Trump-Meloni: l’asse che spiazza l’Europa

ROMA – Mentre l’Unione Europea fatica a parlare con una sola voce, qualcosa di inaspettato sta accadendo: l’Italia si ritrova al centro del gioco geopolitico, con Giorgia Meloni che, volente o nolente, sta assumendo un ruolo sempre più centrale negli equilibri tra Stati Uniti, NATO ed Europa. A testimoniarlo è stato l’incontro di altissimo profilo tenutosi alla Casa Bianca, dove Donald Trump ha accolto la premier italiana come un’alleata privilegiata, elogiandone il lavoro e annunciando una futura visita ufficiale a Roma.
“L’Italia è uno dei nostri più stretti alleati, non solo in Europa,” ha dichiarato il Presidente USA “Giorgia Meloni è una persona fantastica, sta facendo un ottimo lavoro.”
Parole pesanti come macigni, soprattutto se confrontate con il clima gelido che circonda molti altri leader europei, spesso percepiti come interlocutori deboli e indecisi da Washington. In un’Europa sempre più frammentata – tra crisi migratorie, tensioni economiche e la guerra in Ucraina che entra nel suo quarto anno – Giorgia Meloni emerge come figura di riferimento.
L’Italia prende il comando?
Il gesto di enorme valore politico è stato l’annuncio ufficiale che l’Italia raggiungerà il 2% del PIL in spesa militare già nel 2025, come richiesto da anni dalla NATO. Una soglia mai raggiunta finora, nemmeno nei momenti di massima pressione internazionale. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto l’annuncio in Parlamento a poche ore dal viaggio della premier a Washington, parlando di una “scelta necessaria” dettata dalle attuali tensioni internazionali.
Una svolta che ha colto molti di sorpresa, soprattutto considerando il contesto politico interno: dalle forti critiche del Movimento 5 Stelle, che ha organizzato manifestazioni contro l’aumento della spesa militare, alle perplessità espresse in passato da Matteo Salvini, che oggi però sembra essersi riallineato alla linea del governo, dichiarando: “Difendere l’Italia e gli italiani sì, anche più del 2%”.
Bruxelles zoppica, Roma accelera
Mentre Bruxelles promuove strumenti collettivi per rafforzare la difesa – con forti divergenze di visione tra gli Stati membri, tra chi sostiene una maggiore integrazione strategica e chi resta cauto di fronte a un’eccessiva centralizzazione – il fondo SAFE da 150 miliardi di euro e la clausola di salvaguardia per escludere le spese militari dal calcolo del deficit rappresentano i pilastri di questa strategia comune. Tuttavia, l’Italia, almeno per il momento, sceglie un approccio autonomo.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiarito che l’obiettivo del 2% del PIL in spesa per la difesa sarà raggiunto senza attivare la clausola, nonostante sia stata a lungo richiesta, in passato, da Roma. Quanto all’adesione al fondo SAFE, ogni valutazione è rimandata a dopo il vertice NATO di giugno, quando potrebbe emergere un nuovo target di spesa, forse al 3,5% del PIL.
“Rispetteremo disciplina di bilancio e impegni internazionali con sangue freddo e razionalità, evitando scelte affrettate”, ha dichiarato Giorgetti.
Per Trump è Giorgia Meloni l’interlocutore Europeo
L’incontro tra Trump e Meloni ha spaziato ben oltre la spesa militare. Sul tavolo: dazi commerciali, energia, migrazione e la guerra in Ucraina. E su tutti questi fronti si è registrata una profonda sintonia tra i due leader. Meloni ha addirittura parafrasato il celebre slogan trumpiano dicendo di voler “rendere l’Occidente nuovamente grande”, mentre Trump ha elogiato la linea italiana sull’immigrazione e criticato apertamente le politiche dell’UE.
“Non sono un fan di come l’Europa ha gestito l’immigrazione,” ha affermato Trump. “Ma l’Italia sta facendo un ottimo lavoro.”
Meloni, da parte sua, ha sottolineato come le politiche europee stiano cambiando anche grazie all’esempio italiano, riferendosi al nuovo pacchetto di norme sui rimpatri varato dalla Commissione.
Sul fronte ucraino, però, rimangono alcune divergenze. Trump si è detto non particolarmente favorevole a Volodymyr Zelensky, affermando: “Non ha fatto un buon lavoro, non sono un suo grande fan.” Meloni, invece, ha ribadito che “l’aggressore è Putin”, ma ha anche aggiunto che l’obiettivo comune deve essere una pace giusta e duratura.
Italia sovrana o regista?
Il paradosso è evidente: l’Italia, a lungo considerata tra gli ultimi della classe in ambito internazionale, oggi si ritrova a contribuire attivamente a definire l’agenda europea, spiazzando le tradizionali potenze continentali. Francia e Germania osservano con crescente disagio, il Regno Unito si muove in autonomia, pronto – insieme a Parigi – a inviare truppe in Ucraina nell’ambito di una possibile missione di peacekeeping, mentre la decisione italiana di portare la spesa per la difesa al 2% del PIL, secondo quanto riportato dal quotidiano iberico El Mundo, mette sotto pressione anche il governo spagnolo di Pedro Sánchez, rimasto isolato e ancora esitante sull’aumento degli stanziamenti militari.
Nel frattempo, Roma viene percepita a Washington come il nuovo punto di riferimento. Si parla già, non senza enfasi, di una “Nuova Roma”: una capitale in grado di guidare il Mediterraneo, rafforzare l’Alleanza Atlantica e ribilanciare la centralità europea, spostandola dal tradizionale asse franco-tedesco verso sud.
Conclusione
Siamo davanti a una svolta storica o a un’abile mossa pre-elettorale orchestrata da Trump per rafforzare l’asse sovranista? Ancora è presto per dirlo. Ma una cosa è certa: Giorgia Meloni ha conquistato la scena internazionale, e con essa il diritto di sedere al tavolo dove si decidono le grandi strategie del mondo.
Nel bene o nel male, l’Italia non è più solo spettatrice: è protagonista.
Pubblicato da Condoralex
Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.