Ci ha destato molta curiosità l'articolo pubblicato su "Il Fatto Quotidiano" il 19 settembre intitolato "Piemonte, 'no all’esercito nelle scuole': la lettera contro le conferenze di orientamento organizzate dai militari". L'articolo esprime una posizione estremamente critica nei confronti della presenza delle Forze Armate nelle scuole, descrivendola come una minaccia ai valori di pace e democrazia. Questa visione, seppur rispettabile, ignora quanto profondamente l'Esercito Italiano sia cambiato negli ultimi decenni.
Lo scrivente ha servito come volontario di truppa nella Brigata Paracadutisti Folgore dal 1999 al 2002, un periodo in cui l'Esercito Italiano stava già attraversando un processo di rinnovamento. Questo cambiamento ha portato le Forze Armate, con l'introduzione dei militari professionisti e l'intensificarsi delle missioni internazionali di peacekeeping, dove era necessario confrontarsi anche con eserciti stranieri, ad adottare misure sempre più rigorose per garantire una cultura di rispetto, disciplina e trasparenza, prendendo le distanze da pratiche ormai superate.
I nostri comandanti, già nel 1999, ci trasmisero con fermezza che ogni forma di discriminazione — politica, sessuale o razziale — era assolutamente inaccettabile. Ho servito il mio Paese, l'Italia, in un ambiente orientato all’educazione formale, al rispetto e alla difesa dei valori democratici. Questo cambiamento era già tangibile in quegli anni, e oggi l’Esercito è ancora più focalizzato sulla sua funzione di difesa, non su ideologie bellicose.
È importante ricordare che le Forze Armate non sono uno strumento di propaganda o violenza, ma garanti della democrazia e della pace, valori sanciti nella nostra Costituzione. Le Istituzioni militari non sono legate ad alcuna agenda politica, e le attività di orientamento nelle scuole offrono una visione realistica di una carriera in cui il servizio al Paese rappresenta un atto di responsabilità e di protezione delle libertà fondamentali.
L’Esercito Italiano, così come le altre Forze Armate, è fortemente impegnato in operazioni di supporto e sostegno alla stabilità internazionale. Inoltre, gli stessi militari che partecipano a queste missioni internazionali sono coinvolti anche nell’Operazione Strade Sicure sul territorio nazionale, contribuendo attivamente alla sicurezza dei cittadini. Pertanto, è fondamentale che i giovani comprendano e conoscano gli strumenti di difesa della nazione.
Il linguaggio militare, spesso descritto come rigido o formale, è in realtà fondato su un dialogo rispettoso e fortemente orientato alla professionalità della figura del Soldato o della Soldatessa. Formare i giovani a conoscere l’Esercito non significa promuovere la guerra, ma offrire loro un'alternativa di servizio al Paese.
Le Forze Armate non “militarizzano” le scuole, come affermato nell’articolo de "Il Fatto Quotidiano". Al contrario, permettono ai ragazzi di comprendere cosa significhi difendere la libertà, la pace e la democrazia — valori che paradossalmente l’articolo sembra voler proteggere allontanando l’Esercito dalle aule.
Vivere in una società pacifica e libera richiede consapevolezza dell'importanza degli strumenti di difesa. Le scuole dovrebbero essere luoghi dove tutte le voci sono ascoltate, dove i giovani possono formarsi un'opinione basata sui fatti e non su stereotipi. Per farlo, devono essere esposti a diverse realtà, inclusa quella delle Forze Armate.
L’Esercito Italiano di oggi è uno strumento apolitico, impegnato nella protezione dei valori democratici. Negare ai giovani la possibilità di conoscere questa realtà significa privarli di una parte fondamentale della loro educazione civica e della comprensione del mondo moderno.
Il fatto che in alcune caserme si siano verificati episodi isolati di esaltazione politica o violenza, spesso ad opera di ospiti appartenenti a un passato che non riflette più la realtà odierna delle Forze Armate, è innegabile. Tuttavia, situazioni simili possono verificarsi in qualsiasi ente o azienda. La differenza è che, quando questo succede dentro le mura di una caserma, i vertici militari o politici della Difesa hanno sempre agito con fermezza, punendo i responsabili.
Nell'Esercito di oggi non c'è spazio per violenza o estremismo.
In questo sito web, dove raccontiamo in modo indipendente la storia e le attività dell'Esercito Italiano, con un focus particolare sulla Brigata Paracadutisti Folgore, non vi è alcun riferimento politico o incitamento alla violenza. Al contrario, sono assolutamente proibiti commenti violenti o di natura politica o razziale, in linea con l'educazione militare ricevuta dallo scrivente, fondata sul rispetto e la neutralità.
Riteniamo che la presenza dell’Esercito nelle scuole non sia un atto di militarizzazione, ma un’opportunità di crescita per i giovani cittadini di domani.
Cordialmente, Alessandro Generotti