“L’attacco che ha cambiato tutto”: i droni riscrivono le regole della guerra

Washington – Berlino – Kyiv, giugno 2025 – Nel fine settimana, un attacco con droni FPV (First Person View) condotto dai servizi segreti ucraini (SBU) ha annientato una parte consistente della flotta aerea russa. Un colpo durissimo per Mosca, ma anche un campanello d’allarme per tutto l’Occidente.
In United States, la reazione è stata duplice: preoccupazione per la vulnerabilità delle proprie installazioni e ammirazione per l’efficienza dimostrata dall’operazione ucraina. “È una di quelle cose che dovrebbero umiliarci”, ha detto il Capo di Stato Maggiore dell’Air Force americana, Gen. David Allvin, intervenendo all’AI+ Expo del Special Competitive Studies Project. “Ci fa capire quanto l’idea di santuari militari impenetrabili sia ormai obsoleta.”

Droni economici, effetti devastanti
L’attacco ucraino, ribattezzato Operazione Spider Web, non solo ha dimostrato la vulnerabilità delle basi aeree, ma ha anche messo in discussione i modelli bellici tradizionali. Droni economici, pilotati senza GPS grazie a tecnologie sviluppate da aziende such as Sine.Engineering, hanno eluso le contromisure russe e centrato i bersagli con chirurgica efficacia.

Questi sistemi non sono solo resistenti alle interferenze elettroniche, ma vengono adattati in tempo reale grazie al feedback diretto dal fronte. “Ogni giorno riceviamo dati da chi è in trincea. Così possiamo evolvere più in fretta del nemico,” spiegano Andriy Chulyk e Andriy Zvirko, ingegneri della società ucraina.
Il dilemma del Pentagono: difendersi o imitare?
Se da un lato l’Esercito americano punta a rafforzare la difesa delle proprie basi attraverso esercitazioni come Fly Trap e progetti come Golden Dome, dall’altro emerge una riflessione più strategica: perché non adottare lo stesso approccio offensivo?
“Perché non fare come gli ucraini?” si è chiesto Allvin. “Non tutto deve essere sofisticato, costoso e di altissima gamma. Basta che generi un effetto.” Una visione condivisa anche dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito USA, Gen. Randy George, che ha sottolineato l’urgenza di diversificare la produzione nazionale di droni e ridurre la dipendenza da quelli cinesi.
Ma il vero nodo resta la lentezza del sistema di approvvigionamento militare americano. “Tutti parlano di cicli POM e programmi trentennali. È un pensiero vecchio,” ha avvertito George. “La tecnologia evolve in tasca, non nei corridoi del Pentagono."
La lezione ucraina: software prima dell’hardware
Il successo dell’Ucraina non è solo nella quantità di droni prodotti, ma nella qualità del software che li gestisce. In un contesto di guerra asimmetrica, il valore non sta più nella piattaforma, ma nella sua capacità di adattarsi. È il principio della Software Defined Defence, oggi al centro delle strategie tedesche.
In Germania, infatti, la Bundeswehr ha reagito con prontezza al caso ucraino. L’Ispettore Generale Carsten Breuer ha chiesto l’accelerazione nell’acquisizione di droni kamikaze e loitering munitions. “La massa è una qualità”, ha dichiarato un portavoce dell’Ufficio per lo Sviluppo dell’Esercito, aprendo all’utilizzo di UAV economici, modulari e sacrificabili, ma devastanti.
Il futuro, secondo la visione tedesca, sarà nella combinazione di software aggiornabile, intelligenza distribuita e hardware accessibile. “Un drone da 100.000 euro non vale sempre più di cento da 1.000 euro ciascuno,” ribadiscono da Sine.Engineering.
Guerra dei droni: Europa in rincorsa, ma con cautela
L’Europa guarda con crescente interesse al modello ucraino, ma non senza riserve. “Non tutto è replicabile in ambito NATO,” avverte la Bundeswehr. Le condizioni del fronte ucraino – intensità del conflitto, struttura del territorio, tipo di avversario – sono uniche. Servono quindi strategie flessibili, adattabili a contesti diversi.
Inoltre, l’elevata obsolescenza tecnologica impone un cambio di paradigma anche nelle dottrine militari occidentali: non più piattaforme perenni, ma sistemi aggiornabili e scalabili.
I droni non sostituiranno i soldati
Nonostante il protagonismo crescente dei droni, nessuno tra gli analisti e i comandanti pensa che possano sostituire il fattore umano. “Nei Paesi ricchi, pochi vogliono andare in guerra. I droni possono coprire parte del vuoto, ma non tutto,” afferma Chulyk. Serve ancora il coraggio del soldato, la sua capacità di adattamento e il suo giudizio sul campo.
Lo stesso Allvin ha sottolineato: “Il problema non sono i nostri aviatori. Sono straordinari. È l’istituzione che fatica ad adattarsi alla velocità del cambiamento.” Serve quindi un nuovo approccio, dove l’agilità istituzionale diventi un valore tanto quanto la potenza di fuoco.
Conclusion
L’attacco ucraino ha riscritto le regole dell’ingaggio: un colpo a basso costo ha inflitto perdite altissime a una potenza nucleare. Gli Stati Uniti, la Germania e l’intero blocco occidentale si trovano di fronte a una scelta: continuare a investire in armamenti tradizionali, o ripensare la guerra partendo da innovazione, adattabilità e visione strategica.
Nel nuovo campo di battaglia tecnologico, non vince chi ha le armi più potenti, ma chi le aggiorna più in fretta.
Born Alessandro Generotti, C.le Maj. Parachutist on leave. Military Parachutist Patent no. 192806. 186th RGT Par. Folgore/5th BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor.
Founder and administrator of the website BRIGATAFOLGORE.NET. Blogger and computer scientist by profession.