Leva militare obbligatoria: utile ancora oggi? - brigatafolgore.net
Il tema della leva militare obbligatoria torna ciclicamente al centro del dibattito pubblico in Italia. Nonostante la sua sospensione nel 2005, la leva non è mai stata formalmente abrogata, e spesso viene trattata come un retaggio del passato, da archiviare in nome della modernità. Ma è davvero così? O forse oggi, più che mai, la leva potrebbe avere un ruolo significativo per la società italiana?
In un’epoca in cui la guerra appare erroneamente come un evento remoto e in cui le emergenze naturali sono sempre più frequenti, alcuni sostengono che un ritorno alla leva, seppur in forma rinnovata e non esclusivamente militare, potrebbe essere utile. Secondo molti esperti la leva non era solo un periodo di marce e addestramento, ma un laboratorio di civiltà, dove i giovani imparavano valori come la disciplina, il senso del collettivo, la solidarietà e la capacità di affrontare le crisi.
Inoltre, la leva rappresentava anche un momento di unificazione sociale, dove si incontravano giovani provenienti da diversi ceti sociali, dal Nord al Sud dell’Italia. Era un’occasione di livellamento sociale non punitivo, ma formativo. Non si trattava solo di addestramento fisico, ma di un vero e proprio passaggio simbolico verso la maturità civica e l’appartenenza alla collettività.
In un contesto in cui molte famiglie faticano a trasmettere regole di vita e senso civico, la leva potrebbe rappresentare un’importante opportunità per formare una nuova generazione consapevole dei propri doveri e responsabilità, al di là dei diritti.
Il dibattito si fa ancora più attuale grazie alla recente mozione della Lega per l’introduzione di un servizio civile e militare obbligatorio. Roberto Bet, consigliere regionale del Veneto, ha proposto che tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni svolgano un servizio obbligatorio di 6 mesi, preferibilmente nella propria regione. La proposta prevede sia l’addestramento militare che il servizio civile, con una particolare attenzione alla protezione civile, alla tutela del patrimonio naturale e culturale, e al soccorso pubblico.
Secondo Bet, l’introduzione del servizio obbligatorio risponde anche a una serie di sfide sociali urgenti, come l’alto tasso di disagio giovanile, l’alarming numero di giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training), e l’aumento di fenomeni di criminalità tra i giovani. Un servizio obbligatorio universale non solo potrebbe ridurre questi problemi, ma anche fungere da investimento per l’economia, creando giovani più preparati, disciplinati e pronti ad affrontare le sfide professionali.
In conclusione, la proposta non si limita a una semplice risoluzione di problemi sociali. Essa rappresenta un’opportunità per rafforzare il senso di comunità e di appartenenza a un’Italia che oggi ha bisogno più che mai di ritrovare un legame collettivo. Il ritorno della leva, che sia civile o militare, potrebbe non solo offrire ai giovani una preparazione pratica per affrontare le difficoltà della vita, ma anche una formazione umana in grado di trasmettere valori essenziali come la solidarietà e il servizio verso la collettività.
L’introduzione della leva obbligatoria, secondo Bet, rappresenta un’occasione per formare giovani più consapevoli e impegnati, in grado di rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, preparandoli a costruire un’Italia più forte e coesa.
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