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Guerra nel Mar Rosso: gli Houthi abbattono 21 Reaper USA con armi low-cost

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Nel Mar Rosso si combatte una guerra silenziosa, fatta di droni, missili balistici e contromisure elettroniche. Episodi come l’abbattimento di un drone Houthi da parte di una fregata francese FREMM, armata con un cannone italiano Oto Melara, sono ormai frequenti. Ma se da un lato le forze occidentali mostrano la loro superiorità tecnologica, dall’altro colpisce l’efficacia sorprendente degli Houthi nel condurre una guerra asimmetrica.

Dall’attacco alla Galaxy Leader nel novembre 2023, i ribelli yemeniti hanno moltiplicato le operazioni contro la navigazione commerciale. Due navi sono affondate, una terza sequestrata, e quattro membri degli equipaggi sono stati uccisi. Non si tratta solo di colpire obiettivi legati a Israele: anche navi senza alcun legame con Tel Aviv sono finite nel mirino, segno che l’obiettivo è destabilizzare l’intero commercio globale.

Gli Stati Uniti e i loro alleati – Regno Unito, Francia e altri – hanno risposto con una campagna aerea estesa contro basi missilistiche, radar, depositi e perfino l’impianto petrolifero di Ras Isa. Ma l’efficacia militare di queste operazioni è limitata. I ribelli, pur sotto pressione, sono ancora in grado di lanciare droni e missili: ne hanno scagliati 85 in un solo mese.

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L’incubo del Pentagono: Reaper abbattuti da tecniche low-cost

Il dato che più inquieta il Pentagono è la capacità degli Houthi di abbattere i droni MQ-9 Reaper statunitensi. Dal solo ottobre 2023, ben 21 droni Reaper sono stati distrutti. Si tratta di piattaforme avanzatissime da 30 milioni di dollari ciascuna, colonne portanti delle operazioni di sorveglianza e attacco americane. Eppure, cadono una dopo l’altra sotto il fuoco di una milizia irregolare.

Come ci riescono? Con una combinazione inaspettata ma letale: vecchi missili sovietici SAM-6 aggiornati, radar svizzeri e cinesi, lanciamissili mobili, e soprattutto sistemi iraniani Saqr. L’intero apparato è montato su camion, reso difficile da individuare e distruggere. La mobilità è la loro arma segreta.

Ma la vera svolta è elettronica: gli Houthi hanno sviluppato contromisure capaci di disturbare il GPS e interferire con i canali di guida dei Reaper. Il risultato? I droni perdono il controllo, precipitano, diventano bersagli facili. Non servono armi da milioni di dollari per colpirli: bastano intelligenza tecnica, adattamento, e una buona rete logistica sotterranea.

A questo si aggiungono sofisticate tattiche di sicurezza: i depositi d’armi sono nascosti in tunnel nelle montagne, i comandanti si spostano spesso e non usano comunicazioni elettroniche. È una guerriglia hi-tech, che combina l’astuzia tribale alla guerra elettronica.

I raid occidentali non bastano. La struttura decentralizzata degli Houthi e la loro resilienza rendono ogni bombardamento un colpo alla coda del drago, mai alla testa. E un’offensiva terrestre rimane poco plausibile, data la debolezza delle forze yemenite e le rivalità interne al fronte anti-Houthi.

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La risposta occidentale: deterrenza e minacce dirette a Teheran

Nel tentativo di ristabilire la supremazia, gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza militare nella regione. Due portaerei, Truman e Vinson, operano nel Mar Rosso con ampio supporto aeronavale. A Diego Garcia sono schierati sei bombardieri B-2, dotati di bombe bunker buster GBU-57, in grado di distruggere obiettivi sotterranei profondi.

Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump ha segnato un cambio di tono. Il 15 marzo 2025 ha autorizzato nuovi attacchi contro gli Houthi, dichiarando: “Molti dei loro comandanti non sono più tra noi”. Poi ha lanciato un messaggio diretto a Teheran: “Smettetela di sostenere i vostri burattini, altrimenti sentirete il vero dolore”.

Trump ha anche accusato l’amministrazione Biden di aver permesso all’Iran di rafforzarsi, promettendo una nuova strategia basata su “pace attraverso la forza”. Il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha ribadito che l’obiettivo è ristabilire la deterrenza con ogni mezzo necessario.

La posta in gioco è enorme: circa il 15% del traffico marittimo globale passa dal Mar Rosso. I continui attacchi hanno costretto molte compagnie a evitare la rotta, con un impatto significativo sui costi e sulle tempistiche della logistica mondiale.

Il conflitto rischia ora di espandersi. L’efficacia degli Houthi contro i droni americani, simbolo della superiorità tecnologica occidentale, ha messo in discussione un intero paradigma militare. Se l’Iran dovesse essere coinvolto direttamente, la crisi potrebbe deflagrare ben oltre i confini dello Yemen, trasformandosi in una tempesta geopolitica con conseguenze globali.

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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.

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