24 October 1942, 9.40 p.m.on a full moon night 1,000 British cannons open fire simultaneously onn the German-Italian stations, it is hell lasting 20 interminable minutes. L’ultimo atto della Battaglia di El Alamein è cominciato.
Its outcome will be decisive for the fate of the entire Second World War. Battling El Alamein are the General Berard Law Montgomery, Commander of the British Imperial Forces, comprising British, New Zealand, Australian, Indian, South African and French troops, and the General Erwin Rommel, Comandante dell’Afrikakorps che guida le truppe italo-tedesche.
Il bagliore delle armi si disperde nel cielo inondato di luce: il destino dell’armata italo-tedesca è già scritto nei numeri: uomini, mezzi, carburante, tutto gioca a favore degli inglesi. Errori di strategia nei mesi passati, come la mancata invasione di Malta, scalo strategico fondamentale per affrontare adeguatamente gli impegni bellici nel nord Africa, costeranno care alle truppe dell’asse.
On 4 November, the battle was over, the casualties give the size of the battle: 9,000 Germans, 13,500 British, 17,000 Italians.
The last to give up will be the Italian Paratroopers of the Folgore: un coraggio eroico che merita l’onore del nemico e la memoria di chi sopravvive, e di chi oggi questa gloriosa unità continua a servirla con onore.
Three Italian prisoners, a general and two colonels, get out of a car.
Portano l’uniforme della “Folgore”: sono Frattini, comandante, Bignami, vice comandante e Boffa comandante dell’artiglieria paracadutista.
An interpreter approaches.
“Lei è il comandante della Folgore? Un generale inglese desidera salutarla”.
Si presenta il generale Hugues, della 44^, la divisione che nell’attacco alla “Folgore” ha subito lo smacco principale.
I tre italiani e l’inglese, ritti e impalati, si salutano.
L’inglese accenna a tendere la mano: Frattini è immobile.
The English hand retracts.
“Si era sparsa la voce” says Hugues “che il comandante della “Folgore” fosse caduto. Ho saputo che non è vero e voglio dire che sono contento.”
Frattini: “Grazie”.
“Volevo anche dire che nella mia lunga vita militare mai avevo incontrato soldati come quelli della Folgore.”
Al km 120 della litoranea Alessandria d’Egitto-Marsa Matruh si fronteggiarono due eserciti e due strateghi geniali: Rommel, Comandante dell’Afrika Korps e Montgomery, Comandante dell’8° Armata britannica.
Nel 1942, c’era soltanto una stazioncina lungo la ferrovia che dal Delta del Nilo raggiungeva il confine con la Libia e che gli Inglesi avevano prolungato fino in prossimità di Tobruk.
Situated on the Gulf of the Arabs, the location, 180 kilometres from Maesa Matruh and 105 from Alexandria, was just a name on the map. No one could have imagined that men at arms under a dozen flags (other than the 'two flags' of the name) would do battle in this desolate place: the Italian-Germans, determined to reach Alexandria, Cairo and Suez, the British, the troops of the Commonwealth and the Allies equally determined to block the way for the former.
Nel 1940, in previsione dell’entrata in guerra dell’Italia e di una avanzata dalla nostra Decima Armata in direzione dell’Egitto, il Comandante inglese del Medio Oriente, Generale Archibald Wavell, e il Comandante dell’Armeé d’Orient francese, enerale Maxime Weygand, compirono una ricognizione a El Alamein, avendo valutato l’importanza della posizione, difficilmente raggiungibile da sud. Quando gli Italiani raggiunsero El Alamein, scoprirono che alcune opere in calcestruzzo, apprestate dagli inglesi, recavano la data del 1940: segno evidente che le difese non erano state improvvisate.
So, a position difficult to circumvent, in fact, a little less than 60 kilometres from the coast, the desert, broken here and there by small reliefs that became of great tactical importance and overlooked to the south by the 217 metres of the natural rocky 'pyramid' of Quaret El Himeimat, plunges towards the depression of El Qattara (134 metres below sea level), studded with shifting sands and sagging ground.
Another curiosity, this one very important, is that in the El-Alamein area were found the only freshwater springs in that part of the Egyptian Western Desert.
L’evidente sproporzione delle forze in campo, a favore degli inglesi (l’Ottava Armata britannica contava 220mila uomini, contro i 96mila dell’Afrika Korps Italo-Tedesco), era aggravata dalla mancanza di rifornimenti e dal fatto che i trasporti marittimi diretti in Libia erano implacabilmente silurati dagli inglesi.
