalina alle stelle. Avvisati dai servizi di intelligence di una imminente crisi politica e militare tra Stati Uniti e Libia, il 5° Battaglione Paracadutisti e il 9° Battaglione Col Moschin si recano a Lampedusa e Pantelleria in tempi record.
Una chiamata notturna dell'ufficiale di picchetto nella prima settimana di marzo allerta i Paracadutisti di stanza a Siena: immediatamente una prima colonna della Compagnia Comando e Servizi "Sorci Verdi" si muove in direzione polveriera di Rapolano per prelevare le dotazioni di prima linea, mentre il 5° Battaglione è diretto alla volta dell'Aeroporto di Grosseto dove trova un C-130 ed un G-222 con i motori accesi. Arrivano le munizioni, tutti imbarcati, direzione Trapani, poi occupazione preventiva di isole minori Pantelleria e Lampedusa stante la situazione degenerata con la Libia, addestramenti e protezioni dei punti sensibili. Inizia l'operazione GIRASOLE. Ed è proprio durante questa operazione, in un periodo di sosta per la parte addestrativa, che la notte del 14 aprile 1986 gli USA bombardono Tripoli: un plotone della 15 Cp. "Diavoli Neri" rinforzata da una squadra controcarri ed un'aliquota logistica, guidati dall'allora Tenente Paracadutista Enrico Pollini, riceve l'ordine alle 2 di notte del 15 aprile 1986 di partire in assetto da guerra. I Paracadutisti ricevono, ancora in mutande, armi, munizioni ed equipaggiamento. Volo tattico a bassissima quota su C-130 per evitare la contraaerea Libica, e scortati da caccia F-104. Atterraggio d'assalto su Lampedusa all'alba. I Paracadutisti si schierano, colpo in canna, dito il grilletto. A dar man forte la aquadra di supporto controcarri armato di lanciamissili Milan. Nel primo pomeriggio due boati, la terra trema, gli americani della Base Loran escono di corsa per evacuare. Due missili SS1-Scud sono lanciati su Lampedusa con l'obiettivo di colpire l'nstallazione militare statunitense. Il Ten. Pollini che inizialmente pensa ad un attentato, ma non vede fumo, informa immediatamente la catena di comando. Calma e sangue freddo. Mantenere le posizioni. Siamo Paracadutisti, e nella nostra folle ma romantica e geniale mente, siamo nati per momenti come questi.
La versione ufficiale sostiene, ancora ora oggi, che l'arrivo dei paracadutisti sia avvenuto in seguito al lancio dei missili. FALSO.
Successivamente viene presidiato ogni angolo dell'isola con l'impiego dell'intera Brigata Paracadutisti, con il 2° Battaglione "Tarquinia" e il 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti "Tuscania" in prima linea insieme al 5° Battaglione "El Alamein".
Qualora la situazione fosse degenerata, venne pianificato un contrattacco da svolgere insieme al 1° S-SFOD USA (la famigerata Delta Force). Da parte italiana avrebbe visto gli incursori del 9° Btg. Col Moschin infiltrarsi in Libia con un piccolo nucleo avanzato, seguito da un'aviolancio del 5° Battaglione Paracadutisti. Prevalgono però la linea diplomatica e le operazioni navali. Ma anche in questo caso, senza timore e senza paura, e soprattutto, in tempi record, la Folgore si è dimostrata pronta all'azione di guerra vera e propria.
Qualche anno dopo si ritorna in medio oriente. Questa volta nel Kurdstan Iraqeno con l'operazione Airone.
Gli anni '90, intensi e senza sosta. La Folgore subito nel Kurdistan Iraqeno.
E' il 1991 e siamo in piena guerra del Golfo.
Nel mese di aprile prende l'avvio la partecipazione italiana alla missione Airone con il lancio di generi di conforto, operazioni effettuate dall'Aeronautica Militare e gli Aviorifornitori della Bigata Paracadutisti Folgore.
Il 16 maggio tutto il contingente è pienamente operativo nelle sue componenti: la Folgore schiera quasi 1.000 uomini, tra incursori del Col Moschin, Carabinieri Paracadutisti del Tuscania e Paracadutisti del 2° e 5° Battaglione.
