La riflessione sulla leva militare sta guadagnando nuovo slancio in Italia, influenzata dalle tensioni sullo scenario internazionale e dalle decisioni recenti di alcuni stati membri della NATO. La Danimarca ha deciso di estendere l’obbligo della leva militare alle donne e di aumentare la durata di questo servizio da 4 a 11 mesi per tutti i generi, la Grecia nel 2021 lo ha esteso da 9 a 12 mesi, paesi come Lituania e Lettonia mantengono tutt’oggi la leva militare, mentre la crisi Ucraina ha riacceso, in altri Stati, l’interesse per questa pratica anche come risposta ai problemi di reclutamento che affliggono gli eserciti occidentali.
Istituito nello Stato unitario italiano con la nascita del Regno d’Italia e confermato con la nascita della Repubblica italiana, è stato in regime operativo dal 1861 al 2004, per 143 anni. L’obbligatorietà del servizio, prevista dalla Costituzione della Repubblica Italiana nei modi e nei limiti stabiliti dalla Legge, è ordinariamente inattiva dal 1º gennaio 2005, come stabilito dalla legge 23 agosto 2004, n. 226.
During the post-war period, the duration of compulsory service was progressively reduced through various legislative decrees:
The process of overcoming compulsory conscription began on 3 September 1999, when the Council of Ministers, at the proposal of Defence Minister Carlo Scognamiglio, approved a bill to this effect. In parallel, Law no. 380 of 20 October 1999 gave the government the power to introduce women's voluntary military service, a measure subsequently implemented by Legislative Decree no. 24 of 31 January 2000 and Prime Ministerial Decree no. 112 of 16 March 2000.
Article 52 of the Italian Constitution establishes the principle of compulsory military service in the manner and within the limits defined by law. The latter is specified in the Code of Military Order, issued by Legislative Decree No. 66 of 15 March 2010, while Presidential Decree No. 90 of 15 March 2010 regulates its practical applications, including details on 'conscription lists'. Consequently, enlistment in the Italian armed forces can be either 'compulsory' or 'voluntary', as regulated by the aforementioned code.
Compulsory conscription, a practice suspended by many NATO countries following the fall of the Berlin Wall when the Soviet threat disappeared, is now at a critical crossroads.
In Italia, al pari di altri paesi europei, la discussione sulla potenziale reintroduzione della leva militare si intensifica. Alcune figure politiche di spicco italiane hanno evidenziato negli ultimi anni come il servizio obbligatorio potrebbe rafforzare valori civili e patriottici ed offrire formazione civica. La Danimarca, ampliando la coscrizione a entrambi i sessi e allungandone la durata, dimostra come un approccio proattivo alla difesa possa integrare efficacemente la preparazione militare e la promozione dell’uguaglianza di genere.
Questo la rende la terza nazione europea, dopo Norvegia e Svezia, ad applicare la coscrizione militare a entrambi i sessi. In parallelo, la Germania contempla il ritorno alla leva semi obbligatoria, riflettendo sull’esperienza della Svezia.
La Germania sta considerando la reintroduzione di una leva semi obbligatoria, ispirandosi al modello svedese, dopo aver abolito la leva nel 2011. Il ministro Pistorius intende preparare una proposta per una mobilitazione rapida. La Francia, invece, mira ad aumentare l’età limite per i riservisti militari, puntando a un contingente di 300.000 soldati a lungo termine, con 100.000 riservisti.
Le strategie adottate dalla Danimarca e da altri paesi europei potrebbero certamente offrire preziosi spunti di riflessione per l’Italia, dove reintrodurre la leva militare aiuterebbe a risolvere le problematiche di reclutamento in primis, problematiche, come detto, comuni a tutti gli eserciti occidentali e consentirebbe alle forze professionali di dedicarsi a compiti più specializzati. Consideriamo, ad esempio, l’Operazione Strade Sicure, che non richiede necessariamente la partecipazione di soldati professionisti e che potrebbe essere affidata proprio ai soldati di leva. Questo permetterebbe inoltre, ai professionisti, di dedicarsi con maggiore continuità all’addestramento, ragion d’essere del soldato in tempo di pace.
Inoltre, la leva potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella coesione nazionale, contribuendo ad integrare i giovani nella società e nell’economia (i soldati di leva avrebbero comunque uno stipendio e dei diritti al pari degli attuali soldati professionisti) rafforzando inoltre il senso di responsabilità civica e patriottismo, in un’epoca in cui molti percepiscono un declino di tali valori.
In sintesi, il dibattito sulla leva militare in Italia si colloca all’interno di un quadro europeo più ampio, riflettendo su come le nazioni possono bilanciare le esigenze di sicurezza nazionale con i vantaggi sociali e civici del servizio militare. Ispirandosi a casi come quello danese, l’Italia potrebbe considerare la reintroduzione della leva come uno strumento per rafforzare la difesa nazionale, promuovere l’uguaglianza di genere e migliorare il reclutamento e la formazione militare, contribuendo al contempo a forgiare cittadini più responsabili e uniti.
[totalpoll id=”9056″]
Nell’ambito dell’esercitazione Joint Stars 2025, la più importante manovra interforze, inter-agenzia e multi-dominio organizzata a…
In un’operazione senza precedenti per complessità, audacia e risonanza strategica, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina…
Con una cerimonia solenne svoltasi nel cortile d’onore dell’Accademia Militare di Modena, il Generale di…
Nel mese di giugno 2025, il personale in servizio presso Esercito, Marina e Aeronautica riceverà…
Il 5 giugno 2025, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha nominato il…
Un’ondata di indignazione e solidarietà ha attraversato il Paese dopo l’episodio avvenuto in un liceo…