Dal nord verso sud lo schieramento dell’Asse Italo-Tedesco era il seguente: a nord le divisioni di fanteria “Trento”, “Bologna” e “Brescia”. All’estremità sud, la divisione Paracadutisti “Folgore”, appena giunta in Africa settentrionale. Alle spalle della “Folgore”, la divisione “Pavia”. In prima linea, a sostegno delle forze italiane, la 164ma divisione tedesca e la brigata Paracadutisti del generale Ramcke. Le unità di manovra, tenute in seconda schiera, erano a nord la divisione corazzata “Littorio” e la 15ma Panzerdivision, e a sud la divisione corazzata “Ariete” e la 21ma Panzerdivision. Di riserva, la divisione “Trieste” e la 90ma divisione tedesca.
Lo schieramento adottato da Montgomery era formato a nord, dal 30° Corpo d’Armata, a sud il 13° e, alle loro spalle, il reparto meglio addestrato e meglio armato, ossia il 10° Corpo d’Armata corazzato.
The 30th Corps included the Indian, New Zealand, Australian and South African divisions; the 13th Corps included two British divisions, two French brigades and a Greek brigade.
The British General thus had at his immediate disposal three armoured divisions and the equivalent of seven infantry divisions. The concentration of such huge forces required many ingenious measures of concealment and many precautions.
Il suo piano consisteva nell’attaccare il centro del settore nord, dov’erano schierate la “Trento” e la 164ma divisione tedesca, tentando di sfondare nel tratto tenuto dagli italiani, ritenuti più deboli e peggio armati dei loro camerati germanici. Fatto questo, aprire due corridoi nei campi minati, attraverso i quali far passare i mezzi corazzati che dovevano eliminare i panzer nemici. I carri avrebbero protetto l’avanzata della fanteria e avrebbero spazzato via i reparti dell’Asse di prima linea. In un secondo tempo era prevista la distruzione delle truppe Italo-Tedesche di copertura. Infine dovevano essere eliminate le riserve.
Il piano di Montgomery era una finta a sud, per poi attaccare in forze a nord. Nei giorni precedenti nel prepararsi, aveva mascherato e mimetizzato (addirittura avvalendosi di uno sceneggiatore cinematografico – Barkas- e di un illusionista – Maskelyne) un fortissimo concentramento a nord (86 battaglioni di fanteria, 150.000 uomini, alcune migliaia di automezzi, 3247 cannoni, migliaia di tonnellate di rifornimenti, 1350 carri armati. 1200 aerei) mentre predisposte un altro contingente di molto inferiore e disordinatamente a sud, che trasse in inganno Rommel prima di partire; più che convinto che gli inglesi con le forze che disponevano a sud non potevano prima di novembre scatenare un offensiva.
Above all, it was necessary for Great Britain to prevent the enemy air force from fully realising the impressiveness of the preparations. This effort was crowned with complete success so that the attack came as a complete surprise to the enemy.
Assente Rommel (ricoverato in Germania alla fine di settembre), la battaglia cominciò alle 21.40 precise del 23 ottobre 1942, in una notte di luna piena, quando i mille cannoni di Montgomery aprirono il fuoco simultaneamente lungo il fronte, concentrando il tiro sulle postazioni di artiglieria sulle truppe dell’Asse per una ventina di minuti; il tiro era quindi diretto contro le posizioni occupate dalla fanteria.
Alle 22 del 23 ottobre 1942 scatta l’azione delle fanterie che sarà seguita dall’azione dell’urto. Sotto la protezione del fuoco delle artiglierie, resa più efficace dai bombardamenti aerei, avanzarono il XXX e il XIII corpo d’armata, comandati rispettivamente dai Generali Leese and Horrocks, They attacked on a front of four divisions; the entire XXX Corps tried to open two gaps through the enemy's fortified lines.
Behind it followed the two armoured divisions of the 10th Army Corps (General Lumsden) to exploit the eventual success.
Significant progress was made under the protection of a massive fire; by dawn, deep pockets had been created in the enemy ranks. However, so far no breach had been opened in the Germans' deep system of minefields and defensive arrangements. The resistance of the Germans and Italians was fierce, greater than expected.
Ma all’alba del 24 ottobre il 30mo Corpo d’armata britannico raggiunse gli obiettivi assegnati, ma le sue fanterie stanche e provate non poterono contribuire ad assicurare il passaggio dei carri armati nel varco aperto nel settore nord. Intanto il Generale tedesco Stumme, sostituto di Rommel, 24 ore dopo l’inizio della battaglia muorì. Secondo alcune fonti di aploplessia, con un un colpo di rivoltella alla tempia, secondo altri.