I paracadutisti hanno montato 646 tende per i profughi, il reparto di sanità ha effettuato uno screening sanitario su 4 700 profughi e prestato cure mediche a 600 individui.
Ad AIRONE viene assegnato un settore di responsabilità per la sicurezza nel quale incursori, carabinieri paracadutisti e paracadutisti per tre mesi disimpegneranno i compiti assegnati dall' ONU con elevata capacità e competenza garantendo con pattugliamenti, posti di blocco e cinturazioni il controllo di un territorio ampio fino a 1.400 km e tutto il tratto rotabile Zakho-Kirkuk-Baghdad.
La Brigata è impiegata in difficili condizioni ambientali, a migliaia di chilometri di distanza dalla Madre Patria, ed in un primo tempo organizzano campi di accoglienza e forniscono aiuto e sicurezza alle popolazioni in fuga dalla guerra mentre in seguito vengono schierate di fronte alle forze irachene, spinte a Nord dalla pressione degli alleati.
I nostri paracadutisti evidenziano, per unanime ed internazionale riconoscimento, una grande professionalità ed un enorme spirito di sacrificio: a tutti i militari italiani partecipanti alla missione AIRONE sarà conferita la croce commemorativa dal Ministero della Difesa, l'attestato di Benemerenza dello Stato Maggiore dell'esercito a firma del Generale Goffredo Canino, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e il Certificate of Appreciation, a firma del generale John Shalikashvili e del Generale Mario Buscemi.
Si riuscì a garantire una cintura che creò quella cornice di sicurezza determinante per il rientro dei profughi.
Vespri Siciliani: Paracadutisti per l'Italia, in Italia
Neanche il tempo di rientrare, riprendere l'attività addestrativa e si è schierati in Sicilia nell'operazione Vespri Siciliani.
E' il 25 luglio 1992. 300 Paracadutisti della Brigata Folgore atterrano alle 16.00 all'aeroporto di Punta Raisi, a Palermo, con armi e bagagli. Altri arriveranno in serata.
Non è una gita o un viaggio premio, è un'operazioni militare, con dei Paracadutisti militari equipaggianti e con armi da guerra, in terra Italiana.
Poche ore dopo i principali punti-chiave della città sono sotto il controllo dei baschi amaranto, inizia ufficialmente l'operazione Vespri Siciliani. E' la risposta dello stato colpito duramente dalle morti dei due celebri magistrati, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
1.000 sono i Paracadutisti della Brigata Folgore schierati nella città di Palermo.
Cinturazioni, appostamenti notturni, posti di controllo mobili, vigilanza a personalità di spicco, cooperazione costante con le forze dell’ordine sono garantite dal sacrificio dei Paracadutisti sottoposti a turni gravosi e continui, dimostrando un non comune senso del dovere che sarà applaudito da un'intera nazione.
Dicembre 1992: scatta l'operazione "IBIS"
Siamo al 3 dicembre 1992. I reggimenti sono ancora in Sicilia. Sarà necessario un avvicendamento "forzato": la Folgore è attesa ad un appuntamento che non può mancare. Non si tratto di una "normale" missione di pace. Ma dell'operazione IBIS in Somalia. L'ONU ha emesso la risoluzione numero 794 e l'Italia dovrà fornire insieme agli Stati Uniti il più numeroso contingente militare.
La Folgore ha il comando del contingente Italiano, ed è abilitata, unica insieme agli USA, al capitolo VII dello statuto dell'ONU: quello che autorizza l'uso delle armi. Vengono schierati tutti i reparti, 183° Reggimento Nembo, 186° e 187° Folgore, 185° Artiglieria, 1° Battaglione Tuscania, 9° Col Moschin e Reparti Logistici.
Una spiegamento di forze senza precedenti. L'italia non può sbagliare: e la Folgore, anche se colpita dritta al cuore neglio scontri del 2 luglio 1993, ne esce tenendo alto l'onore militare Italiano.
Per la Somalia approfondimenti a questo link.
