Dalla seconda guerra mondiale ad oggi, abbiamo un elemento comune sull'impiego militare delle unitá aviotrasportare: la difficoltà della missione. Quando l'asticella si alza, laddove è più dura la lotta e maggiore il rischio, i Comandi degli eserciti di tutto il mondo, hanno, sempre, senza nessuna eccezione, inviato i soldati di più sicuro affidamento: I PARACADUTISTI. Da El Alamein, passando per l'Operazione Varsity nel 1945, la (ri)conquista delle Isole Fakland-Malvinas nell'omonima guerra del 1982, la battaglia del Check Point Pasta del 1993, l'Operazione Barras in Sierra Leone del 2000, l'avanzata della Folgore in Afghanistan contro i talebani nel 2009-2011, abbiamo un comune denominatore: I PARACADUTISTI.
Oggi più che mai, con la guerra alle porte dell'Europa, il Ministero della Difesa del governo Italiano ha affidato la forza armata nelle mani di uno straordinario Ufficiale Paracadutista, il Gen. C.A. Carmine Masiello, mentre sono numerosi gli Ufficiali Paracadutisti ai vertici della Forza Armata.
E non è un segreto che la Brigata Paracadutisti Folgore, dalla sua rinascita, per tutta l'epoca della guerra fredda, è stata, per motivi anche geografici vista la posizione dell'Italia al confine con un paese comunista, la Jugoslavia, la prima grande unità di sbarramento in caso di conflitto bellico con l'Unione Sovietica.
I Paracadutisti di leva venivano sottoposti, in soli 10-12 mesi, ad un addestramento intenso. Basti pensare all'operazione Cold Stream del 1971, tristemente nota per la tragedia della Meloria: al Comando del leggendario Generale Ferruccio Brandi, già Tenente Medaglia d'Oro ad El Alamein, vanno al lancio 396 Paracadustisti suddivisi in 10 aerei distanti 15 secondi l'uno dall'altro. Un'esercitazione imponente, mai realizzato nulla del genere fino a quel momento nella storia delle aviotruppe Italiane e no solo.
Negli anni '80 la missione in Libano consacra la capacità dei Paracadutisti della Folgore in situazioni complesse.
Il 18 settembre 1982 le milizie cristiane libanesi massacrano 700 civili nei campi profughi di Sabra e Shatila a Beirut. il 20 settembre 1982, con un preavviso di soli 2 (!) giorni gli Incursori del Col Moschin sono già a Beirut. Il 24 settembre 1.000 Paracadutisti arriveranno in terra libanese.
I compiti sono impegnativi: garantire la sicurezza nella zona dall’aeroporto al centro della capitale, scorte a personale politico, civile, militare locale ed estero e, cosa più difficile, proteggersi dagli aggressori.
La primavera del 1986 sarà invece ricordata come piena di tensione e adrenalina alle stelle. Avvisati dai servizi di intelligence di una imminente crisi politica e militare tra Stati Uniti e Libia, il 5° Battaglione Paracadutisti e il 9° Battaglione Col Moschin si recano a Lampedusa e Pantelleria in tempi record. Scatta l'operazione Girasole.
In un periodo di sosta per la parte addestrativa, la notte del 14 aprile 1986 gli USA bombardono Tripoli: un plotone della 15 Cp. "Diavoli Neri" rinforzata da una squadra controcarri ed un'aliquota logistica, riceve l'ordine alle 2 di notte del 15 aprile 1986 di partire in assetto da guerra. I Paracadutisti ricevono, ancora in mutande, armi, munizioni ed equipaggiamento. Volo tattico a bassissima quota su C-130 per evitare la contraaerea Libica, e scortati da caccia F-104.
Atterraggio d'assalto su Lampedusa all'alba. I Paracadutisti si schierano. Colpo in canna, dito il grilletto. Nel primo pomeriggio due boati, la terra trema, gli americani della Base Loran escono di corsa per evacuare. Due missili SS1-Scud sono lanciati su Lampedusa con l'obiettivo di colpire l'installazione militare statunitense.
Sono ore frenetiche che rischiano di cambiare la storia d'Italia.
Si pianifica un contrattacco. Gli USA premono, il governo Italiano è cauto. La Delta Force americana avrebbe aperto la strada con al seguito il 9° Btg. Col Moschin. Il 5° Btg. Paracadutisti "El Alamein" avrebbero terminato "il lavoro" con lancio da guerra su Tripoli e Bengasi. Il 2° Btg. Paracadutisti "Tarquinia" avrebbe difeso le posizioni sulle isole sicule. Non è un film. Siamo ad un passo dalla guerra. Fortunatamente però prevale la linea diplomatica e le operazioni navali, ma questa volta, dalla seconda guerra mondiale, e fuori dal contesto della guerra fredda, siamo stati ad un passo dallo scontro bellico.