In the early hours of the 25th Montgomery reported to senior commanders, giving orders to push the armoured forces back into the attack before dawn, in accordance with his initial instructions. Indeed, during the day more ground was gained after fierce fighting; the high ground called Kidney Ridge became the scene of a furious battle with the enemy's armoured divisions, the German 15th and the Italian 'Ariete', which launched a series of violent counter-attacks.
At Hitler's request, Rommel left the hospital and resumed command in the late afternoon of the 25th. Bitter fighting took place throughout the 26th along the deep pocket opened up to that point in the enemy lines, and especially still in the Kidney Ridge area.
L’aviazione tedesca, che nei due giorni precedenti rimase, lanciò l’ultima sfida alla superiorità aerea inglese. Vi furono parecchi scontri che si risolvono per la maggior parte a favore di Montgomery.
The efforts of the 13th Army Corps delayed, but failed to prevent the transfer of the German armoured units to what Rommel now knew was the decisive sector of the battle. This movement was, however, severely hampered by the RAF.
Throughout the 27th and 28th of October a violent battle raged for the high ground at Kidney, unleashed repeatedly by the German 15th and 21st Armoured Divisions, which had just arrived from the southern sector.
L’avanzata inglese riprese il 28 nei corridoi, sotto il fuoco rapido e micidiale dei cannoni anticarro tedeschi; i carri armati inglesi posti fuori combattimento si contavano già a decine.
E’ il momento culminante. Il 28 sera i carri inglesi distrutti sono circa trecento. La 1ma divisione corazzata inglese, al di là del corridoio, rischia a un certo punto di venire attaccata e respinta dalla 21ma divisione Panzer tedesca.
Montgomery, per evitare il peggio, spinse verso nord la 7ma divisione corazzata e ordinò alla 9na divisione australiana di colpire anch’essa a nord. La situazione non si presentà brillante. Il comandante dell’Ottava armata penssava di sfondare in un arco di tempo di una decina di ore e invece i suoi calcoli si rivelarono terribilmente sbagliati.
A questo punto il Generale Inglese diede disposizioni per effettuare lo sfondamento decisivo (operazione “Supercharge”, ovvero colpo d’ariete).
Ecco come si svolse l’operazione “Supercharge”, secondo le parole del Generale Inglese Alexander: «La notte del 28 e poi nuovamente il 30 ottobre gli australiani attaccarono verso nord in direzione della costa riuscendo finalmente a isolare quattro battaglioni tedeschi rimasti sul posto. Il nemico sembrava fermamente convinto che intendessimo attaccare lungo la strada e la linea ferroviaria e reagì alla nostra puntata con estrema energia. Rommel spostò la 2^ divisione corazzata dalla sua posizione a ovest del nostro saliente vi aggiunse la 90^ divisione leggera che sorvegliava il fianco nord dello stesso saliente e lanciò le due unità in furiosi attacchi per disimpegnare le truppe accerchiate. Il posto lasciato libero dalla 2^ divisione corazzata fece avanzare la divisione “Trieste” che era la sua ultima unità di riserva non ancora impiegata. Mentre Rommel era così duramente impegnato e dava fondo alle ultime formazioni fresche che gli rimanevano nel tentativo di disimpegnare un solo reggimento noi fummo in grado di completare senza essere disturbati la riorganizzazione delle nostre forze per l’operazione “Supercharge”. La magnifica puntata degli australiani, attuata con una serie ininterrotta di aspri combattimenti, aveva volto a favore degli inglesi le sorti di tutta la battaglia.
All’una antimeridiana del 2 novembre l’operazione “Supercharge” aveva inizio. Protette da un fuoco di sbarramento di 300 pezzi d’artiglieria, le brigate britanniche aggregate alla divisione neozelandese sfondarono il sistema di difesa nemico e la IX brigata corazzata britannica si lanciò in avanti. Esse urtarono tuttavia in una nuova linea di difesa, forte di numerose postazioni anticarro, lungo la pista di Ei Rahman. Ne risultò un lungo combattimento che costò gravi perdite alla brigata; il corridoio alle sue spalle fu però tenuto aperto e la la divisione corazzata britannica poté avanzare lungo di esso”.