Nella metà degli anni '90 vi sono diversi interventi in zona di guerra del Col Moschin, prima in Yemen, poi in Ruanda. Interventi necessari ad esfiltrare il personale italiano rimasto in quelle nazioni martoriate dalla guerra.
Operazione "Ippocampo": un impegno speciale per forze speciali
In Ruanda, nell'operazione Ippocampo, gli incursori del Col Moschin parteciperanno ad una delle operazioni più rischiose e difficili di sempre.
Il 10 maggio, dopo essere atterrati prima a Nairobi e successivamente a Kigali, gli incursori italiani, mentre sbarcavano dal C-130, si troveranno sotto attacco di colpi di mortaio sulla pista dell'aeroporto. Il velivolo militare si allontanerà rapidamente dalla pista, abbandonando le forze italiane sul territorio del Ruanda.
In quel momento, trovandosi isolati e senza possibilità di ottenere mezzi di trasporto militari (nonostante le richieste fatte anche ad altri contingenti), il distaccamento di forze speciali optò per requisire veicoli civili all'aeroporto.
Dopo averli modificati per soddisfare le loro necessità, rimuovendo le portiere, si dirissero verso le zone dove erano ancora presenti civili da salvare muovendosi in un contesto tragico, fra sparatorie frequenti in ogni angolo delle strade e colpi di mortai.
Nel giro di una settimana, grazie a numerose missioni a Kigali, la capitale del Ruanda, gli incursori completarono con successo l'evacuazione di tutti gli italiani, un'impresa resa possibile dal valore e dalla preparazione della 46ª Brigata Aerea: durante il decollo dell'ultimo C-130, carico oltre ogni previsione, si verificò un pesante attacco di mitragliatrici antiaeree sovietiche ZU-23. Secondo il Gen. Incursore Roberto Vannacci, all'epoca Comandante del dispositivo dell'operazione in Ruanda, rappresenta una delle più difficili operazioni, se non la più difficile, cui abbia preso parte il 9° Reggimento.
Una missione che costerà la vita all'incursore Serg. Magg. Marco Di Sarra, ammalatosi di malaria proprio in Ruanda, e che perderà la vita a causa della malattia poco dopo il rientro in Italia.
Inizia l'era dei Balcani
La crisi dei Balcani vedrà nuovamente schierati i reggimenti Paracadutisti "convenzionali": nel 1996 il 187° Reggimento è in Bosnia per l'operazione SFOR, neanche il tempo di rientrare a marzo 1997, che il mese sucessivo partecipa alla missione Alba (con aliquote del 183° e 186°).
E' la prima forma di intervento multinazionale guidato dall'Italia.
E' un operazione che ufficialmente serve a consentirela distribuzione di aiuti umanitari, ma in realtà per impedire la guerra civile consentendo di avviare a soluzione la crisi politica albanese.
Due anni dopo, da Aprile ad Ottobre 1999, Il Generale Paracadutista Pierluigi Torelli, comanderà la Brigata Multinazionale Nord in Bosnia nell'operazione Constant Forge schierando il 187° e il 186 Reggimento nell'operazione Constant Forge.
L'area Balcanica continuerà con la missoine per il decennio successivo fino a tutto il 2004.
Il 9 luglio 2004 la Risoluzione 1551 delle NU autorizzava la prosecuzione di SFOR per ulteriori sei mesi ed accogliendo la decisione della NATO di concludere SFOR entro la fine del 2004. Toccherà all’UE avviare in Bosnia, da dicembre 2004, una missione comprensiva anche di una componente militare.
Una puntatina nel sudest asiatico: operazione "Interfet"
Nello stesso periodo in cui il 186° è ancora in Bosnia, da Settembre 1999 fino a gennaio del 2000, i Paracadutisti del 187° saranno schierati nella lontanissima Timor Est insieme ai Paracadutisti del Tuscania e agli incursori del Col Moschin.
Situata nell'estremo sudest asiatico, e raggiungibile dopo più di 24 ore (!) di volo di linea, Timer Est è per gli Italiani la meta dell'operazione Interfet, resa necessaria dopo le azioni violente di gruppi non favorevoli all'indipendenza di Timor Est dall'Indonesia.
