Iran, il generale Bertolini: «Fordo, impossibile espugnarla senza infiltrazioni interne» - brigatafolgore.net
Fordow, la “montagna sacra” del nucleare iraniano, è una delle strutture più protette al mondo. Situata a 90-100 metri sotto la superficie, questa base sotterranea è stata progettata per resistere a qualsiasi attacco convenzionale. Con il programma nucleare iraniano in continua evoluzione, il sito di Fordow è diventato un obiettivo primario per Israele e gli Stati Uniti, ma distruggerlo non è affatto semplice. Le opzioni a disposizione vanno da bombardamenti aerei con ordigni penetranti come la GBU-57, alla possibilità di interventi da parte di forze speciali. Tuttavia, nessuna delle due opzioni è priva di rischi e incertezze.
Costruito in una zona montuosa, Fordow è il cuore del programma nucleare iraniano, ospitando numerose centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Le ultime immagini satellitari mostrano solo danni minori, confermando la resistenza del sito a un attacco diretto. La struttura è protetta da strati di cemento e materiale terrestre, creando una barriera difficile da superare. Un rapporto del RUSI britannico conferma che la profondità di Fordow rende impossibile penetrare facilmente il sito, anche con le più sofisticate bombe anti-bunker. Israele, pur disponendo di ordigni potenti, non ha a disposizione le bombe GBU-57, le uniche in grado di danneggiare strutture sotterranee a tale profondità.
La GBU-57 è una super bomba da 14 tonnellate sviluppata dal Pentagono negli anni 2000 per affrontare situazioni come quella di Fordow. In grado di penetrare fino a 60 metri di cemento e materiali simili, la bomba è stata progettata per danneggiare i bunker sotterranei più resistenti. Tuttavia, la GBU-57 è trasportabile solo da un velivolo: il bombardiere B-2 Spirit. Questo velivolo, noto per la sua capacità di evadere i radar, rappresenta l’unica opzione per lanciare un attacco con la GBU-57. Anche se gli Stati Uniti dispongono di questa bomba, le operazioni di bombardamento sono estremamente complicate e non garantiscono il successo. Le difese di Fordow, insieme alla mancanza di dati precisi sulla posizione esatta delle centrifughe, lasciano spazio a dubbi sul risultato finale.
L’idea di un intervento di forze speciali è stata presa in considerazione in diverse occasioni. Secondo alcuni rapporti, l’IDF (Israel Defense Forces) potrebbe tentare un’operazione di sabotaggio o di infiltrazione, ma ciò comporta enormi rischi. Mesi fa, una ricostruzione del New York Times suggeriva che un attacco a Fordow potesse essere preceduto da un bombardamento aereo, seguito da un intervento delle forze speciali israeliane. La recente incursione dei commando israeliani in Siria, nella fabbrica sotterranea di missili di Maysaf, è stata vista da alcuni analisti come una prova per un’operazione simile contro Fordow.
Tuttavia, come sottolineato dal generale Marco Bertolini, già Comandante della Brigata Paracadutisit Folgore, infiltrare un sito così ben protetto richiederebbe non solo un attacco aereo, ma anche l’aiuto di una “talpa”, un’infiltrazione interna che fornisca informazioni cruciali per il successo dell’operazione. Senza questa figura, ogni tentativo sarebbe destinato a fallire. Le forze speciali israeliane, pur essendo tra le più esperte al mondo, potrebbero non riuscire a superare le difese di Fordow senza il supporto di dati precisi.
L’Iran, dal canto suo, continua a rafforzare la propria difesa, soprattutto con l’impiego di missili avanzati, compresi quelli ipersonici, che rappresentano una minaccia diretta per Israele. Le forze iraniane hanno anche incrementato il numero di soldati e unità di difesa nei pressi di Fordow, rendendo ogni incursione ancora più pericolosa.
Israele, pur avendo attuato numerosi raid di successo, come quelli contro Hezbollah e i vertici iraniani in Siria, non ha mai affrontato una sfida di questa portata. Un attacco a Fordow, sebbene potenzialmente devastante, potrebbe anche scatenare una reazione a catena di ripercussioni politiche e militari che travolgerebbero l’intero Medio Oriente. L’escalation in una guerra su larga scala, che potrebbe coinvolgere non solo Israele e l’Iran, ma anche gli Stati Uniti, resta una possibilità concreta.
Le opzioni per distruggere il sito nucleare di Fordow sono limitate e complesse. Le bombe GBU-57, sebbene estremamente potenti, non garantiscono il successo a causa delle difese sofisticate e della profondità della struttura. Un intervento delle forze speciali potrebbe essere una soluzione, ma solo con l’aiuto di infiltrazioni interne, un’operazione che resta ad alto rischio. Con il crescente potenziale militare dell’Iran e l’incertezza sulle mosse future, Fordow rimane una delle sfide più difficili e delicate per la sicurezza internazionale.
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