La sera del 2 novembre secondo le stesse fonti tedesche, le divisioni corazzate germaniche, che iniziarono la battaglia con 240 carri efficienti, ne allinearono soltanto 38, ma invece di ripiegare il 3 novembre arrivò un perentorio ordine di Hitler, con il quale si impose all’Afrika Korps di farsi uccidere sul posto piuttosto di indietreggiare di un metro. Così Rommel mandò a tutti i reparti l’ordine di resistere a ogni costo, rifiutando di accettare le implorazioni dei suoi generali, contrari a questa condotta.
In the early hours of day 4, the 5th Indian Brigade unleashed a lightning attack eight kilometres south of Tel El-Aggagir, with success.
Montgomery è in piena avanzata, avendo aggirato ormai lo sbarramento anticarro italo-tedesco. Il Generale tedesco Von Thoma, in prima linea, si consegna agli inglesi, senza rispettare, in questo modo, l’ordine imposto da Hitler ai suoi uomini. Alle 15.30 giunge a Rommel un messaggio: la divisione italiana “Ariete” non esiste più, si è immolata per tenere le posizioni.
Gli inglesi hanno aperto una breccia ampia venti chilometri. Alle 8 di sera, quando apprende che la brigata corazzata britannica è già arrivata alla litoranea, Erwin Rommel decide l’unica soluzione possibile: la ritirata.
Gli ultimi a cedere ad El Alamein saranno i Paracadutisti della “Folgore”, abbarbicati al terreno a sud, ai margini della depressione di El Qattara hanno di fronte quel 13mo Corpo d’armata che, secondo la versione inglese, deve impegnarsi soltanto per dar vita a un falso scopo, mentre in realtà è costretto a combattere una delle più dure e logoranti battaglie locali di sfondamento dell’intero fronte.
The Italian paratroopers of the Folgore resisted for thirteen days WITHOUT GIVING AN METRE, without water and without food.
Exhausted, and out of ammunition, they continued to fight, attacking with their daggers, and at the British invitation to surrender, surrounded by the British, they mounted the carcasses of the wagons, chest out and daggers raised, and answered with the cry: "FOLGORE!!!"
Partiti dall’Italia in cinquemila, rimasero, tra ufficiali e truppa, in trecentoquattro.
At the surrender, the boys were awarded the Honour of Arms and the name of the division, FOLGORE, with their exploits immediately and inevitably became legend.
La sera del 23 ottobre, come descritto, cominciò l’improvvisa azione di preparazione dell’artiglieria avversaria che preannunciava l’imminenza dell’attacco.
The British had 2,000 new tanks of the most modern types, (more than 1,300 were used in the battle) mostly American, a very strong air force that dominated the skies unchallenged, some 3,000 guns of all calibres and high power, and an ammunition stockpile that allowed them to drop thousands of tons of shells on our lines for weeks at a time.
Dai margini della depressione di El Qattara fino al mare si accese, improvviso, un gigantesco lampegiare che si fondeva in un’unica vampata vulcanica, accompagnata da migliaia di scoppi che sommergevano completamente il nostro schieramento, dalla linea dei capisaldi alle postazioni d’artiglieria ed oltre, per sconvolgere e distruggere tutto ciò che potesse potenziare la nostra resistenza. L’ uso di cortine fumogene paralizzava l’ osservazione, ostacolava il tiro dei cannoni ed impediva di scorgere le mosse del nemico che si apprestava a serrare sotto le nostre difese per attaccarle.
La “Folgore” attendeva l’imminente urto con la ferma volontà di opporsi all’avversario col massimo impegno e far pagare, agli inglesi, a caro prezzo, il loro ambizioso progetto.
I nostri ragazzi sembravano elettrizzati da quell’atmosfera di battaglia e dall’eccezionale spettacolo che si svolgeva intorno a loro, ed attendevano senza timori lo sviluppo degli avvenimenti per incontrarsi con i Inglesi e dare loro il “benvenuto”.
Alle ore 20,40 del 23 ottobre l’avversario iniziava un fuoco di artiglieria di violenza e proporzioni inusitate che si protraeva ininterrottamente per tutta la notte sul 24 ed investiva in pieno l’intero fronte presidiato dalla Divisione “Folgore”.
Dal rilevamento delle vampe si potè calcolare che contro il solo fronte del 187° reggimento agivano non meno di 150 pezzi (confermati poi in 200). Malgrado il massiccio tiro d’artiglieria, si poteva udire ogni tanto lo sferragliamento di cospicue masse di carri armati serranti sotto le posizioni dei paracadutisti.
Quando, fra gli scoppi e le vampe che illuminavano a giorno le postazioni si udì l’ordine dei comandanti «ai posti di combattimento» un grido solo rispose, altissimo ed unanime «Folgore!». Subito dopo numerose pattuglie nemiche, protette da nebbiogeni, tentavano di raggiungere i campi minati per aprirvi dei varchi, ma venivano inesorabilmente respinte.