Tali violenze spinsero quindi l'ONU, attraverso la risoluzione n. 1264 del 15 settembre 1999, ad autorizzare la costituzione di una forza multinazionale guidata dall'Australia.
Al gruppo tattico della Folgore un compito importate, quello di pattugliare e garantire sicurezza alla popolazione nelle zone più ardue e difficile da raggiungere per via della fitta vegetazione.
Muovendosi con mezzi VM e motociclette Cagiva, i Paracadutisti italiani riuscirono, come loro consuetudine, ad assolvere egregiamente i compiti assegnati.
Quella a Timor Est verrà inoltre ricordata come la missione più lontana ove è stato impiegato un reparto Italiano.
Nuovo millennio: si torna nei Balcani
Il nuovo millennio comincia con il ritorno nei Balcani. a giugno del 2000 l'intero 186° Reggimento verrà schierato in Albania. Sembra una "semplice e noiosa" missione, ma in realtà i Paracadutisti hanno un compito importante: quello di riorganizzare il rinato Esercito Albanese.
Nella base di URE vengono addestrati i soldati albanesi, e vengono inoltre eseguite operazioni di ricognizione a lungo raggio nelle zone difficile da raggiungere. Un lavoro in passato esclusiva della forze speciali.
Il compito di queste "missioni nella missione" era di ricognire nuovi itinerari valutandone la percorribilità e fotografare segretamente, nei limiti del possibile, lo stato delle caserme militari per valutarne il grado di ricostruzione.
Fare le cose in maniera eccellente è un abitudine per la Folgore, un dovere. Ma c'è chi rimane ancora stupito: il Generale Amilcare Casalotto, comandante dela Brigata Multinazionale Ovest, rimarrà talmente colpito dal lavoro dei Paracadutisti che rifonderà la propria scorta personale: da agosto 2000 si occuperanno della sua sicurezza non più i Carabineri, ma i Fucilieri Paracadutisti del 5° Battaglione El Alamein inquadrato nel 186° Reggimento.
Per questi dieci ragazzi del Tenente Colonnello Paracadutista Massimo Mingiardi la missione proseguirà per altri 6 mesi rispetto ai quattro del Reggimento.
Continua il ciclo d'impiego nei Balcani dove il 185° Reggimento sarà più volte schierato anche a supporto di unità esterne alla Brigata.
G8 di genova 2001: un importantissimo appuntamento sul territorio Italiano
L'estate del 2001 è invece quella del G8, meeting internazionale dei più importanti Capi di Stato della terra.
La FOLGORE è schierata nella zona rossa dell'aeroporto di Genova. I Paracadutisti dei tre reggimenti di manovra (183°, 186 e 187°), per tre giorni, svolgono la funzione di Agenti di Pubblica Sicurezza al'interno dell'aeroporto di Genova.
Controllano, fermono e perquisiscono chiunque entra o si muove all'interno dell'aeroporto. Sorvegliano gli hangar e i punti sensibili con regole d'ingaggio poco rassicuranti per eventuali soggetti in vena di fare gli eroi: fuoco incondizionato a chi vuole entrare nell'aeroporto senza autorizzazione o chi solo si avvicina alla recinzione anche esterna.
Il Col Moschin e il 185° RAO osserveranno armati di carabine e visuri diurni e notturni tutto ciò che si muove nei dintorni dello stesso aeroporto.
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante l'imbarco sul suo aereo a fine evento, farà un fuori programma: scenderà dall'auto e stringerà la mano a una decina di Paracadutisti complimentandosi con loro.
Ai Paracadutisti, il giorno 20 luglio un compito importantissimo: sorvegliare il perimetro del Air Force One del Presidente Americano George W. Bush.
11 settembre 2001: cambia il mondo. La Folgore è pronta.
Passato il G8 e l'estate del 2001 arriverà l'evento che ha sconvolto il mondo intero: l'attacco alle torri gemelle l'11 settembre del 2001 negli Stati Uniti.
