Tallin, 19 settembre 2025 – La tensione nei cieli del Baltico continua a crescere. Tre caccia russi Mig-31 hanno violato lo spazio aereo estone per circa 12 minuti, innescando un’immediata reazione della NATO. Dalla base di Ämari, due F-35 italiani della Task Force Air sono decollati in modalità scramble per intercettare i velivoli non autorizzati, costringendoli ad allontanarsi.
Si tratta della terza violazione dello spazio aereo europeo in pochi giorni, dopo i casi registrati in Polonia e Romania. Episodi che confermano il crescente livello di provocazione militare da parte di Mosca lungo il fianco orientale dell’Alleanza.
Il comando aereo alleato ha sottolineato come l’intervento degli F-35 italiani – appartenenti al 32° Stormo di Amendola e al 6° Stormo di Ghedi – rappresenti un segnale concreto della prontezza NATO. La Task Force Air, nell’ambito dell’operazione Baltic Eagle III, è in stato di allerta rapida 24 ore su 24 e garantisce la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi baltici.
«È una risposta rapida e decisa», ha dichiarato il segretario generale della NATO Mark Rutte. Dal canto suo, Tallinn ha invocato l’articolo 4 del Trattato Atlantico, che prevede consultazioni immediate quando uno Stato membro ritiene minacciata la propria integrità o sicurezza.
L’Italia, insieme ad altri Paesi alleati, partecipa alla missione di enhanced Air Policing (eAP) dal 2004. Si tratta di un compito collettivo volto a preservare la sicurezza dei cieli dell’Alleanza con una presenza continua di velivoli e personale pronti a reagire.
Il 1° agosto scorso, la Portuguese Air Force ha ceduto il testimone all’Aeronautica Militare italiana con una cerimonia ufficiale ad Ämari. The Minister of Defence Guido Crosetto ha evidenziato come questa assunzione di responsabilità rappresenti «un segnale concreto dell’impegno strategico dell’Italia nella difesa collettiva e nella deterrenza lungo il fianco orientale».
Alla cerimonia era presente anche il Army Corps General Giovanni Maria Iannucci, Comandante del COVI (Comando Operativo di Vertice Interforze), che ha sottolineato il valore della cooperazione multinazionale.
Sul piano politico, la reazione dell’Unione Europea non si è fatta attendere. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha condannato con fermezza l’incidente: «Risponderemo a ogni provocazione con determinazione, investendo nel rafforzamento del fianco orientale».
Parallelamente, Bruxelles ha annunciato il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, che include:
Il presidente del Consiglio europeo António Costa ha definito la violazione aerea «un’altra provocazione inaccettabile», annunciando che la questione sarà al centro del vertice UE a Copenaghen del 1° ottobre.
Nonostante l’accordo politico, alcuni Stati membri rimangono riluttanti. Grecia, Slovacchia e Ungheria continuano a dipendere fortemente dal gas russo tramite il gasdotto TurkStream, mentre Paesi come Belgio, Francia e Spagna importano ancora GNL da Mosca.
La Commissione ha inoltre proposto un “prestito di riparazione” all’Ucraina finanziato con gli asset russi congelati. L’idea, però, suscita perplessità: Italia e BCE hanno espresso dubbi sulla fattibilità giuridica ed economica dell’operazione.
Per l’Alta rappresentante UE Kaja Kallas, ex premier estone, l’incidente «contribuisce ad aumentare le tensioni nella regione baltica» e dimostra la volontà del Cremlino di testare la reattività dell’Alleanza.
La NATO, intanto, ribadisce la natura difensiva della missione Air Policing, parte integrante dell’Air Shielding, dispositivo creato per garantire la protezione dello spazio aereo dell’Alleanza.
Le incursioni russe nel Baltico non sono episodi isolati ma parte di una strategia di pressione militare e diplomatica. La risposta italiana con i suoi F-35 dimostra non solo la prontezza operativa della NATO, ma anche il ruolo crescente dell’Italia nella difesa collettiva.
In parallelo, l’UE cerca di colpire Mosca sul piano economico ed energetico, accelerando lo sganciamento dal gas russo e rafforzando la deterrenza militare. Tuttavia, divisioni interne tra i Paesi membri rischiano di indebolire la compattezza necessaria a fronteggiare un avversario che, ancora una volta, usa la provocazione come arma politica.
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