In the central sector, the advanced company, the 6th commanded by the Captain Marenco, he had himself exterminated after a violent hand-to-hand combat; Of the 90 paratroopers that made up the company, only about 20 were able to fall back towards our main line of defence. They had destroyed 30 tanks and killed about 150 British. On the afternoon of the 24th, in an attempted counter-attack, the commander of the grouping fell Lieutenant Colonel Marescotti Ruspoli a cui veniva concessa la medaglia d’oro alla memoria.
At around 14.00 hrs on 25 October, a column of some 40 tanks (4th Light Armoured Brigade of the British 7th Armoured Division) and two infantry battalions attacked the stronghold of the 12th Company of the IV/187th commanded by the Captain Cristofori. After a very violent fight, which led to hand-to-hand combat phases, the enemy was repulsed with particularly bloody losses, leaving 22 immobilised tanks on the ground.
Nella notte sul 26 l’avversario compiva l’ultimo tentativo di rompere il fronte della “Folgore”. Avendo constatato la saldezza della nostra linea, decise di far massa contro il saliente di Deir el Munassib, allo scopo di impadronirsene e di irrompere quindi lungo un allineamento vallivo (Deir el Munassib-Deir Alinda), che da quelle posizioni si diparte.
Dopo la consueta preparazione di artiglieria e nebbiogeni, al sorgere della luna (ore 22) la 69° Brigata di fanteria (50° Divisione britannica) e reparti della Brigata “Francia Libera” mossero su tre colonne all’attacco contro le posizioni dei IV/187° reggimento. Una colonna, composta di due battaglioni dei reggimento “Green Howards” e di una compagnia autoblindo, riprendeva il fallito attacco del pomeriggio contro il caposaldo della 12° compagnia; un’altra colonna formata di elementi d’assalto degaullisti, impegnava la 10° compagnia; una terza colonna costituita dai battaglioni del reggimento “Royal West Kent” (44° Divisione britannica) e dal battaglione carri IV/8° Hussars (7° Divisione corazzata), investiva da ogni lato il caposaldo presidiato dalla 11° compagnia. Contemporaneamente venivano impegnate da altre unità le postazioni del II battaglione. Alle ore 23 l’intero fronte dei 187° reggimento era così premuto da ogni parte.
Aliquots of the 9th Battalion in 2nd Stack were moved during the night to reinforce the wings of the deployment, which were particularly threatened. Towards 01.00 hours, the direct attacks against the positions of the 10th and 12th companies could be considered to have been crushed. The adversary columns, following the heavy losses suffered, desisted from any attempt to advance and were content to keep the defence engaged.
Grave si manifestava invece la situazione della 11° compagnia. I vari centri di fuoco della compagnia attaccati su ogni lato e premuti da presso dai carri armati si difesero disperatamente. La lotta durò violentissima per un paio d’ore; poi, uno alla volta, i pezzi controcarro esaurirono le munizioni e non potendo esserne riforniti perché rimasti isolati, furono costretti al silenzio. Le armi automatiche venivano soverchiate dai carri. Alle ore 04,00 solo un paio di centri di fuoco resistevano ancora; la quasi totalità degli uomini della compagnia era caduta sulle posizioni.
In this action the company commander fell heroically, leading a last desperate attempt to counterattack. Captain Costantino Ruspoli alla cui memoria fu conferita la medaglia d’oro.
At first light on the 27th, the Commander of the IV/187th (Captain Valletti) four times wounded, but remained voluntarily on the spot, ordered a counter-assault, which was executed by a platoon under the command of the Lieutenant Raffaele Trotta, Commander of the 47/32 gun company assigned as reinforcement to the 4th battalion.
At the end of the action, the lost positions were recaptured and firmly held, after which Lieutenant Trotta was replaced by Lieutenant Gallo, who in turn was wounded and handed over command of the battalion to the Major Vagliasindi.
Nel corso del giorno 27 il nemico, efficacemente contrastato, tentava un ulteriore attacco, contro le posizioni della 10°/IV con elementi degaullisti rinforzati da un battaglione del Queen’s Royal Regiment (44° Divisione inglese). La immediata, decisa reazione del presidio, il tempestivo intervento delle artiglierie stroncavano l’attacco ed il nemico veniva rigettato con gravi perdite.