Da quel giorno, la Brigata Paracadutisti, con tutti i suoi reggimenti, vedrà un ciclo d'impiego praticamente senza soste. Gli incursori del Col Moschin saranno i primi Italiani ad arrivare in Afghanistan a dicembre del 2001. Per lunghi mesi svolgeranno esclusivamente compiti di infiltrazione in special recoinessance e pattuglie di ricognizione a lungo raggio dando e ricevendo supporto ai SAS Britannici e alla Delta Force statunitense.
I Reggimenti di arma base continueranno ad essere schierati in Kosovo, nuova meta dei terroristi islamici per sfuggire ai mandati internazionali di catturo. Il Kosovo essendo un area instabile era, ed è tutt'ora un'area frequentata da personaggi in cerca di anonimato.
Proprio in una di queste missioni, nel gennaio del 2002, un'operazione condotta dal Maggiore Paracadutista Aldo Zizzo con i Paracadutisti del Quinto Battaglione El Alamein vedrà in Kosovo la cattura di pericolosi latitanti ricercati dagli americani per l'attentato alla nave USA nello Yemen qualche anno prima.
E' un'operazione condotta con un efficienza operativa magistrale. Gli americani che verranno a prendersi i ricercatii presso la Task Force Falco di Djacovica, sede in Kosovo nel 2001-2002 del 186° Reggimento, rimarranno sbigottiti e piacevolmente sorpresi, applaudendo, per l'ennesima volta, quando fatto dai Paracadutisti Italiani.
Iraq ed Afghanistan: due territori insidiosi
Negli anni successivi, 9° Reggimento Col Moschin e 185° (che nel frattempo cambia denominazione e viene inquadrato nelle forze per operazioni speciali) concentreranno i loro sforzi in medio oriente, principalmente tra Afghanistan e Iraq. E proprio in Iraq, durante l'operazione Antica Babilonia, questi due reparti verranno coinvolti in diversi conflitti.
Ad aprile del 2004 un distaccamento del Col Moschin, alle porte di Nassirya, rimane vittima di un imboscata ad L.
Un pò fortuna, ed un altissima capacità al combattimento negli spazi stretti permette agli incursori di salvare la pelle e neutralizzari tutti i miliziani (una decina circa).
Il Col Moschin svolgerà in Iraq operazioni speciali di altissimo livello, oltre a scorte a personaggi importanti, politici in particolare.
E' il medio oriente lo scenario più impegnativo, ma c'è ancora gloria per la Folgore nei Balcani: a marzo 2004, il 186° Reggimento, nell'ennesima missione in Kosovo (la terza in tre anni!) denominata Determined Effort, sarà di fondamentale aiuto alla popolazione di etnia serba.
Il reparto sarà costretto ad intervenire a difesa dei monasteri e a protezione dei villaggi durante i disordini del 17 e 18 marzo. I Paracadutisti, per nulla intimoriti dall'atteggiamento violento dei rivoltosi, saranno costretti a rispondere con le armi ai ripetuti assalti.
Per i fasti di quei giorni, la bandiera del reggimento viene nuovamente decorata, come successo in Somalia, a medaglia d'argento.
Nello stesso anno il 187° Reggimento, sarà schierato in Afghanistan nell'operazione Nibbio 2. Il reggimento di Livorno svolgerà operazioni di prim'ordine. I Paracadutisti, schierati a Khowst, hanno il compito di neutralizzare e distruggere le sacche di terrorismo ancora presenti in Afghanistan, le possibili basi logistiche ed i centri di reclutamento. Il reparto svolgerà in maniera esemplare tutti i compiti ad esso assegnati ricevendo il plauso di tutta le forze internazionale coinvolte in Enduring Freedom.
Come detto, ciclo operato intenso... nell'estate del 2005, il 183° Reggimento Paracadutisti Nembo sarà schierato in Sudan nell'operazione Nilo.
Compito dei Paracadutisti di Pistoia, inquadrati nella Task Force Leone, è quello di far rispettare il trattato di pace firmato il 9 gennaio dal presidente sudanese Omar el Bashir e da John Garang, comandante del maggiore movimento indipendentista, l'Esercito popolare di liberazione del Sudan, Spla, con il quale si è conclusa la guerra per il controllo delle regioni meridionali del paese durata vent'anni.
