Iron Dome: la "Cupola di Ferro" - brigatafolgore.net
Nel giugno del 2004, a Sderot, cittadina israeliana a ridosso della Striscia di Gaza, un razzo Qassam lanciato da Hamas uccise il piccolo Afik Ohayon, di soli quattro anni. Quell’episodio scosse l’opinione pubblica israeliana e colpì profondamente Daniel Gold, generale e capo del dipartimento Ricerca e Sviluppo del Ministero della Difesa. Figlio di sopravvissuti all’Olocausto, Gold reagì trasformando il dolore in azione.
Decise che Israele doveva dotarsi di un sistema di difesa in grado di intercettare i razzi nemici prima che toccassero terra. All’inizio, la proposta fu accolta con freddezza: considerata troppo costosa, troppo ambiziosa, troppo futuristica. Ma grazie all’ex sindaco di Sderot Amir Peretz, divenuto ministro della Difesa, il progetto ricevette finalmente sostegno politico ed economico. Con l’aiuto dell’azienda Rafael Advanced Defense Systems, iniziò la progettazione del sistema che sarebbe stato chiamato Iron Dome, “Cupola di Ferro” o, in ebraico, Kipat Barzel.
Il sistema entrò in servizio nel 2011, e da allora è diventato una colonna portante della strategia di difesa israeliana. Iron Dome è progettato per intercettare e distruggere razzi, proiettili d’artiglieria e missili a corto raggio. È altamente tecnologico, mobile e operativo in qualsiasi condizione atmosferica, giorno e notte. Ogni unità è composta da tre elementi chiave:
Il processo di risposta si svolge in tre fasi principali:
This intelligenza selettiva consente di risparmiare risorse e ridurre al minimo i danni collaterali. Ogni missile costa circa 50.000 dollari, mentre una batteria completa può arrivare a costare fino a 100 milioni.
Iron Dome può intercettare più minacce simultaneamente, gestendo attacchi multipli, ma non infiniti. In caso di lanci massicci e ravvicinati – come accaduto durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 – il sistema può essere sovraccaricato, specie nei tempi necessari alla ricarica delle batterie. È proprio in questi momenti che si manifestano le vulnerabilità del sistema.
Nel suo primo decennio di utilizzo, Iron Dome ha intercettato oltre il 90% dei razzi diretti verso aree popolate, salvando migliaia di vite. È diventato un simbolo nazionale, celebrato da Forbes tra le “12 armi più innovative del decennio” nel 2019. Ma la sua efficacia, seppur elevata, non è assoluta. Gli esperti avvertono che Iron Dome non può essere considerato una soluzione definitiva al conflitto, bensì un mezzo di mitigazione del danno.
Il sistema è parte di una triade più ampia: insieme a David’s Sling, che protegge da minacce a corto e medio raggio con intercettori hit-to-kill, e ai sistemi Arrow 2 e Arrow 3, progettati per fermare missili balistici ad alta quota, costituisce l’intera rete di difesa aerea di Israele.
In parallelo alla tecnologia, Israele ha sviluppato un’efficiente rete di rifugi pubblici e privati. Dal 1991, ogni nuova abitazione deve includere una stanza blindata (mamad), e il Comando del Fronte Interno (Pikud HaOref) aggiorna costantemente la popolazione tramite App e sistemi d’allerta.
Iron Dome ha profondamente cambiato la percezione della sicurezza in Israele, è uno dei più avanzati sistemi di difesa attiva al mondo, capace di offrire alla popolazione israeliana una protezione concreta contro attacchi improvvisi.
Source: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/iron-dome
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