During the assault, the company commander fell heroically at the head of his men, Lieutenant Gastone Simoni alla cui memoria veniva conferita la medaglia d’oro.
Il Maggiore d’artiglieria Francesco Vagliasindi del 185° reggimento, il cui gruppo a seguito delle perdite subite era stato sciolto, e che aveva chiesto l’onore di assumere il comando di un reparto di fanteria, cadeva alla testa del IV/187° reggimento.
On the 28th, the exhausted enemy did not renew their attacks, limiting themselves to beating our positions with violent artillery and mortar fire.
In the following days, after some local clashes, the opposing fronts stabilised.
L’offensiva tentata dal nemico contro la “Folgore” era sanguinosamente fallita dopo sei giorni di accaniti combattimenti ed inutili attacchi. L’avversario era solo riuscito ad occupare parzialmente un caposaldo avanzato senza però infirmare la solidità delle posizioni, nè intaccare minimamente la linea di resistenza. Il nemico aveva lasciato sul terreno alcune centinaia di caduti; 52 carri furono da esso perduti; 164 uomini tra cui 12 ufficiali, venivano catturati.
Particolarmente significativo il tributo di sangue offerto dai comandanti di battaglione e di gruppo della “Folgore”: out of 16 officers commanding 9 units, there were 15 casualties (10 killed and 5 wounded).
Il Generale Alexander, a proposito dei combattimenti di quei giorni, scrisse: «Si trovò che il nemico era in forze e bene appostato, pertanto non si insistette nell’attacco».
Per quanto riguarda i due raggruppamenti nei quali era articolato il 186° si è detto che l’attacco si attuò in due direzioni: da est verso ovest, prevalentemente sul fronte del settimo battaglione (raggruppamento Tantillo) ed essenzialmente condotto da fanterie.
Sul fronte dei VII battaglione l’attacco si protrasse fino al 31 ottobre, con alterne vicende, per l’intervento di nostri contrattacchi condotti con l’appoggio di carri armati. Iniziatosi con la distruzione dei nostri centri in fascia di osservazione, sovrumanamente difesisi con bombe a mano e bottiglie molotov; culminato il 26 ottobre con la costituzione da parte del nemico di una sacca al centro della posizione di resistenza del battaglione; ed infine respinto dal nostro contrattacco il 27 ottobre, con la eliminazione di tale sacca e la cattura di un maggiore, 3 capitani, 4 tenenti, 207 militari, armi e munizioni: davanti alle nostre posizioni, si contano semidistrutti, 67 mezzi corazzati nemici. Il 28 ottobre, un “parlamentario” inglese si presentava per chiedere una tregua d’armi, allo scopo di dare sepoltura ai caduti d’ambo le parti. La tregua, concessa, ha la durata di tre ore; al termine vengono scambiati i recuperati piastrini dei caduti: 50 paracadutisti, circa 150 inglesi.
Il nemico si riordina e si sistema a circa 600 metri dalle nostre linee per riprendere fra il 29 ottobre e la notte del 1 novembre i suoi sforzi condotti però, a quello che sembrava, con scarsa decisione e forse a solo scopo dimostrativo: lasciò in seguito alla nostra reazione, nelle nostre mani un’altra cinquantina di prigionieri.
Sul fronte del V battaglione il vero e proprio contatto con il nemico avvenne verso le ore 3 antimeridiane dei giorno 24 ottobre. Anche qui esso non avvenne di sorpresa, perché fin dalla mezzanotte il posto avanzato di Qaret el Himeimat aveva dato notizia che si udiva sfilare da sud-est verso nord-ovest una forte massa di mezzi meccanizzati nemici: indubbio preludio ad un attacco avvolgente contro l’ala esposta del nostro schieramento generale.
Per detta eventualità, data la natura e data anche l’esiguità delle forze disponibili, il comandante del battaglione, con il pieno consenso del comandante del reggimento, si era orientato al seguente concetto: ridurre all’estremo uomini e mezzi dislocati ai piedi delle propaggini sud del ciglione di Munaquir el Daba, sovrastante la depressione salata, a sorveglianza del campo minato ivi esistente e col compito preciso di disorientare con la loro azione il nemico dando nel contempo un sicuro allarme al comando; di reagire in alto con l’immediato contrattacco contro le fanterie nemiche che si fossero affacciate da sud sull’altopiano (prive ormai dell’appoggio dei mezzi corazzati, necessariamente attardati dalla natura impervia degli accessi) cogliendole così di sorpresa, quando avrebbero creduto di aver raggiunto con estrema facilità il successo. A tale scopo il Comandante di battaglione, dopo aver sottratto e riunito tutti gli uomini non strettamente necessari al servizio delle armi, disponeva di circa 3 plotoni appoggiati da alcuni mortai. Da parte sua il comando di reggimento dislocato come detto poche centinaia di metri a nord di Naqb Rala, armando con personale di fortuna alcuni pezzi anticarro da 47/32 (giunti senza personale nella giornata del 23) aveva disposto uno sbarramento prudenziale, fronte a sud della gola di Naqb Rala; aveva un pugno di uomini composto dagli elementi del plotone collegamenti e del comando; aveva predisposto per l’afflusso (qualora le vicende dell’azione l’avessero reso necessario e possibile) degli uomini dei centri arretrati viciniori del VI battaglione dislocati nella piana: perché, ove si fosse giunti a quegli estremi, egli giudicava di dovere giocare tutto per tutto.
