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Esercito Italiano, procurement e modello industriale da riformare

L'Esercito Italiano al bivio: un modello industriale obsoleto frena l'innovazione tecnologica - brigatafolgore.net

Per l’Esercito Italiano, il tentativo di modernizzazione tecnologica rischia di naufragare non per mancanza di risorse o visione, ma per l’incapacità di riformare un modello industriale e una filiera di approvvigionamento superati. Mentre le altre forze armate navigano in acque più calme grazie a collaborazioni internazionali e campioni industriali consolidati, l’Esercito si trova a dover affrontare un variegato e complesso spettro di esigenze con procedure che favoriscono lo status quo anziché l’innovazione.

L’Aeronautica e la Marina: l’ombra protettiva dei giganti

L’Aeronautica Militare può contare sull’ombrello protettivo di grandi programmi internazionali, come l’F-35 e l’Eurofighter. Questi progetti, pur con le loro complessità, offrono all’industria della difesa italiana un ruolo ben definito e la possibilità di mantenere alta la qualità e l’occupazione. L’allineamento con programmi a guida USA o europea garantisce standard elevati e un percorso di sviluppo tecnologico chiaro.

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Similmente, la Marina Militare beneficia della posizione di eccellenza mondiale di Fincantieri. La capacità di progettare e costruire navi di altissimo livello assicura alla Forza Armata un accesso a sistemi d’arma all’avanguardia. Tuttavia, l’assenza di una reale concorrenza nazionale può generare criticità latenti. Sebbene i prodotti finali siano eccellenti, la mancanza di alternative spinge a volte a scelte obbligate e riduce la pressione verso l’ottimizzazione e l’innovazione di processo. Tali debolezze, invisibili in tempo di pace, potrebbero rivelarsi gravi in scenari operativi complessi.

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L’Esercito: tra esigenze complesse e stallo procedurale

L’Esercito Italiano, a differenza delle altre forze armate, ha uno spettro di esigenze operative estremamente vasto: dalla fanteria leggera (Alpini, paracadutisti) a quella pesante (carri armati, artiglieria), dalla contraerea alle necessità del genio militare. Questa eterogeneità richiederebbe un ecosistema industriale agile e competitivo, capace di offrire soluzioni specifiche e all’avanguardia. Invece, si scontra con procedure di procurement farraginose che tendono a favorire le grandi aziende esistenti e a scoraggiare le piccole e medie imprese innovative.

Un esempio lampante è il settore dei droni, in particolare quelli micro e mini. A livello mondiale, questi sistemi stanno rivoluzionando la dottrina militare, ma in Italia la loro alba industriale tarda ad arrivare. Le procedure di acquisizione, lente e complesse, non riescono a tenere il passo con la rapidità dello sviluppo tecnologico, e le start-up del settore faticano a inserirsi in una filiera dominata da pochi attori. Il risultato è che l’Esercito si ritrova con un gap significativo in un’area che sarà cruciale nei conflitti futuri.

Anche i sistemi di comando e controllo rappresentano una sfida complessa. Dopo anni di tentativi e tribolazioni, il sistema Imperio ha rappresentato una soluzione soddisfacente importata dall’estero. Sebbene abbia rappresentato un passo avanti, presenta ancora delle criticità che richiedono miglioramenti. La necessità di adattare un sistema straniero evidenzia la lacuna di soluzioni nazionali adeguate.

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La responsabilità delle istituzioni

Il vero ostacolo alla modernizzazione dell’Esercito Italiano non è la mancanza di volontà o competenza dei suoi membri, ma un sistema di procurement e un modello industriale che non premiano il merito e l’innovazione. È in questo contesto che emerge la grave responsabilità delle istituzioni. Senza un serio cambiamento legislativo, volto a semplificare le procedure, a favorire la concorrenza e a premiare l’eccellenza, ogni tentativo di rinnovamento è destinato a rimanere un’aspirazione teorica. La responsabilità di avviare questo cambiamento radicale spetta alla compagine governativa.

Non agire ora significa mettere a rischio la sicurezza nazionale e l’efficacia operativa dell’Esercito. Se non si investirà in modo intelligente e strategico, le forze armate italiane saranno costrette a operare con attrezzature superate. Questo non solo compromette la capacità di difendere la Nazione, ma aumenta in modo inaccettabile i rischi, i pericoli e le potenziali vittime tra coloro che, figli d’Italia, sono chiamati a servire il Paese in prima linea. La loro sicurezza e la loro efficacia dipendono dalle scelte politiche e legislative di oggi.

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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger e informatico di professione.

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