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Regno Unito, il Capo della Royal Navy si dimette per uno scandalo sessuale: è la prima volta nella Storia

Regno Unito, il Capo della Royal Navy si dimette per uno scandalo sessuale: è la prima volta nella Storia - brigatafolgore.net

Nuovo scandalo travolge la Royal Navy, la marina militare del Regno Unito. L’ammiraglio Sir Ben Key, 59 anni, First Sea Lord e massimo comandante della flotta britannica, è stato costretto a dimettersi in seguito a un’inchiesta interna che lo coinvolge per una presunta relazione con una sua subordinata all’interno dello stato maggiore.

Si tratta di un evento senza precedenti nei 500 anni di storia della Royal Navy: mai prima d’ora un First Sea Lord era finito sotto inchiesta per cattiva condotta di questo tipo. Le accuse hanno portato alla decisione immediata di sollevarlo da tutti gli incarichi, costringendolo a un ritiro forzato dalla vita pubblica e militare.

Il vice ammiraglio Martin Connell, attuale numero due della Royal Navy, ha assunto temporaneamente il comando in attesa che venga ufficializzata una nuova nomina al vertice della marina militare britannica.

Sir Ben Key, sposato e padre di tre figli, aveva già annunciato nei mesi scorsi l’intenzione di lasciare il suo incarico la prossima estate. Tuttavia, l’inchiesta e le pressioni conseguenti hanno accelerato la sua uscita di scena, trasformando un normale passaggio di consegne in un caso mediatico di forte impatto.

I precedenti nelle Forze Armate della Nato

Lo scandalo che ha travolto Sir Ben Key si inserisce in una lunga serie di episodi che, negli ultimi anni, hanno coinvolto alti ufficiali militari dei Paesi membri della NATO. Casi che evidenziano non solo comportamenti inappropriati ai vertici delle forze armate, ma anche l’esistenza di un problema sistemico legato alla gestione del potere, alla cultura interna e al rispetto delle regole di condotta, soprattutto nei confronti del personale femminile.

Negli Stati Uniti, uno dei casi più noti è quello del generale dell’Aeronautica Phillip A. Stewart, rimosso dal comando della Nineteenth Air Force nel 2023 a seguito di accuse di condotta inappropriata nei confronti di un subordinato. Sebbene le accuse più gravi di aggressione sessuale siano state ritirate, Stewart è stato riconosciuto colpevole di condotta non consona a un ufficiale e di negligenza nel dovere, ricevendo una multa di 60.000 dollari e restrizioni di servizio.

In Canada, gli scandali hanno avuto un impatto ancora più rilevante. Nel 2021, l’ex capo di stato maggiore della difesa Jonathan Vance è stato accusato di relazioni improprie con subordinate, tra cui una relazione di lunga data con la maggiore Kellie Brennan, e di aver tentato di ostacolare le indagini su di lui. Vance si è dichiarato colpevole nel 2022 e ha ricevuto una condanna condizionale. Un altro caso emblematico risale al 2010, quando il brigadiere generale Daniel Ménard fu rimosso dal comando della Task Force in Afghanistan per una relazione con una subordinata, episodio che portò alla sua retrocessione e alla successiva uscita dalle forze armate.

In Norvegia, nel 2022, il ministro della Difesa Odd Roger Enoksen si è dimesso dopo che una donna ha denunciato comportamenti inappropriati subiti da parte sua circa vent’anni prima. Enoksen ha ammesso i fatti e ha presentato immediatamente le dimissioni.

Il paradosso dell’inclusione senza cultura

Questi episodi dimostrano come le forze armate dei Paesi occidentali, nonostante l’apparente modernizzazione e l’enfasi su codici etici più rigorosi, continuino a essere teatro di episodi di abuso di potere, discriminazioni di genere e condotte inappropriate ai più alti livelli.

Una situazione che, alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche e del rilancio delle politiche di difesa, richiede un forte intervento istituzionale per ristabilire credibilità, disciplina e rispetto dei valori fondanti delle democrazie occidentali.

Curiosamente, questi episodi si concentrano proprio nei Paesi che per primi hanno aperto le porte delle forze armate alle donne, promuovendo l’uguaglianza di genere e l’inclusione. Un paradosso che evidenzia come l’integrazione femminile nei ranghi militari, senza un reale cambiamento culturale, possa trasformarsi in terreno fertile per abusi di potere e comportamenti inappropriati.