Gli anni '80 continuano con addestramenti intensi, faticosi, ma estremamente formativi come le “Mangusta”, le ”Istrice”, la “Condor rosso”. Chi si ferma è perduto. Il Paracadutista è l'estremo, ma affilatissimo strumento di politica estera. E tale deve rimanere per la difesa della Nazione.
A novembre 1989 cade il muro di Berlino ed immediatamente si aprono nuovi scenari di partecipazione militare: nuovamente il medio oriente, ma niente Libano, siamo in Iraq e più tardi nei Balcani, con una parentesi che ha cambiato la storia della Folgore e dell'Esercito Italiano: la Somalia.
Il 5° Battaglione Paracadutisti partecipa, nel 1991, alla missione “Provide Comfort”, conosciuta anche come AIRONE nel Kurdistan Iracheno, decisa nel quadro della risoluzione n. 687 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU al fine di assistere i profughi curdi oppressi e dal regime di Saddam Ussein. I Paracadutisti sono impiegati in difficili condizioni ambientali, a migliaia di chilometri di distanza dalla Madre Patria, fornendo sicurezza ed aiuto alle popolazioni in fuga dalla guerra mentre in seguito vengono schierate di fronte alle forze irachene, spinte a Nord dalla pressione degli alleati.
Con pattugliamenti, posti di blocco e cinturazioni, i Paracadutisti controllano un territorio ampio fino a 1.400 km e tutto il tratto rotabile Zakho-Kirkuk-Baghdad.
E' il 25 luglio 1992. 300 Paracadutisti della Brigata Folgore atterrano alle 16.00 all'aeroporto di Punta Raisi, a Palermo, con armi e bagagli. Altri arriveranno in serata. Non è una gita o un viaggio premio, è un'operazioni militare, con dei Paracadutisti militari equipaggianti e con armi da guerra, in terra Italiana.
Dopo l'assassinio dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, lo Stato risponde con l'operazione Vespri Siciliani. A Palermo sono i 1.000 paracadutisti della Brigata Folgore, operando attraverso cinturazioni, appostamenti notturni, posti di controllo mobili e vigilanza a personalità importanti, in collaborazione stretta con le forze dell'ordine, affrontano turni intensivi e prolungati. Il loro impegno eccezionale e il senso del dovere vengono riconosciuti e celebrati da tutta la nazione.
3 dicembre 1992: i reggimenti sono ancora in Sicilia. Sarà necessario un avvicendamento "forzato": la Folgore è attesa ad un appuntamento che non può mancare. Non si tratto di una "normale" missione di pace. Ma dell'operazione IBIS in Somalia. L'ONU ha emesso la risoluzione numero 794 e l'Italia dovrà fornire insieme agli Stati Uniti il più numeroso contingente militare.
La Folgore ha il comando del contingente Italiano, ed è abilitata, unica insieme agli USA, al capitolo VII dello statuto dell'ONU: quello che autorizza l'uso delle armi. Vengono schierati tutti i reparti, i ricostituiti 183° Reggimento Nembo, 186° e 187° Folgore, 185° Artiglieria, 1° Battaglione Tuscania, 9° Col Moschin e Reparti Logistici.
Una spiegamento di forze senza precedenti. L'italia non può sbagliare. Numerosi saranno le situazioni di estrema complessità culminate anche con veri e propri conflitti a fuoco. La Folgore, anche se colpita dritta al cuore neglio scontri del 2 luglio 1993, ne esce tenendo alto l'Onore Militare Italiano.
Siamo a metà anni '90 e la Brigata Paracadutisi Folgore si occupa, su mandato dello Stato Maggiore della Difesa di tutte le operazioni speciali per conto della forza armata (il COFS ed il COMFOSE arriveranno diversi anni dopo): è il periodo delle "Ippocampo", le missioni di evacuazione di connazionali nelle zone più turbolente del pianeta, quasi sempre svolte in solitario dagli Incursori del Col Moschin con il solo concorso dell'Aeronautica Militare.
Prima Yemen, poi Ruanda: il 10 maggio, dopo essere atterrati prima a Nairobi e successivamente a Kigali, gli incursori italiani, mentre sbarcano dal C-130, si troveranno sotto attacco di colpi di mortaio sulla pista dell'aeroporto. Il velivolo militare si allontanerà rapidamente dalla pista, abbandonando le forze italiane sul territorio Ruandese.