Un compito non facile, anche perchè si è in un'operazione di peacekeeping comandata dall'ONU, con regole di ingaggio ben precise, ma che presenterà situazioni operative delicate e difficili in un clima di guerra. Ma proprio questa difficoltà sarà un motivo in più per i Paracadutisti: il lavoro svolto della Task Force Leone sarà un successo straordinario e l'operato Italiano verrà applaudito dalla stessa ONU.
Nasce la Task Force 45
Nel giugno del 2006 nasce la leggendaria Task Force 45, il più grande dispiegamento di forze speciali mai messo in campo dall’Italia dal dopoguerra.
A luglio dello stesso anno opera già nelle montagne Afgane partecipando alla famigerata operazione "Medusa".
Inizialmente è composta da incursori del 9° Reggimento d'Assalto "Col Moschin" e del GOI, Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare (COMSUBIN).
Successivamente ampierà il suo organico con le unità del bacio fos dell'Esercito Italiano ed altre unità di forze speciali di tutte le forze armate.
Primo comandante sarà il Ten. Col. Roberto Vannacci.
Si torna in Libano
Si cambia fronte, siamo agli inizio del 2007. Il 186° Reggimento verrà schierato in LIbano. E' una vecchia conoscenza per i Paracadutisti di Siena. Il Libano è stato infatti il primo teatro d'operazione estero per l'Esercito Italiano e i Paracadutisti di questo Reggimento parteciparono per quattro lunghi mesi a quella primissima missione.
Anche se è passato molto tempo la situazione non sembra cambiata: lo scenario è di devastazione totale, le frizioni le stesse di 25 anni prima.
L'operazione Leonte è per i Paracadutisti un compito estramemente difficile: bisogna assicurare che l' area d'operazione libanese per il disarmo degli Hezbollha non sia utilizzata per attività offensive. Intensi pattugliamenti, scorte e protezione di siti sensibili saranno i compiti principali dei baschi amaranto che usciranno, come sempre e per l'ennesima volta, tra gli applausi.
2008, parte l'operazione "Strade Sicure"
Il 2008 sarà invece costellato da un intenso ciclo addestrativo: ad anno nuovo l'intera Brigata Paracadutisti sarà schierata in Afghanistan. C'è comunque il tempo di passare tre messi a Campania per l'operazione Strade sicure.
L'Operazione Strade Sicure, prorogata più volte nel corso degli anni con impiego in svariate parti d'Italia, consistente nell'utilizzo del personale delle forze armate italiane nel contrasto alla criminalità.
Tutt'ora in atto, mette a disposizione il personale delle forze armate italiane ai prefetti di alcune province per la tutela dell'ordine pubblico, contrasto alla microcriminalità ed alla vigilanza a siti e obiettivi ritenuti sensibili, attribuendo a tale personale la qualifica di agente di pubblica sicurezza con l'estensione delle facoltà di cui all'art. 4 della legge 22 maggio 1975, n. 152, nonché di perlustrazione e di pattuglia in concorso e congiuntamente alle forze di polizia al fine di incrementare la deterrenza nei confronti della microcriminalità, e per servizi di vigilanza a siti e obiettivi "sensibili", nonché di effettuare operazioni di controllo del territorio in aree metropolitane o comunque densamente popolate.
La pianificazione e il coordinamento dell'operazione è stata affidata al Comando operativo di vertice interforze (COVI).
2009-2011, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare
L'Afghanistan è un impiego difficile, complesso. Compiti importanti che solo i migliori sanno svolgere correttamente. Sono passati 16 anni dalla Somalia, e nuovamente, come allora, l'intera Brigata si trova schierata sul teatro d'operazione. Parte l'operazione ISAF (per l'esattezza nel 2009 siamo ad ISAF XII).
La costituzione della Brigata, con i tre battaglioni dei reggimenti di manovra schierati in prima linea e l'alto livello di preparazione della truppa, ai massimi storici, darà dei risultati nella lotta ai talebani senza precedenti.
