Spesa militare, l’Italia dà la scossa: anche la Spagna accelera al 2% - brigatafolgore.net
L’Italia ha dato il là, e gli alleati cominciano a seguirla. Dopo l’annuncio del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sull’aumento delle spese per la difesa fino al 2% del PIL, il premier spagnolo Pedro Sánchez, al termine del Consiglio dei Ministri, ha comunicato l’approvazione del Piano Industriale e Tecnologico per la Sicurezza e la Difesa. Un progetto ambizioso che porterà la Spagna a raggiungere finalmente il 2% del PIL in spesa militare entro il 2025, come richiesto dalla NATO ormai da oltre un decennio. Un traguardo rimandato per anni, ora diventato realtà.
E non è un caso che l’annuncio arrivi subito dopo quello italiano: l’Italia ha dato la scossa, e stavolta la Spagna non è rimasta a guardare. Con questa mossa, le prime cinque economie dell’Unione Europea — Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi — si allineano agli impegni assunti in ambito NATO: tutte raggiungeranno già quest’anno una spesa militare pari ad almeno il 2% del PIL.
Durante una conferenza stampa alla Moncloa, Sánchez ha presentato ufficialmente il nuovo piano, annunciando un investimento aggiuntivo di 10,471 miliardi di euro.
Con questa manovra, Madrid passerà dall’attuale 1,4% del PIL al 2% entro la fine del 2025, rispettando finalmente l’impegno preso nel 2014 in ambito NATO.
Il riferimento è chiaro: nel 2014, al vertice NATO di Newport (Galles), i membri dell’Alleanza Atlantica si impegnarono formalmente ad aumentare la propria spesa militare al 2% del PIL.
Una promessa mai realmente mantenuta da Roma e Madrid fino ad oggi, nonostante l’instabilità internazionale innescata già nel 2014 con l’annessione russa della Crimea e la guerra nel Donbass.
Per anni Italia e Spagna sono rimasti in fondo alla classifica tra i Paesi NATO in tema di investimenti militari. Fino ad oggi.
Sánchez promette una svolta strutturale, senza aumentare le tasse, senza toccare il welfare e senza generare nuovo deficit.
Il piano si articola in cinque pilastri strategici:
Il dato più rilevante? L’87% dei fondi resterà in Spagna, generando oltre 100.000 nuovi posti di lavoro, di cui 36.000 diretti, e un aumento del PIL tra 0,4 e 0,7 punti percentuali.
Un vero e proprio volano per l’economia nazionale.
Sánchez ha voluto chiarire: rafforzare la sicurezza non significa sacrificare lo Stato sociale.
La manovra sarà coperta attraverso:
Con questo piano, la Spagna si afferma come attore centrale nella sicurezza europea, soprattutto per l’efficienza nell’impiego delle risorse.
Sánchez, in un messaggio rivolto anche alla sua coalizione, ribadisce che «la Spagna è un paese pacifista, ma crede nella dissuasione». In un mondo instabile, investire in difesa significa anche tutelare la libertà, il progresso tecnologico e l’occupazione.
Dopo anni di stallo, l’Europa si muove. L’Italia ha acceso il motore, la Spagna ha risposto. Ora il segnale è forte: la difesa non è più solo una spesa, ma un’opportunità di sviluppo, innovazione e sicurezza condivisa.
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