Nel giro di una settimana, grazie a numerose missioni a Kigali, la capitale del Ruanda, gli incursori completeranno con successo l'evacuazione di tutti gli italiani, un'impresa resa possibile anche dal valore e dalla preparazione della 46ª Brigata Aerea: durante il decollo dell'ultimo C-130, carico oltre ogni previsione, si verifa un pesante attacco di mitragliatrici antiaeree sovietiche ZU-23. Secondo il Generale Incursore Roberto Vannacci, all'epoca Comandante del dispositivo dell'operazione in Ruanda, rappresenta una delle più difficili operazioni cui abbia preso parte il 9°.
L'ultima metà degli anni '90 intesifica la presenza della Brigata Paracadutisti nei Balcani, mentre nel 1999 i Paracadutisti del 187° saranno schierati nella lontanissima Timor Est insieme ai Paracadutisti del Tuscania e agli incursori del Col Moschin. Situata nell'estremo sudest asiatico, e raggiungibile dopo più di 24 ore (!) di volo di linea, Timer Est è per gli Italiani la meta dell'operazione Interfet, resa necessaria dopo le azioni violente di gruppi non favorevoli all'indipendenza di Timor Est dall'Indonesia.
Al gruppo tattico della Folgore un compito importate, quello di pattugliare e garantire sicurezza alla popolazione nelle zone più ardue e difficile da raggiungere per via della fitta vegetazione.
Quella a Timor Est verrà inoltre ricordata come la missione più lontana ove è stato impiegato un reparto Italiano.
L'estate del 2001 è invece quella del G8, meeting internazionale dei più importanti Capi di Stato della terra.
La FOLGORE è schierata nella zona rossa dell'aeroporto di Genova. I Paracadutisti dei tre reggimenti di manovra (183°, 186 e 187°), per tre giorni, svolgono la funzione di Agenti di Pubblica Sicurezza al'interno dell'aeroporto di Genova.
Controllano, fermono e perquisiscono chiunque entra o si muove all'interno dell'aeroporto. Sorvegliano gli hangar e i punti sensibili con regole d'ingaggio poco rassicuranti per eventuali soggetti in vena di fare gli eroi: fuoco incondizionato a chi vuole entrare nell'aeroporto senza autorizzazione o chi solo si avvicina alla recinzione anche esterna.
Ai Paracadutisti, il giorno 20 luglio un compito importantissimo: sorvegliare il perimetro del Air Force One del Presidente Americano George W. Bush.
11 settembre 2001: cambia il mondo. La Folgore è pronta.
Ad aprile del 2004 un distaccamento del Col Moschin, alle porte di Nassirya, rimane vittima di un imboscata ad L.
Un pò fortuna, ed un altissima capacità al combattimento negli spazi stretti permette agli incursori di salvare la pelle e neutralizzari tutti i miliziani (una decina circa).
E' il medio oriente lo scenario più impegnativo, ma c'è ancora gloria per la Folgore nei Balcani: a marzo 2004, il 186° Reggimento, nell'ennesima missione in Kosovo (la terza in tre anni!) denominata Determined Effort, sarà di fondamentale aiuto alla popolazione di etnia serba.
Il reparto sarà costretto ad intervenire a difesa dei monasteri e a protezione dei villaggi durante i disordini del 17 e 18 marzo. I Paracadutisti, per nulla intimoriti dall'atteggiamento violento dei rivoltosi, saranno costretti a rispondere con le armi ai ripetuti assalti.
Per i fasti di quei giorni, la bandiera del reggimento viene nuovamente decorata, come successo in Somalia, a medaglia d'argento.
Nel giugno del 2006 nasce la leggendaria Task Force 45, il più grande dispiegamento di forze speciali mai messo in campo dall’Italia dal dopoguerra. A luglio dello stesso anno, sotto il Comando del Ten. Col. Roberto Vannacci, opera già nelle montagne Afgane partecipando alla famigerata operazione "Medusa". Inizialmente è composta da incursori del 9° Reggimento d'Assalto "Col Moschin" e del GOI, Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare (COMSUBIN), successivamente ampierà il suo organico con le unità del bacio fos dell'Esercito Italiano ed altre unità di forze speciali di tutte le forze armate.
2009-2011 Missione di Guerra. Comprendiamo che per il politicamente corretto bisogna chiamare, quella in Afghanistan, "missione di pace", anzi, per motivazioni costituzionali dovremmo chiamare qualsiasi operazione militare "missione di pace". Se però dialogate con un Paracautista che tra il 2009 ed il 2011 ha partecipato alle missioni ISAF in Afghanistan, vedrete che proprio di pace di non era quella missione …
In Afghanistan c'è la guerra. E i Paracadutisti, un pò scentemente, un pò romanticamente, sanno che è arrivato il loro momento, costi quel che costi, anche il supremo sacrificio.
La conformazione e lo status della Brigata, con i tre battaglioni dei reggimenti di manovra schierati in prima linea, con a supporto uno dei migliori reparti genio gustatori dell'Esercito (8° Rgt.) e l'alto livello di preparazione della truppa, ai massimi storici, darà dei risultati nella lotta ai talebani senza precedenti.