Al contrario, nei Paesi dell’area mediterranea, dove l’ingresso delle donne nelle forze armate è avvenuto in tempi più recenti e con percorsi di integrazione più graduali (come nel caso di Spagna, Grecia e Italia), episodi di questo tipo non hanno finora coinvolto i vertici militari, limitandosi a casi isolati e di minore rilevanza. Un dato che invita a riflettere su come la gestione stessa dell’inclusione e il controllo delle dinamiche interne possano prevenire derive comportamentali anche ai livelli più alti della gerarchia militare.

Donne nelle Forze Armate dei Paesi NATO: cronologia dell’Integrazione

Norvegia: nel 1985, la Norvegia è diventata il primo Paese della NATO a consentire alle donne di servire in tutte le funzioni militari, inclusi i sottomarini. Nel 2015, ha introdotto la leva obbligatoria per entrambi i sessi, diventando il primo Stato membro della NATO a farlo.

Danimarca: le donne sono state impiegate nelle forze armate danesi fin dal 1934. Nel 1978, è stato consentito loro di arruolarsi in tutte le aree delle forze armate, ma con alcune limitazioni ai ruoli di combattimento diretto, che sono state rimosse solo gradualmente negli anni successivi.

Svezia: le donne hanno potuto servire nella maggior parte delle posizioni militari, inclusi i ruoli di combattimento, dal 1983.

Canada: nel 1989, il Canada ha aperto tutte le posizioni militari alle donne, inclusi i ruoli di combattimento.

Grecia: le donne sono state ammesse nelle forze armate greche a partire dagli anni ’90, inizialmente in ruoli di supporto e tecnici. Dal 2001, è stato consentito loro l’accesso anche ai ruoli di combattimento e alle accademie militari

Italia: le donne possono arruolarsi nelle forze armate italiane dal 2000 a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 380/1999. Attualmente, possono accedere a tutti i ruoli, inclusi quelli di combattimento.

Spagna: dal 1999, con l’entrata in vigore della Legge 17/1999 sulle Forze Armate Professionali, le donne hanno ottenuto pieno accesso a tutti i ruoli, inclusi quelli di combattimento e nelle unità operative terrestri, navali e aeree.

Regno Unito: le donne hanno iniziato a servire in ruoli di supporto durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, con l’integrazione nei ruoli di combattimento nei decenni successivi.

Stati Uniti: le donne hanno prestato servizio in ruoli ausiliari fin dalla Prima Guerra Mondiale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la loro presenza fu ampliata, mentre l’integrazione formale nelle forze armate è avvenuta nel dopoguerra.

Una nuova macchia sul futuro della Difesa Britannica

Questo scandalo si aggiunge a una lunga serie di controversie che negli ultimi anni hanno coinvolto le forze armate di Sua Maestà.

Solo lo scorso anno, un’inchiesta interna aveva portato alla luce gravi episodi di misoginia, bullismo e abusi nei confronti delle donne in servizio a bordo dei sommergibili, emersi in seguito alle denunce dell’ex tenente donna Sophie Brook, la quale aveva descritto una “campagna costante di bullismo sessuale” durante il proprio incarico. Il rapporto finale confermò la presenza di comportamenti inaccettabili, tra cui molestie sessuali, commenti osceni e almeno un caso di stupro.

Fu proprio l’ammiraglio Sir Ben Key a presentare pubblicamente le scuse ufficiali, annunciando l’adozione di 37 misure per riformare la cultura interna della Royal Navy e contrastare tali comportamenti.

Quella del Capo della Royal Navy si tratta di una nuova macchia per le forze armate britanniche ed arriva in un momento delicato per il Paese: Londra ha infatti annunciato un piano di rilancio delle proprie forze armate, con un incremento significativo delle spese per la difesa e il riarmo, spinto dalle crescenti tensioni internazionali, in particolare con la Russia di Vladimir Putin.

Le dimissioni di Sir Ben Key rappresentano così non solo la fine di una carriera lunga e prestigiosa, ma anche un duro colpo all’immagine di un’istituzione già fortemente provata dalle recenti polemiche interne e dalle sfide geopolitiche che si profilano all’orizzonte.

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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.

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