Operazione Guacamaya: il brillante ruolo dell’Italia nella liberazione degli oppositori Venezuelani

Un’operazione da manuale, condotta con precisione chirurgica e assoluta discrezione: così si è conclusa l’Operazione Guacamaya, la missione che ha portato alla liberazione di quattro — e non cinque, come inizialmente riportato — esponenti dell’opposizione venezuelana rifugiati per oltre un anno nell’ambasciata argentina a Caracas. Dietro questo straordinario successo si cela un protagonista inatteso ma determinante: l’Italia.
Un colpo di scena degno di un thriller
Mentre Nicolás Maduro si trovava volando verso Mosca, ignaro di quanto stesse accadendo, secondo l’analista geopolitico spagnolo Enrique Alberto Fonseca Porras — il cui video sull’argomento ha raggiunto quasi 500.000 visualizzazioni in meno di 24 ore — la CIA (Stai Uniti), i Servizi Segreti Italiani ed il Mossad (Israele), hanno orchestrato una delle operazioni di intelligence più audaci degli ultimi anni.
Fonti giornalistiche venezuelane, come David Placer, parlano di un’operazione condotta da USA e Italia.
Secondo Fonseca, superato l’imponente cordone di sicurezza che assediava l’ambasciata, gli agenti hanno trasportato i quattro rimasti a bordo di veicoli camuffati da pattuglie della polizia venezuelana. Dopo aver aggirato minacce e controlli, hanno raggiunto via terra la parte occidentale del Paese, da dove sono decollati a bordo di un velivolo camuffato da “avioneta” dei narcos, simile a quelle utilizzate dal Cartello de Los Soles, l’organizzazione criminale legata ai vertici del governo venezuelano. Su questo cartello, e in particolare su Nicolás Maduro, pende una taglia da 25 milioni di dollari offerta dagli Stati Uniti.
L’operazione si è svolta il 5 maggio, pochi giorni dopo l’esfiltrazione della madre di María Corina Machado, leader dell’opposizione, dal Venezuela verso gli Stati Uniti.
Il giornalista venezuelano David Placer ha confermato che si è trattato di un’autentica operazione di esfiltrazione, non di un rilascio concesso dal regime. L’azione è stata condotta senza alcuna comunicazione preventiva al Brasile, che formalmente aveva la custodia diplomatica dell’ambasciata argentina dopo l’espulsione del personale nel 2024. Placer ha inoltre rivelato che questa è solo la prima di una serie di operazioni che gli Stati Uniti e i loro alleati starebbero preparando contro il regime di Maduro.
A 48 ore dall’operazione, la casa di una degli oppositori esfiltrati, Magalli Meda, è stata perquisita dalla polizia venezuelana alla ricerca di prove, come lei stessa ha denunciato pubblicando le immagini della videosorveglianza sul proprio account X.
En nuestro hogar hay cientos de libros, cientos de historias, cientos de recuerdos familiares.
— MAGALLI MEDA (@MagalliMeda) May 8, 2025
En nuestro hogar hay cultura, hay educación y hay amor de familia.
LO QUE SIEMBREN LO DEJO EL RÉGIMEN. ENTRARON CARGADOS DE MALETINES. pic.twitter.com/HS0FImQsIm
Un anno in isolamento, senza elettricità né acqua
I cinque oppositori hanno vissuto 412 giorni in condizioni estreme, senza elettricità né acqua, costantemente sorvegliati da agenti armati, cani da guardia, droni e persino elicotteri e sono:
- Pedro Urruchurtu Noselli – Responsabile delle relazioni internazionali del partito Vente Venezuela.
- Humberto Villalobos – Coordinatore nazionale della campagna di María Corina Machado.
- Claudia Macero – Responsabile della comunicazione della campagna.
- Omar González Moreno – Ex deputato e dirigente politico.
- Magalli Meda – Capo della campagna di María Corina Machado
Inoltre, un sesto membro del gruppo originario, Fernando Martínez Mottola, aveva lasciato l’ambasciata nel dicembre 2024 per motivi di salute ed è deceduto nel febbraio 2025.
I sei oppositori si erano rifugiati nell’ambasciata argentina nel marzo 2024, in piena campagna elettorale, dopo che la Procura venezuelana aveva emesso mandati di cattura per presunta cospirazione. A seguito della rottura delle relazioni diplomatiche tra Venezuela e Argentina, decisa da Maduro dopo che il presidente Javier Milei aveva rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni presidenziali del luglio 2024, l’ambasciata era passata sotto la protezione del Brasile.
Secondo il Congresso degli Stati Uniti, ad oggi in Venezuela si contano oltre 1.000 prigionieri politici.

Un piano messo in atto dopo il fallimento delle trattative
L’operazione è stata decisa dopo il fallimento dei negoziati tra il governo statunitense e quello venezuelano, interrotti a causa delle richieste di Caracas, tra cui la revoca delle sanzioni internazionali.
