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Norvegia in allerta, parla il Comandante: “massima priorità al rafforzamento militare”

Norvegia in allerta, parla il Comandante: "massima priorità al rafforzamento militare" - brigatafolgore.net

SETERMOEN, Norvegia — Il Maggior Generale Lars S. Lervik è a capo dell’Esercito norvegese dal 2020, con base a Bardufoss, nel nord della Norvegia. A partire dai primi mesi del 2025, la forza è composta da circa 9.000 persone, tra cui soldati, civili e coscritti, poiché la leva obbligatoria riguarda sia uomini che donne.

Norvegia in allerta, parla il Comandante:
Il Generale Lars S. Lervik, capo dell’Esercito norvegese, a destra, saluta il Maggiore Alex Puraty, ufficiale delle operazioni della Marine Rotational Force-Europe (MRF-E), durante l’esercitazione Reindeer II a Setermoen, Norvegia, il 25 novembre 2020 (foto U.S. Marine Corps by Cpl. Jesse Carter-Powell)

Classe 1971, il generale Lervik si è distinto come un convinto sostenitore del sostegno all’Ucraina. L’Esercito norvegese, insieme ad altre forze armate del Paese, ha contribuito all’addestramento di oltre 6.000 soldati ucraini, sia in patria che nel Regno Unito, nell’ambito dell’Operazione Interflex. Prima di assumere l’attuale incarico, Lervik ha comandato la Brigata Nord, la più grande unità dell’Esercito norvegese.

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soldati ucraini in addestramento in Inghilterra durante l’Operazione Interflex, autunno 2022. Foto di Torbjørn Kjosvold.

Il Comandante dell’Esercito norvegese è stato intervistato dal portale Defense News, affrontando temi cruciali come i tempi per rafforzare la postura difensiva della Norvegia, le esigenze urgenti in termini di equipaggiamento, la cooperazione con le altre nazioni artiche e le attività militari russe nella regione. Di seguito il testo tradotto e sintetizzato.

Lei ha sostenuto con convinzione la necessità che la Norvegia investa in modo rapido e significativo nelle proprie capacità difensive. Considerando le sfide attuali che il Paese si trova ad affrontare, quanto velocemente ritiene che questi investimenti dovrebbero concretizzarsi?

Abbiamo davanti a noi una finestra di opportunità – e al tempo stesso la responsabilità – di fare tutto il possibile per rafforzare le nostre capacità, sia come Paese che come parte integrante della NATO. L’obiettivo è aumentare la nostra potenza di combattimento e rafforzare la postura difensiva, nel modo più rapido ed efficace possibile. In alcuni ambiti, come l’acquisizione di nuovi equipaggiamenti, dobbiamo fare i conti con i tempi fisiologici del processo: può volerci due o tre anni, tra approvazione, produzione e consegna. Ma in altri settori, come quello del personale, i progressi possono – e dovrebbero – avvenire subito. Mi piacerebbe vedere un’accelerazione già ora, sia nel richiamo di ex militari che potrebbero tornare in servizio, sia nell’aumento del numero di coscritti e di ufficiali in formazione.

Norvegia in allerta, parla il Comandante:
In Norvegia la leva obbligatoria riguarda sia gli uomini che le donne. Il generale Lervik auspica un’ulteriore accelerazione del reclutamento per rafforzare la prontezza operativa delle forze armate.

Dal suo punto di vista, qual è oggi la priorità più urgente per il suo esercito?

Si tratta di acquisire nuove capacità operative: artiglieria di ultima generazione, più sistemi di difesa aerea, un maggior numero di veicoli da combattimento per la fanteria — e l’elenco continua. Ma, in una visione più ampia, il nostro obiettivo è generare una maggiore potenza di fuoco, investendo al contempo nello sviluppo di sistemi senza pilota e nelle contromisure per difendersi da essi.

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Mitragliere a bordo di un elicottero Bell 412 SP appartenente al 339° Squadrone per l’Aviazione delle Operazioni Speciali. Foto di Torbjørn Kjosvold.

