Il 4 novembre 1918 è una data che resterà per sempre impressa nella storia d’Italia. In questo giorno, il Generale Armando Diaz, Comandante Supremo dell’Esercito Italiano, annunciò con il celebre Bollettino della Vittoria la fine delle ostilità contro l’Impero Austro-Ungarico, sancendo la vittoria dell’Italia e la fine della Prima Guerra Mondiale.
Questo momento segnò la conclusione di uno dei conflitti più devastanti per il nostro Paese e per l’intera Europa. Con il 4 novembre finiva la dominazione austro-ungarica sulle terre italiane del Trentino, dell'Alto Adige e della Venezia Giulia. Questi territori, chiamati "irredenti" perché ancora sotto dominio straniero, tornarono finalmente all’Italia. Quel giorno rappresentò così non solo una vittoria militare, ma anche un simbolo di unità e identità nazionale.
Il 4 novembre continua ad essere un simbolo del valore e del sacrificio dei nostri avi e delle nostre forze armate. È una data che richiama all’orgoglio nazionale e alla gratitudine per chi ha combattuto con coraggio e per esclusivo, unico, amor di Patria. Ricordare questa giornata significa anche riflettere sull'importanza della pace e sul prezioso e arduo cammino che ha portato alla costruzione dell'Italia che oggi conosciamo.
Il Bollettino della Vittoria
Il Bollettino di guerra n. 1268, meglio conosciuto come "Bollettino della Vittoria", fu diramato alle ore 12 dal Comando Supremo del Regio Esercito e, con parole solenni celebrava il coraggio e il sacrificio dell’Esercito Italiano e dei suoi alleati. Il Generale Diaz esaltò l’eroismo dei soldati italiani, che per 41 mesi, dal 24 maggio 1915 combatterono contro un nemico spesso superiore per numero e mezzi.
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.