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Storia del Basco Amaranto e del Fregio della Folgore

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Il 10 giugno 1967 rappresenta una data spartiacque per la Storia dei Paracadutisti Italiani. In quel giorno la Brigata Paracadutisti ricevette l’autorizzazione a fregiarsi del nome “Folgore”. Un tributo diretto alla Divisione Paracadutisti Folgore, che aveva scritto una delle pagine più gloriose della nostra storia militare nelle sabbie di El Alamein nel 1942.

Ma la tradizione non si ferma ai nomi. L’identità di un reparto passa anche dai simboli visivi che lo rappresentano, e proprio in quel periodo vennero introdotti due elementi fondamentali, che ancora oggi ogni paracadutista italiano indossa con estrema fierezza:

  • Il basco di colore amaranto
  • Il fregio metallico con il paracadute e la daga

Il Basco Amaranto: il copricapo di chi attacca dal cielo

L’adozione del Basco Amaranto – avvenuta il 1° luglio 1967 a San Rossore, in provincia di Pisa, al termine dell’esercitazione con aviolancio “Aquila Rossa”non fu una scelta casuale. In linea con una tradizione internazionale consolidata, che vuole le truppe d’élite immediatamente riconoscibili dal colore del proprio copricapo, anche l’Italia scelse un colore distintivo per i suoi Paracadutisti

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San Rossore, Pisa, 1° luglio 1967: il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat consegna il Basco Amaranto al Comandante della Folgore, il Generale Alberto Li Gobbi.

Il basco amaranto, già simbolo delle aviotruppe britanniche e di altre reaparti speciali nel mondo, divenne il segno di riconoscimento dei Parà italiani. Non un semplice elemento di uniforme, ma un simbolo di valore, di selezione, di duro addestramento e di appartenenza a una fratellanza che si estende oltre il tempo e oltre le generazioni.

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Il basco amaranto rappresenta un simbolo distintivo e fortemente identitario dei Paracadutisti Italiani.

Il fregio: progettato da chi portava il basco

In quel contesto di cambiamento, un giovane Paracadutista in servizio presso la Compagnia Comando della Caserma “Gamerra” di Pisa, Giulio Renzo Sarrica, fu incaricato di disegnare il nuovo fregio destinato al Basco Amaranto.

La scelta non cadde su un disegnatore qualsiasi, ma su un militare del reparto, un Parà, uno “di dentro”, che conosceva dall’interno lo spirito e il significato di quello che andava rappresentato. Il risultato fu un’opera tecnica, precisa e simbolicamente potente, basata su una struttura geometrica costruita a partire dal cerchio, a testimonianza della disciplina, armonia e centralità del paracadutista nella struttura delle Forze Armate.

Il fregio, pensato per la realizzazione in pressofusione metallica, mostra un paracadute aperto con vele perfettamente simmetriche, al centro del quale campeggia una daga verticale – simbolo di prontezza, determinazione e forza offensiva. Un disegno che, in pochi tratti, riesce a condensare l’essenza del Paracadutista: uomo d’assalto, ma anche soldato preciso, deciso e pronto ad operare in condizioni complesse.

Il progetto, realizzato nel 1967 da Sarrica, fa parte a pieno titolo della storia iconografica della Folgore.

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In alto a sinistra, i disegni originali del progetto realizzati da Giulio Sarrica nel 1967.

La “pulce di reparto”: una variante sentita e rispettata

Negli anni successivi, è comparsa una variante: il fregio con l’aggiunta della “pulce”, ovvero il simbolo specifico del reparto di appartenenza (ad esempio 183°, 186°, 187° per i Reggimenti, e 2º, 5º, etc. per i Battaglioni) inserito all’interno del disegno originale.

Questa versione è indossata con altrettanto orgoglio, poiché consente ai Parà di rendere visibile la propria storia e il proprio cammino all’interno della Folgore.

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Il fregio con la pulce di reparto consente ai Parà di rendere visibile la propria storia e il proprio cammino all’interno della Folgore.

Non è solo metallo: è appartenenza

Il basco amaranto e il fregio non sono accessori. Sono onore, sacrificio, fratellanza, ardimento. Rappresentano ore e giorni di addestramento, di lanci, di prove superate.

Indossarli non significa solo appartenere a un corpo d’élite: significa portare sul capo e nel cuore la storia di chi ci ha preceduti, di chi si è immolato anche fino all’estremo sacrificio per l’Italia e con la Folgore nel cuore, e assumersi allo stesso tempo la responsabilità morale di onorare ogni giorno quel passato.

Il fregio ideato dal Paracadutista Giulio Sarrica nel 1967 è un esempio straordinario di arte militare e tradizione della Folgore: un’opera capace di racchiudere, in un simbolo metallico, l’anima stessa della Folgore.


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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.

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Marco Xodo

Sarebbe bello sapere da Sarrica, la storia del fregio, che indicazioni aveva ricevuto, le sue proposte.

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