La NATO si prepara al confronto: 5 anni per fermare la sfida militare di Russia e Cina

Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, intervenuto al Chatham House di Londra, ha tracciato un quadro estremamente realistico della situazione globale che l’Alleanza si trova oggi ad affrontare. Il conflitto in Ucraina ha solo reso evidente un rischio ben più ampio: la convergenza strategica tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Questi quattro attori, secondo Rutte, stanno trasformando la geopolitica mondiale in un confronto sempre più sistemico e coordinato.
La Russia, pur avendo un PIL venticinque volte inferiore rispetto all’intero blocco NATO, è riuscita a riconvertire la propria economia in senso pienamente bellico. Con il supporto tecnologico cinese, Mosca produce in tre mesi ciò che la NATO produce in un anno: 1.500 carri armati, 3.000 veicoli blindati e 200 missili Iskander all’anno. La sua capacità industriale, sempre secondo le stime della NATO e del Capo di Stato Maggiore tedesco, potrebbe consentirle di riacquisire capacità operative offensive su larga scala entro il 2029, creando una finestra critica di 3-5 anni per l’Alleanza.

Alla crescente minaccia russa si affianca la vertiginosa espansione militare cinese. La Cina ha già superato numericamente la flotta statunitense e punta a schierare 435 unità navali entro il 2030, oltre a costruire un arsenale nucleare operativo da oltre 1.000 testate. Nel frattempo, l’Iran continua ad alimentare instabilità in Medio Oriente, mentre la Corea del Nord fornisce armamenti a Mosca ricevendo in cambio tecnologia missilistica avanzata.
Secondo Rutte, il rischio per la sicurezza collettiva euro-atlantica non è più confinabile ad un solo teatro geografico: oggi la minaccia è interconnessa tra Europa, Indo-Pacifico e Medio Oriente.
Una svolta industriale e finanziaria: il 5% del PIL per la difesa
Il cuore della proposta strategica di Rutte riguarda la necessità di un salto quantico nella spesa militare e nella capacità produttiva dell’Alleanza. Dopo anni di discussioni sul famoso 2% del PIL, obiettivo stabilito nel 2014 e oggi formalmente raggiunto, il Segretario Generale propone ora un obiettivo ben più ambizioso: spendere il 5% del PIL per garantire la sicurezza collettiva.
Il piano prevede che il 3,5% sia destinato al potenziamento diretto delle forze armate: incremento di mezzi, armamenti, munizioni, logistica e supporto operativo. Il restante 1,5% sarà destinato a infrastrutture strategiche, resilienza civile, sviluppo della base industriale e preparazione delle popolazioni. Le infrastrutture civili — ponti, porti, ferrovie — dovranno infatti essere idonee al rapido dispiegamento di forze, mentre le società dovranno essere formate a convivere con i possibili scenari di crisi.
Sul piano industriale, la situazione è allarmante: nonostante il vantaggio economico, l’industria occidentale non riesce oggi a garantire ritmi produttivi adeguati. La NATO produce attualmente un quarto delle munizioni che riesce a realizzare Mosca, mentre i tempi di consegna per sistemi strategici come il Patriot superano i 10 anni. Senza un’accelerazione produttiva, la deterrenza verrebbe presto svuotata di credibilità.

Rutte ha elogiato i programmi già in corso nel Regno Unito, come i sei nuovi impianti per la produzione di munizioni, e ha richiamato anche le iniziative europee in fase di avvio come il SAFE Program e ReArm Europe, che stanzieranno oltre 800 miliardi di euro per rafforzare l’autonomia produttiva della difesa continentale
Deterrenza credibile: il rafforzamento militare e il riequilibrio dei pesi NATO
Oltre a spendere e produrre di più, la NATO dovrà disporre di uno strumento militare credibile e immediatamente impiegabile per scoraggiare qualunque aggressione. Secondo Rutte, ciò significa rendere l’Alleanza più letale sotto il profilo operativo, pur mantenendone la vocazione difensiva.
Nell’ambito terrestre, sarà necessario raddoppiare i mezzi blindati e le forze corazzate, aumentare in modo esponenziale la produzione di munizionamento e potenziare tutte le capacità logistiche e mediche di supporto. In ambito aereo, le attuali capacità di difesa missilistica dovranno crescere del 400% per essere all’altezza delle minacce missilistiche russe e cinesi. Un esempio su tutti: la NATO ha già avviato il programma congiunto che porterà all’acquisizione di almeno 700 caccia F-35 nei prossimi anni.
Verranno incrementati anche gli assetti spaziali, cyber, i sistemi di attacco a lungo raggio e i droni armati, come dimostrano le recenti innovazioni impiegate nel conflitto ucraino, dove droni da poche centinaia di dollari riescono a neutralizzare carri armati da milioni di euro.
Parallelamente, Rutte ha posto con forza il tema del burden sharing: la sproporzione attuale fra il contributo statunitense e quello europeo e canadese deve essere progressivamente riequilibrata. L’impegno americano resterà solido, ma l’Europa — a giudizio del Segretario Generale — dispone oggi di forza economica e capacità politica per sostenere una quota più rilevante del bilancio NATO. Il vertice di L’Aia sancirà proprio questo nuovo patto finanziario interno.

Ucraina, dossier globali e la necessità di agire subito
Il dossier ucraino resta centrale. Pur senza ribadire formalmente in ogni documento l’ingresso di Kyiv nella NATO, Rutte ha confermato che il percorso di adesione resta “irreversibile” come stabilito nei precedenti summit. La priorità odierna resta comunque quella di garantire il massimo sostegno militare e politico per permettere a Kyiv di difendersi e resistere.
Il conflitto russo-ucraino continua infatti a fungere da laboratorio per testare le nuove forme di guerra multidominio: dalla logistica ai droni, dalle cyber operations ai sistemi di comando e controllo integrato. Per questo l’Alleanza proseguirà nei programmi congiunti di addestramento, fornitura di armi e scambio di intelligence con le forze ucraine.
Al di fuori del teatro ucraino, Rutte ha richiamato l’attenzione sui dossier globali emergenti. In Medio Oriente, la crescente aggressività iraniana rappresenta una minaccia sia diretta che indiretta per l’equilibrio NATO. Nell’Indo-Pacifico, la crescente presenza cinese obbliga l’Alleanza ad ampliare la cooperazione con partner come Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Nell’Artico, infine, lo scioglimento dei ghiacci sta già trasformando la regione in nuovo campo di confronto strategico, spingendo i paesi nordici ad aumentare il coordinamento NATO nella zona.
Sul piano politico e finanziario interno, Rutte ha lanciato un messaggio netto ai governi democratici: «Se non investiamo ora, dovremo imparare il russo». Il nodo su come finanziare questi sforzi (tasse, debito, tagli) spetterà ai governi nazionali, ma l’urgenza di agire è ormai ineludibile. L’errore più grande, avverte il Segretario Generale, sarebbe quello di aspettare ancora, correndo il rischio — come ammoniva Churchill — di arrivare “troppo tardi”.
Concludendo il suo intervento, Rutte ha ribadito che il vertice dell’Aia dovrà sancire una svolta irreversibile: «Non ci saranno seconde possibilità per la nostra sicurezza. Dobbiamo agire ora, per garantire la difesa di un miliardo di persone. Così costruiremo una NATO più forte, più equa e più letale.»
Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.