Base El Alamein (Farah), base Tarquinia (Shouz) e base Tobruk (Bala Boluk) rappresenteranno tre punti cruciali che avranno un importanza fondamentale nella riuscita della missione.
I tre Reggimenti, schierati tra Herat, Kabul e Farah infieriranno un duro colpo ai talebani e nei numerosi scontri a fuoco la milizia integralista sarà costretta a moderare fortemente l'ardore combattivo. I reparti del bacion fos (185°) ed fs (9°) compieranno operazioni speciali a tutto campo in sintonia con i tre reparti citati.
Eccellente anche il lavoro dell'8° Reggimento Guastatori Paracadutisti che assicurerà supporto a tutti i reparti con continuità ed efficienza.
Prima l'uccisione del 1° Caporal Maggiore Paracadutista Alessandro Di Lisio, poi l'attacco di Kabul il 17 settembre 2009, saranno le infami viagliaccate di chi non ha il coraggio, per manifesta incapacità combattiva, di affrontare il nemico faccia a faccia.
La Folgore in Afghanistan si è spinta in profondità, ha dato sicurezza e speranza a popolazioni travolte dalla mentalità terrostica.
La Folgore anche questa volta, ferita e colpita al cuore, ha portato a termine la propria missione. Nel 2011 si torna nuovamente in Afghanistan (ISAF XVI) e la musica non cambia: operazione complessa, ma la Folgore ne esce a testa alta, anche se conta caduti e feriti.
2013, si torna in Somalia
La Somalia ha un sapore speciale, chiedere ai Paracadutisti, quelli del 186° in particolare.
Con in testa il generale Paracadutistia Massimo Mingiardi, nominato nuovo comandante della missione Ue per la formazione del personale militare in Somalia (EUTM), si torna nel corno d'Africa 30 anni dopo l'operazione IBIS.
Avviata nella primavera del 2010, la missione EUTM Somalia contrbuisce alla formazione di 3.600 militari somali focalizzandosi in particolare sulla preparazione di ufficiali, specialisti e istruttori e fa parte delle iniziative messe in campo dalla Ue per contribuire alla stabilità del Paese ancora interessato dalla guerra che vede il governo di Mogadiscio affiancato da truppe dell’Unione Africana opporsi alle milizie qaediste shabab.
Alla missione partecipano miliari italiani, per lo più paracadutisti ed incursori, con compiti di istruzione e di protezione degli istruttori, quest’ultimo incarico ricoperto da un plotone del 186° reggimento paracadutisti.
2015, operazione "prima parthica", Kurdistan Iraqeno
Il 187° vola in Iraq, nel Kurdistan iraqeno, vecchia conoscienza dei Paracadutisti per la missione Airone del 1991
Ai Paracadutisti di Livorno, inquadrati nella Task Force “Praesidium” la responsabilità della protezione della diga di Mosul
La Task Force “Praesidium”, nell’ambito dell’Operazione “Inherent Resolve - Prima Parthica”, è l’unità delle Forze Armate italiane preposta alla protezione della diga di Mosul in coordinamento con le forze di sicurezza locali. Oltre ad assicurare la difesa della diga, la Task Force “Praesidium” dovrà garantire la sicurezza del personale militare e civile americano e delle maestranze della ditta italiana TREVI impegnate nei lavori di risanamento dell’infrastruttura. I paracadutisti del 187° e successivamente quelli del 187° parteciperanno più volte negli anni successivi, fino al 2019, all'operazione Prima Parthica
2016, si va in Libia a difesa della missione medica
Con un preavviso di poche settimane a settembre 2016 i Paracadutisti del 186° Reggimento volano in Libia per l'operazione Ippocrate.
Il compito dei Paracadutisti di Siena è più che nobile: proteggere il conteningente Italiano impegnato nella missione medica a Misurata.
Un contingente composto da 65 medici e paramedici, 135 addetti alla logistica, una compagnia organicadi Paracadutisti per la cosiddetta “forza di difesa” del 186° Rgt. Par. Folgore ed un assetto specalistico dell'8° Rgt. Guastatori Paracadutisti. La base dell’operazione è l’ex Accademia Aeronautica libica, dove è giàa presente un nucleo avanzato di incursori del 9° Reggimento che ha preparato la strada all'operazione.
