Cavo Dragone: ‘La guerra è nelle nostre case, ora dobbiamo difendere i nostri figli’

«La guerra è entrata nelle nostre case». Parole chiare, dirette, che lasciano poco spazio all’interpretazione. A pronunciarle è stato l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Presidente del Comitato Militare della NATO, già Comandante del COFS, in un discorso pronunciato al Senato a tre mesi dal suo insediamento. Un intervento che non è passato inosservato, per il tono deciso e per l’urgenza del messaggio: la sicurezza dell’Europa non è più una questione astratta, ma una responsabilità concreta e condivisa.
Cavo Dragone, alla guida del vertice militare dell’Alleanza Atlantica, ha parlato da uomo di esperienza e da testimone privilegiato degli equilibri strategici in mutamento. Il suo monito è limpido: «Non possiamo più pensare che qualcuno possa farlo al nostro posto. L’Alleanza Atlantica è il nostro vero Scudo». E nel ricordare che in 75 anni nessun centimetro di territorio NATO è stato perduto, ha rilanciato con forza il valore della coesione tra gli alleati.

Nessun disimpegno USA, ma l’Europa deve fare di più
Il discorso ha anche avuto il merito di sfatare un luogo comune spesso agitato nel dibattito politico: il presunto disimpegno degli Stati Uniti. «Vi posso assicurare – ha detto l’ammiraglio – che non vi è alcuna traccia di disimpegno nella pianificazione della NATO». Anzi, ha ricordato come gli USA siano stati gli unici ad attivare l’articolo 5 del Trattato Atlantico dopo l’11 settembre, coinvolgendo tutti gli alleati nella lotta globale contro il terrorismo.
Ma la richiesta americana di un maggiore impegno europeo resta sul tavolo. E, secondo Cavo Dragone, è più che legittima: gli Stati Uniti spendono circa il 15% del loro bilancio militare per la sicurezza dell’Europa. Ora tocca al Vecchio Continente colmare il divario.

L’asse delle minacce e l’illusione della distanza
La guerra in Ucraina, ha spiegato, ha reso evidente la necessità di prepararsi a uno scenario di guerra convenzionale simmetrica. E ha risvegliato negli europei la percezione di una minaccia diretta: «La paura di essere aggrediti e di non potersi difendere ha raggiunto livelli elevatissimi, soprattutto nei Paesi dell’Est». Una sensazione che ha fatto irruzione nel quotidiano, che si manifesta nella necessità – un tempo impensabile – di parlare di sicurezza anche nelle scuole, nelle famiglie, nei media.
In questo scenario, il “blocco” delle autocrazie – Russia, Cina, Corea del Nord e Iran – non è una teoria da think tank, ma una realtà “paurosamente incombente”, come confermato anche dal Segretario Generale della NATO in visita in Giappone. E il confronto si gioca non solo sul piano militare, ma anche su quello economico e tecnologico. I Paesi del blocco BRICS, con la Cina in testa, stanno costruendo un sistema finanziario alternativo a quello occidentale. «La minaccia si estende al cuore della nostra stabilità».
Il multilateralismo non è morto, ma va rilanciato
Uno dei passaggi più rilevanti del discorso riguarda il ruolo del multilateralismo, spesso dato per morto. Cavo Dragone non nega la crisi di strumenti come le Nazioni Unite, messi alle corde dal conflitto ucraino. Ma intravede anche segnali di vitalità: si parla di una forza di interposizione ONU, di una difesa europea, di “Paesi volenterosi” pronti a sostenere la pace.
«Ci sono volute due guerre mondiali per dare vita alle Nazioni Unite – ha ricordato – sarebbe imperdonabile sottovalutare questi strumenti in un’epoca così povera di soluzioni innovative». La via d’uscita dalla guerra passa ancora per la diplomazia multilaterale, che deve però adattarsi a un mondo dove gli equilibri sono in rapida e caotica evoluzione.

L’appello finale di Cavo Dragone: non lasciamo che siano i nostri figli a pagare
Il messaggio conclusivo di Cavo Dragone non è un bollettino militare, ma un appello civile. La sicurezza – ha spiegato – non è una spesa da rimandare, ma un dovere morale verso le generazioni future. «Se non pensiamo oggi alla sicurezza, i primi a pagarne il prezzo saranno i nostri figli».
E mentre il pendolo della Storia oscilla tra regressione e speranza, tra l’“immobilismo dinamico” del Gattopardo e la visione alta di De Gasperi, l’ammiraglio ricorda le parole del Presidente Eisenhower: «Dietro le nubi di guerra c’è l’umanità appesa a una croce di ferro». Sta all’Europa – e a ciascuno di noi – decidere se rimanere spettatori o diventare attori responsabili in un mondo che non consente più indifferenza.
Pubblicato da Condoralex
Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.
Fonte: https://www.adnkronos.com/