L’azione nemica contro il fianco destro del battaglione si risolse rapidamente e nella maniera più brillante per noi: gli scoppi di alcune mine e il divampare improvviso breve ed intenso del fuoco delle mitragliatrici, il lancio delle bombe a mano da parte degli elementi di osservazione in basso, avverte che il contatto era avvenuto ai piedi del Ciglione Sud di Munaquir el Daba e che sarebbe stato imminente l’affacciarsi sull’Altopiano di Naqb Rala delle fanterie nemiche. Il Comandante di battaglione articolò il rincalzo in due aliquote per l’azione sul fianco destro e nel fronte degli attaccanti; il comandante di reggimento con il modestissimo reparto di formazione si avviò verso il comando del Quinto battaglione. Ma il suo intervento non fu necessario; il V battaglione risolse coi suoi mezzi la situazione. Non appena, nell’incerto chiarore antelucano vede dilagare in silenzio sul pianoro le fanterie nemiche, riconoscibili per il caratteristico elmetto, il Comandante del battaglione fa scatenare su di esse alcune celerissime salve di mortai e raffiche di mitragliatrici pesanti ed al grido di Savoia, Viva l’Italia, “Folgore”, dà il segnale del contrassalto: si gettano nella mischia anche i serventi della compagnia mortai. Il nemico si arresta, tenta di resistere ma viene travolto ed incalzato, fino a che l’ultimo uomo non ha sgombrato il pianoro, ridiscendendo le pendici sud di Munaquir el Daba. Il Comandante del battaglione, il suo Vice Comandante, il Comandante della compagnia mortai, ed altri ufficiali sono feriti, sensibili sono nel complesso le perdite che hanno costituito il prezzo del successo. Ma sul fronte del V battaglione il nemico non compie nessun altro attacco.
Between the VII and V is deployed the VI; the latter does not suffer any serious breakthrough attempts, but bears considerable losses in bombardment actions and in patrol actions that develop, particularly active, towards the section held by the VII, protecting its left flank.
By the end of October, everything seemed to be moving towards relative calm. The enemy was repulsed, but the overall losses suffered, especially in the cadre, were very heavy: For the 186th Regiment, the Deputy Regimental Commander (Lieutenant Colonel Ruspoli), the VI battalion commander (Major Bergonzi) and some company commanders; among others, the commander of the 5th battalion (Major Izzo), l’aiutante maggiore in 1° del reggimento (Captain Maggiulli), the Medical captain Guberti.
I comandi dei battaglioni V e VI sono tenuti da capitani appena promossi, le compagnie in gran prevalenza sono comandate da sottotenenti di complemento o da sottufficiali; la forza dei reparti è ridotta a pochi uomini. Ma il rimpianto per la perdita di tanti e tanti compagni d’arma è virile; lungi dal reprimere gli animi, esalta in tutti l’orgogliosa fierezza di avere ovunque respinto il nemico combattendo strenuamente. La situazione generale impose al comando di Armata di ordinare l’arretramento di tutto il fronte: l’ordine al 186° fu portato dal Vice Comandante della Divisione General Bignami alle ore 21,30 del 1 novembre: esecuzione immediata; nuova linea di schieramento da assumersi per l’alba del 2 novembre: Rain Pool-Karet el Kadim; divieto di operare distruzioni che comunque potessero svelare il movimento al nemico; mezzi di trasporto a disposizione per il traino dei pezzi e per il carico di almeno parte delle riserve di munizioni; viveri ed acqua (che erano state accumulate in vista di strenua resistenza in posto) nessuno…
Everyone realised that the most painful affair was beginning for the regiment and the division; but everyone was determined that this would also become the most glorious and remain legendary. The retreat into the desert.