Si chiude il decennio tra Niger e Mali
Il 186° Reggimento, 187° Reggimento, l'8° Reggimento Guastatori Paracadutisti e il Centro Addestramento Paracadutismo saranno in Niger per l'operazione MISIN, tra la fine del decennio e gli anni successivi (dal 2018 al 2021), per una intensa formazione dell'Esercito Nigerino, tra questi due corsi ad elevata connotazione specialistica: il 1° Corso Aviorifornitori e il 4° Corso C-IED Awareness.
In particolare, il 1° Corso Aviorifornitori ha permesso ai paracadutisti nigerini di apprendere le tecniche necessarie per l'approntamento di carichi leggeri di varia natura da aviolanciare a favore delle truppe a terra o in soccorso alla popolazione civile. Il 4° Corso C-IED Awareness ha fornito invece le conoscenze di base per l'attuazione delle procedure per la ricerca e la segnalazione del ritrovamento di ordigni occultati.
I Reparti di manovra invece, 186 ed 187, si occuperanno invece di addestrare i parà nigerini a condurre specifiche azioni tattiche di attacco e difesa nei vari ambienti operativi. Il 187° sarà presente inoltre con una piccola aliquota anche in Mali con compiti di supporto ed assistenza.
2021, Afghanistan addio o arrivederci?
Si torna nuovamente in Afghanistan, ad Herat nel 2021 per l'operazione Resolute Support con il 186° e 187° Rgt.
La nuova missione, a guida Nato "Resolute Support", è incentrata sull’addestramento, consulenza e assistenza in favore delle Forze Armate (Afghan National Security Forces – ANSF) e le Istituzioni afgane. E' quindi, a differenza di ISAF, di tipo "no combat".
Sono stati realizzati diversi corsi, ispirati prevalentemente al principio del train the trainer (formazione degli istruttori), per un totale di circa trecento tra militari e poliziotti formati, su materie quali counter IED, intelligence, map reading e self defence.
Oltre a ciò sono stati organizzati vari incontri (shure) su temi inerenti la sicurezza, la logistica e l’efficienza dei reparti afgani che hanno consentito di migliorare e rendere più credibile ed efficace l’operato delle istituzioni e degli apparati di difesa locali.
Il passaggio da ISAF ad RS non era solo un cambio di denominazione. Doveva essere un punto di arrivo dopo 13 anni di sforzi, culminati nella creazione di uno stato di diritto, istituzioni credibili e trasparenti, e soprattutto delle Forze di Sicurezza autonome e ben equipaggiate, in grado di assumersi autonomamente il compito di garantire la sicurezza del Paese. Purtroppo, la i fatti ci dicono il contrario. Resolute Support termina a giugno 2021.
Ad agosto Afghanistan è di nuovo in mano ai talebani. Parliamo di uno dei più grandi fallimenti nella della politica estera occidentale.
L'afghanistan è stato uno dei più grandi fallimenti nella della politica estera occidentale. Il sacrificio di 3.612 caduti non è servito a salvare il paese dall'estremismo islamico.
2023, Leonte XXIII, nuovamente in Libano
Con l’operazione Leonte XXXIII, la Brigata Paracadutisti Folgore completa il terzo mandato nel Sud del Libano, dall’inizio della Missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, ove ha schierato in pratica tutti i reparti dal 2006 e ce riflette i termini della Risoluzione 1701 e assegna ai Caschi Blu il compito preciso di monitorare la cessazione delle ostilità, assistere le Istituzioni locali nell’esercizio della sovranità, in particolare le Lebanese Armed Forces, e supportare la popolazione civile.
A partire da febbraio 2023, la Folgore ha costituito la spina dorsale di un dispositivo multinazionale strutturato su cinque Task Force, rispettivamente di nazionalità Ganese (Ghanbatt), Malese (Malbatt), Italiana (Italbatt), della Corea del Sud (Rokbatt) e Irlandese, quest’ultima co-alimentata con la Polonia (IrishPolbatt).
La storia continua.