USA, stesso test fisico per uomini e donne nell'Esercito. L’Europa va più cauta - brigatafolgore.net
Dal 1° giugno 2025 l’esercito statunitense adotterà un nuovo test fisico “neutro rispetto al genere” per l’accesso e la permanenza nei ruoli operativi. Una decisione che segna un cambio di rotta radicale: uomini e donne dovranno superare gli stessi standard fisici, senza alcuna distinzione, in nome dell’efficienza operativa e della “letalità della forza”.
L’annuncio, diffuso lunedì dal Pentagono, arriva in seguito all’ordine del Segretario alla Difesa Pete Hegseth di eliminare definitivamente i requisiti fisici basati sul genere per i ruoli in prima linea. Il nuovo test, denominato AFT (Army Functional Test), sostituirà il precedente Combat Fitness Test e comprenderà sollevamento pesi, piegamenti, plank, corsa di due miglia e una prova di sprint-trascinamento-carico.
Secondo gli analisti, il nuovo standard potrebbe ridurre drasticamente il numero di donne abilitate ai ruoli da combattimento, specialmente tra le più giovani, che dovranno affrontare prove molto più dure rispetto al passato: ad esempio, sollevare 140 libbre invece di 120 e completare la corsa in tempi significativamente inferiori. Chi non supererà il test per due volte consecutive potrà essere trasferito a incarichi non combattenti, dove rimarranno in vigore criteri differenziati per sesso ed età.
Una scelta che ha suscitato polemiche, anche perché sembra contraddire gli studi interni della stessa difesa americana: una ricerca del 2017 aveva concluso che le differenze fisiologiche tra uomini e donne dovrebbero essere gestite con programmi di allenamento mirati, non con standard identici. Inoltre, uno studio della Rand Corporation del 2022 ha evidenziato tassi di fallimento molto più alti tra le donne e i militari più anziani, sollevando dubbi sulla sostenibilità del nuovo sistema.
La situazione è ben diversa nei principali eserciti europei, dove gli standard fisici restano differenziati per uomini e donne, salvo eccezioni specifiche legate a ruoli operativi di élite.
L’accesso alle forze speciali resta identico per uomini e donne in quasi tutti gli eserciti citati, ad eccezione della Spagna — come vedremo tra poco.
A differenza degli altri eserciti citati, in Spagna si è verificato un caso emblematico che ha suscitato forti polemiche. Nel 2019, il Ministero della Difesa ha istituito un Equipo de Capacidades Especiales, introducendo un gruppo di donne che non avevano superato il corso di Operazioni Speciali.
L’iniziativa, voluta dalla ministra Margarita Robles, mirava ad aumentare la presenza femminile in un reparto tradizionalmente chiuso alle donne, a causa degli elevatissimi requisiti fisici richiesti dal Curso de OE (l’equivalente spagnolo del nostro Corso OBOS).
Le nuove arrivate erano specializzate in intelligence e lingue straniere, e impiegate in ruoli di supporto operativo. Tuttavia, la decisione ha generato malumori tra i militari del Mando Operaciones Especiales (Comando Operazioni Speciali dell’Esercito, per avere un’idea qualcosa di simile al nostro COMFOSE), per i quali l’accesso alla specialità dovrebbe avvenire solo tramite superamento del corso ufficiale, a tutela del merito e della qualità operativa dell’unità.
Robles ha difeso la scelta sottolineando la necessità di integrare una prospettiva di genere nelle missioni, soprattutto in ambito ONU. Tuttavia, il dibattito ha riacceso una questione centrale per molti eserciti occidentali: come promuovere l’inclusione femminile senza indebolire gli standard delle forze speciali?
La scelta americana potrebbe rappresentare un precedente per altre nazioni della NATO, ma solleva interrogativi su equità, efficacia e sostenibilità. Mentre negli USA si punta a standard uguali per tutti nel nome dell’efficienza operativa, in Europa prevale ancora un equilibrio tra inclusione e realismo fisico.
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