Parte dell’equipaggiamento su cui si affida l’Esercito norvegese è di fabbricazione americana, ma si tratta di sistemi non sempre progettati per operare in condizioni artiche estreme. Considerando la recente spinta affinché le nazioni europee acquistino di più da produttori europei, per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, lei ha una preferenza per l’equipaggiamento europeo? È una priorità?

Il nostro approccio è piuttosto semplice: qualunque cosa sia la migliore, vogliamo ottenerla, a patto che funzioni efficacemente nel nostro ambiente operativo e che non provenga da Paesi da cui non intendiamo acquistare. Non vogliamo, ad esempio, acquistare droni cinesi. Ma se l’equipaggiamento è americano o europeo, per noi non fa differenza. Facciamo tutti parte della stessa alleanza: la NATO. Dal punto di vista militare, il mio obiettivo è acquistare il miglior equipaggiamento disponibile, indipendentemente dalla nazionalità del produttore. Che sia svedese, americano, tedesco o norvegese, ciò che conta è la qualità e l’adattabilità. La Norvegia, ad esempio, produce eccellenti sistemi di difesa aerea, anche se utilizzano munizionamento di fabbricazione americana.

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Operatori del Comando per le Operazioni Speciali norvegese durante un’esercitazione in Norvegia. Foto di Torbjørn Kjosvold.

Negli ultimi anni, le nazioni nordiche hanno annunciato l’ambizione di operare come una forza aerea congiunta e di cooperare più strettamente in quel dominio. Esistono aspirazioni simili per istituire anche un esercito artico congiunto? Qual è l’importanza della nuova iniziativa di difesa in questo contesto?

Non stiamo creando un comando nordico in senso stretto, ma stiamo istituendo un nuovo Comando Terrestre della NATO in Finlandia, ufficialmente chiamato Multinational Land Component Command (MCLCC). Questo comando opererà sotto la guida del Joint Force Command di Norfolk, negli Stati Uniti, e includerà Paesi nordici, artici e altri membri dell’alleanza. L’obiettivo è rendere possibile operare come una forza congiunta. È però importante sottolineare che ogni nazione manterrà i propri eserciti, pur collaborando strettamente fianco a fianco. Ad esempio, stiamo considerando l’acquisizione degli stessi veicoli da combattimento per la fanteria, il che faciliterebbe l’interoperabilità in caso di combattimento congiunto.

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La creazione del Multinational Land Component Command (MCLCC) in Finlandia segue di poco l’ingresso del Paese nordico nella NATO, rafforzando la presenza dell’Alleanza e la sua capacità di risposta terrestre nell’area artica.

Ci sono piani per creare un’alleanza dedicata alla condivisione delle informazioni tra le nazioni artiche, inclusi Canada e Stati Uniti?

In realtà, disponiamo già di una forma di cooperazione in tal senso. Esiste un Centro di Eccellenza per le Operazioni in Clima Freddo (Cold Weather Operations Centre of Excellence – CWO COE), attivo sotto l’egida della NATO, che riunisce gli alleati artici. In questo contesto condividiamo le migliori pratiche in molte aree: dal modo in cui affrontiamo il cambiamento climatico in ambienti estremi, al tipo di equipaggiamento necessario, fino all’addestramento e alle dottrine operative.

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Militari della NATO durante un’esercitazione in ambiente artico presso il Cold Weather Operations Centre of Excellence – CWO COE

Secondo alcune analisi, la Russia sarebbe più avanzata nella presenza militare artica e nella quantità di basi nella regione rispetto alla NATO. Ritiene che questa valutazione sia corretta o che le capacità russe nell’Artico siano spesso sopravvalutate?

Abbiamo osservato che i russi, vivendo in quell’ambiente, sono certamente molto capaci di operare nell’Artico. Tuttavia, allo stesso tempo, siamo rimasti sorpresi da quanto male la Russia si sia comportata in alcune aree operative. D’altra parte, è evidente che stanno imparando anche loro: sono ancora in lotta, e si stanno adattando. Continuiamo quindi a monitorare con grande attenzione tutto ciò che riguarda le attività russe nell’Artico.

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Militari russi impegnati in un’esercitazione nelle regioni artiche
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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.

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