La BBC inglese a battaglia conclusa, l’11 novembre così commenta: “I resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane”.
The battle is now won for the British and the way is open for their tanks to pursue the enemy across the now obstacle-free desert. Rommel is now in full retreat, but there is only enough transport and fuel for part of his troops and the Germans take precedence in the use of vehicles. Several thousand men belonging to the six Italian divisions are thus abandoned in the middle of the desert with little water and food, and with no other prospect than that of being surrounded and sent to concentration camps.
Il campo di battaglia è seminato di carri armati distrutti o inutilizzabili, di cannoni e di automezzi abbandonati. L’aviazione tedesca ha rinunciato alla disperata impresa di contrastare la superiorità aerea della RAF, così che l’ aviazione inglese operava pressoché indisturbata, attaccando senza tregua con tutte le sue forze le lunghe colonne di uomini e di automezzi che fuggono verso ovest. La ritirata sarà un altro capolavoro del feldmaresciallo, perché nonostante la sconfitta subita Montgomery non riuscirà ad accerchiarlo e a distruggere definitivamente l’Afrika Korps.
Tuttavia, al termine della battaglia quattro divisioni germaniche e otto italiane hanno cessato di esistere come unità combattenti. Gli inglesi catturarono 30.000 prigionieri con enormi quantità di materiale d’ogni genere. Comincia qui l’odissea dei 70mila superstiti della battaglia di El Alamein: 3.400 chilometri nel deserto, invano inseguiti dal nemico fino alla Tunisia. Superstiti e caduti, entrano, inevitabilmente, nella leggenda, ricordati non solo dalla propria Patria, ma anche dallo stesso nemico.
"Not a single white cloth. Not one man raised his arms. 32 officers and 272 paratroopers, wounded and exhausted, were still in the ranks, weapons drawn, standing, when the enemy captured them. Deprived of water and supplies for seven days, and without ammunition, and having responded with yet another "FOLGORE!" to calls to surrender with their arms raised."
"The Italians fought very well. The Folgore Parachute Division, in particular, resisted beyond all possible human capacity and beyond all possible hope."
"Admirable momentum and courage of the Italian Paratroopers of the Folgore Division".
“Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti, esanimi e con le armi in pugno. Nessuno si e’ arreso. Nessuno si e’ fatto disarmare.”
Reggimento artiglieria paracadutisti della gloriosa Divisione “Folgore” in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l’impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell’epica battaglia di El Alamein, stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di “Folgore” ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i paracadutisti d’Italia, piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi d’eroismo collettivi ed individuali, protraeva la resistenza fino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all’ammirazione dello stesso nemico, scrivendo così una delle pagine più fulgide di valore per l’Esercito italiano.
Africa Settentrionale, 22 luglio – 12 ottobre 1942; Battaglia di El Alamein, 23 ottobre – 6 novembre 1942.
Reggimento paracadutisti della gloriosa Divisione “Folgore”, in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l’impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell’epica battaglia di El Alamein, stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di “Folgore” ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i paracadutisti d’italia, piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi d’eroismo collettivi ed individuali, protraeva la resistenza tino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all’ammirazione dello stesso nemico, scrivendo così una delle pagine più fulgide di valore per l’Esercito italiano.
Africa Settentrionale, 22 luglio – 12 ottobre 1942; Battaglia di El Alamein, 23 ottobre – 6 novembre 1942.
Reggimento paracadutisti della gloriosa Divisione “Folgore”, in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l’impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell’epica battaglia di El Alamein, stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di “Folgore” ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i paracadutisti d’italia, piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi d’eroismo collettivi ed individuali, protraeva la resistenza fino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all’ammirazione dello stesso nemico, scrivendo cosi’ una delle pagine più fulgide di valore per l’Esercito italiano.
Africa Settentrionale, 22 luglio – 12 ottobre 1942; Battaglia di El Alamein, 23 ottobre – 6 novembre 1942.
Fra le sabbie non più deserte son qui di presidio per l’eternità i ragazzi della Folgore fior fiore di un popolo e di un Esercito in armi.
Ten. Col. Giovanni Alberto Bechi Luserna, Capo di Stato Maggiore Divisione Paracadutisti “Nembo”
Caduti per un’idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dello stesso nemico, essi additano agli italiani, nella buona e nell’avversa fortuna, il cammino dell’onore e della gloria.
Wayfarer, arrest and reverence.
Dio degli Eserciti, accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell’angolo di cielo che riserbi ai martiri ed agli Eroi.