Base El Alamein (Farah), base Tarquinia (Shouz) e base Tobruk (Bala Boluk) rappresenteranno tre punti cruciali che avranno un importanza fondamentale nella riuscita della missione.
I tre Reggimenti, schierati tra Herat, Kabul e Farah infieriranno un duro colpo ai talebani e nei numerosi scontri a fuoco la milizia integralista sarà costretta a moderare fortemente l'ardore combattivo.
I paracadutisti della Folgore saranno i primi Italiani a essere videoripresi in combattimento in Afghanistan (6 ottobre 2009), grazie al giornalista Rai Nico Piro. Immagini mai viste prima e discordanti, appunto, con l'etichetta di missione di pace data alla missione italiana in Afghanistan.
Nel luglio del 2009 perde il 1° C.le magg. Paracadutista Alessandro Di Lisio, ma il giorno più duro è pero il 17 settembre del 2009. Sei Paracadutisti cadranno dopo un'attacco con con una carica esplosiva di oltre 150kg nei pressi dell'Aerporto di Kabul. Colpita dritta al cuore la Brigata Paracadutisti è andata comunque avanti e lascerà sul campo di battaglia numerosi feriti ed un altro caduto, il 25 luglio 2011, il 1° C.le magg. Paracadutista David Tobini.
Negli anni successivi la Brigata sarà schierata per addestrare militari di forze locali tanto in Afghanistan, con l'operazione Resolute Support, quanto in Niger e Mali con l'operazione MISIN.
Viviamo il terrivile periodo del COVID, si chiude il millennio e se ne apre un altro.
Il 24 febbraio 2022 l'Esercito Russo invade il territorio ucraino segnando così una brusca escalation del conflitto russo-ucraino in corso dal 2014. Europa e Stati Uniti applicano pesanti sanzioni economico-finanziarie al paese di Putin ed armano fortemente le forze armate Ucraine, ma non basta, e la storia è quella che oggi: a più di due anni dall'inizio del conflitto i Russi avanzano e le bombe continuano a cadere sulla popolazione ucraina.
La situazione sullo scenario internazionale, e nello specifico, alle porte dell'Europa, è complessa.
La NATO ha l'obbligo, secondo l'articolo 5, qualora, le operazioni Russe si estendessero su un paese dell'Alleanza Atlatica, di attuare militarmente a difesa del paese invaso. L'articolo 5 della NATO infatti, presuppone l'intervento armato e sancisce la difesa collettiva: se una nazione facente parte della NATO venisse attaccata, le altre sarebbero in dovere di intervenire con tutti i loro mezzi a disposizione, compresi quelli militari.
L'Italia deve ESSERE PRONTA. Succede quindi una cosa mai vista in Italia dall'esistenza della specialità militare dei Paracadutisti (1941 con la Divisione Folgore): il 15 febbraio 2024 il Consiglio dei ministri, su espressa richiesta del Ministro della Difesa Guido Crosetto, nomina come Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano un Ufficiale dei Paracadutisti. Il Super Comandante. L'uomo d'accaio. L'eccellenza tra le eccellenze: Il Generale di Corpo d'Armata Paracadutista Acquisitore Carmine Masiello.
Un curriculum di eccezionale valore, una profonda esperienza militare tra aviotruppe, operazioni speciali, intelligence ma anche una visione olistica della forza armata.
Masiello si circonda di uomini di uno spessore militare altissimo: nel giro di poche settimane la forza armata viene rivoluzionata.
I Top nei posti Top. Paracadutisti certo, ma non facciamo i provinciali, ci sono Comandanti eccezionali anche nelle altre specialità dell''Esercito. Il Comandante Masiello ne è cosciente e sta forgiando la Forza Armara avvalendosi ESCLUSIVAMENTE delle migliori eccellenze.
Non siamo guerrafondai. Crediamo fermamente che la diplomazia rappresenti la migliore risposta di fronte a un'escalation internazionale. Tuttavia, dobbiamo considerare che stiamo parlando dell'Esercito, la più grande forza armata della nazione, il cui compito primario è difendere i nostri territori qualora, sfortunatamente, le soluzioni diplomatiche non siano sufficienti.
Il Generale Carmine Masiello in passato sarebbe stato un uomo scomodo. "Troppo capace". Mancata nomina a Capo di SME di Marco Bertolini docet. I nostri politici avrebbe detto "Siamo in tempi di Pace, non ci serve un Capo di SME di tale livello". Ma non siamo in tempi pace. Siamo in tempi guerra.
Ed il Paracadustia, ancora una volta, ha risposto PRESENTE.