Secondo il commissario venezuelano Iván Simonovis, oggi investigatore criminale e analista di intelligence, condannato a 30 anni di carcere per tradimento dal regime chavista e fuggito negli Stati Uniti nel 2019, l’operazione è stata una delle più complesse mai realizzate, pianificata al millimetro per mesi.
Intervistato dal canale televisivo colombiano NTN24, Simonovis ha spiegato che la missione ha richiesto un imponente supporto logistico ed una condotta operativa ai massimi livelli, mantenendo al contempo un livello di segretezza assoluto. Tra le principali difficoltà superate vi è stata la presenza di numerosi posti di blocco intorno all’ambasciata argentina, situata in una zona altamente sorvegliata: accanto, ad esempio, si trova l’ambasciata russa, e l’edificio argentino era costantemente monitorato da droni e da agenti del SEBIN, i servizi di intelligence venezuelani, che occupavano due abitazioni adiacenti.
“Se tutto questo è stato possibile, è anche perché il regime venezuelano sta perdendo consenso al proprio interno – ha dichiarato Simonovis – e molte altre iniziative saranno realizzabili in futuro per riportare la democrazia in Venezuela. Da oggi, i fedeli a Maduro dormiranno sonni meno tranquilli.”
Secondo fonti giornalistiche l’Italia non si è limitata a fornire supporto logistico, ma ha assunto un ruolo importante nella gestione delle fasi più critiche, sfruttando una rete di contatti locali, una solida capacità di intelligence sul terreno e un’esperienza consolidata in operazioni complesse maturata in scenari delicati.
I rifugiati, ora in territorio statunitense, avrebbero firmato accordi di riservatezza per non rivelare i dettagli dell’operazione.
Marco Rubio, segretario di Stato Statunitense, ha definito l’operazione un capolavoro di precisione, ringraziando il personale ed i “partner” coinvolti:
The U.S. welcomes the successful rescue of all hostages held by the Maduro regime at the Argentinian Embassy in Caracas.
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) May 7, 2025
Following a precise operation, all hostages are now safely on U.S. soil. Maduro's illegitimate regime has undermined Venezuela's institutions, violated human…
L’ira di Caracas
In un primo momento, il regime chavista, in evidente difficoltà, aveva negato l’esistenza dell’operazione, sostenendo che si fosse trattato di un accordo con gli Stati Uniti.
Tuttavia, nella giornata di ieri, Diosdado Cabello, numero due del regime, durante il podcast Sin Truco Ni Maña, ha ammesso non solo l’esistenza dell’operazione e dell’esfiltrazione forzata, ma anche che alcune persone sono già state identificate e arrestate a Caracas, arrivando persino a rendere pubblici alcuni nomi e cognomi dei cittadini finiti in manette per aver appoggiato la fuga degli oppositori.
David Placer ha parlato di una vera e propria persecuzione in atto a Caracas in queste ore, con arresti indiscriminati. Secondo il giornalista venezuelano sono in corso operazioni militari che portano alla detenzione persino di chi è solo sospettato di aver fornito assistenza alla fuga dei cinque oppositori e agli attivisti dell’opposizione.
Nelle ultime ore la polizia venezuelana ha fatto irruzione nella casa della madre di Magalli Meda, una degli esfiltrati nell’operazione, che aveva già subito una perquisizione nella propria abitazione il giorno successivo alla fuga:
**LA IMAGEN DEL TERROR**
— MAGALLI MEDA (@MagalliMeda) May 9, 2025
La imagen de una Venezuela sumida en el terror,
La imagen del irrespeto a lo más sagrado: la familia, y en este caso, a mi madre.
La imagen violenta de una Venezuela por la que hemos luchado,
para que esta pesadilla termine de una vez.
Pero… pic.twitter.com/5cJc2nU5Fn
Un messaggio chiaro al regime venezuelano
L’operazione, condotta senza spargimenti di sangue e nel più assoluto riserbo, rappresenta un chiaro avvertimento al regime di Maduro: la comunità internazionale non resterà inerte di fronte alle continue violazioni dei diritti umani e dimostra di poter operare in Venezuela, anche in situazioni delicate, con discrezione ed efficacia.
Con questo straordinario successo, l’Italia riafferma il proprio ruolo da protagonista nella difesa della libertà e della democrazia anche oltre i propri confini. L’Operazione Guacamaya entrerà nei manuali di intelligence come esempio di cooperazione internazionale e brillante capacità operativa.
Il silenzio ufficiale del nostro Governo non è un caso: è parte integrante del successo della missione. Ma oggi, più che mai, l’Italia può guardare con orgoglio al proprio contributo nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel mondo.
Fonti:
https://www.bbc.com/mundo/articles/c93439y641zo
Pubblicato da Condoralex
Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.