Alle 22:00 ora locale del 5 aprile (ore 5 in Italia), un contingente formato da Paracadutisti Commando dell'Esercito e dal Grupo Operaciones Especiales (GOE) di polizia dell'Ecuador ha circondato e successivamente assaltato l'ambasciata messicana a Quito, Ecuador, arrestando l'ex vicepresidente Jorge Glas, condannato in via definitva per abuso di fondi pubblici e con forti legami con il narcotraffico.
Siamo davanti ad uno dei rari casi nella storia recente in cui l'immunità diplomatica di un'ambasciata è stata apertamente infranta, violando uno dei principi fondamentali della sovranità diplomatica come sancito dalla Convenzione di Vienna del 1961.
Glas, che ha servito come vicepresidente sotto la presidenza di Rafael Correa, è stato riconosciuto colpevole, in via definitiva, in una serie di casi di corruzione. Il 15 dicembre 2017 viene condannato a 6 anni di carcere per il prelievo illegale di 13,5 milioni di dollari dal conglomerato brasiliano Odebrecht, una sentenza confermata dalla Corte Suprema Nazionale nell'ottobre 2019. Nel 2020, riceve un'ulteriore condanna di 8 anni per corruzione aggravata e la perdita dei diritti politici per 25 anni. Nel gennaio 2021, la pena totale aumenta a 22 anni a seguito di una condanna per abuso di fondi pubblici.
E' inoltre sotto indagine per accuse di corruzione legati alla ricostruzione della città di Manabí, devastata dal terremoto nel 2016. Ulteriori accuse lo legano a figure del narcotraffico, aggravando ulteriormente la sua posizione legale. Secondo la magistratura equadoriana, la cauzione per la sua libertà condizionale del 2022, per motivi di salute, fissata in 250.000 dollari statunitensi, sarebbe stata pagata dal narcotrafficante Leandro Norero.
Libero su cauzione, dopo 40 giorni Glas trova però rifugio nell'ambasciata messicana a Quito. La decisione nel pomeriggio di ieri del presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, di concedere asilo politico a Glas aveva già suscitato tensioni diplomatiche tra i due paesi.
L'operazione militare di questa notte ha chiaramente indicato che il governo ecuadoriano, guidato dal giovane presidente Daniele Noboa, non intende lasciare alcuna via di fuga a individui legati a crimini di corruzione o narcotraffico, anche se protetti da immunità diplomatica. Questo drammatico sviluppo arriva in un momento in cui l'Ecuador sta intensificando la sua lotta contro la criminalità. L'arresto di Glas rappresenta un significativo colpo allo stato di impunità che alcuni criminali hanno sfruttato in passato nelle sedi diplomatiche del paese.
Rafael Correa, presidente dell'Ecuador dal 2007 al 2017, si è trasferito in Belgio nel luglio 2017, dopo aver concluso il suo mandato. Correa è stato coinvolto in numerosi processi giudiziari, tra cui accuse di peculato, delinquenza organizzata, violazione dei diritti umani, e pianificazione del sequestro del politico Fernando Balda. Nel 2020, è stato condannato a otto anni di prigione nel caso Sobornos per corruzione.
Pedro Delgado, presidente del Banco Central del Ecuador, è fuggito negli Stati Uniti nel 2012. Delgado è stato condannato a otto anni di prigione per peculato bancario e a cinque anni per arricchimento illecito.
Carlos Ochoa, exsuperintendente di Comunicazione, è fuggito in Messico nel 2018, dopo aver ricevuto un'ordinanza di custodia cautelare. Ochoa è accusato di falsificazione della Legge di Comunicazione per sanzionare i media locali.
Sofía Espín, ex assemblista, lascia l'Ecuador per la Bolivia, poi in Messico nel 2018, mentre era sotto indagine per traffico di influenze. La sua causa è stata archiviata nel dicembre 2019, permettendole di ritornare in Ecuador.
Ricardo Patiño, ministro in diversi governi di Correa, lasciò il paese andino per il Messico dopo essere stato accusato di instigazione. È noto in Ecuador per il suo appello a "prendere le istituzioni pubbliche".
Fernando Alvarado, ex segretario di Comunicazione e ministro del Turismo, fugge in Venezuela nel 2018, evadendo diversi controlli e dopo aver rimosso il braccialetto elettronico.
Vinicio Alvarado, ex ministro del Turismo e ex segretario dell'Amministrazione, è attualmente in Venezuela dopo una condanna a otto anni di prigione per corruzione.
Carlos Pólit, ex contrallore generale dello Stato, e suo figlio John si sono rifuggiati a Miami nel 2017, prima di essere condannati per corruzione nel caso Odebrecht. Pólit gode della cittadinanza americana, il che complica la sua estradizione.
Ramiro González, ex presidente del Consiglio Direttivo dell'IESS e ministro delle Industrie, vive a Lima, Perù, da quando è fuggito nel 2017. Accusato di defraudazione tributaria e traffico di influenze, la sua estradizione è stata negata dalla giustizia peruviana.
Carlos Viteri, ex assemblista, ha ricevuto asilo politico in Messico dopo aver cercato rifugio nell'ambasciata messicana a Quito a seguito dei disordini del 2019.
Soledad Buendía, ex assemblista, e Gabriela Rivadeneira, ex presidente dell'Assemblea e legislatrice, si sono rifugiate in Messico dopo il paro nazionale del 2019, citando persecuzioni politiche.
Luis Molina, ex assemblista alterno, è fuggito in Messico senza una specifica accusa contro di lui, seguendo i passi di altri colleghi.
María de los Ángeles Duarte, ex ministra dei Trasporti, si è rifugiata nell'ambasciata argentina a Quito nel 2020, dopo essere stata condannata a otto anni di prigione per corruzione.
Walter Solís, ex ministro dei Trasporti, è uno dei più ricercati e si presume che sia fuggito negli Stati Uniti. Sopra di lui pesano due allerte rosse della Interpol.
L'evento di ieri, segna quindi la rottura totale nelle relazioni diplomatiche tra l'Ecuador e il Messico, già ai minimi termini.
Le implicazioni di questa mossa sono vaste, sollevando questioni sulla sovranità diplomatica, il diritto internazionale e la determinazione dell'Ecuador nel perseguire la giustizia. Mentre il paese andino celebra l'azione come un successo nella lotta contro la corruzione, la comunità internazionale rimarrà sintonizzata sulle ramificazioni di questo atto senza precedenti, che potrebbe ridefinire i confini dell'immunità diplomatica in situazioni di gravi crimini.