Inferno a Tel Aviv: missili e droni dall’Iran colpiscono il cuore di Israele - brigatafolgore.net
13 giugno 2025, ore 20:26 – La tensione in Medio Oriente ha raggiunto un punto critico. L’Iran ha dato inizio a un massiccio attacco missilistico contro Israele, lanciando almeno 150 missili e decine di droni armati. L’annuncio è arrivato dall’esercito israeliano (IDF), che ha attivato i sistemi di difesa e ordinato alla popolazione di rifugiarsi immediatamente.
Tel Aviv è stata uno dei principali bersagli. Due esplosioni particolarmente violente hanno colpito il centro cittadino e la zona residenziale di Ramat Gan, generando una colonna di fumo a forma di fungo e facendo tremare i palazzi. Parte del centro città è rimasta senza connessione internet. Secondo i soccorritori del Magen David Adom, ci sono almeno 14 feriti lievi e sette punti di impatto confermati.
Gerusalemme non è stata risparmiata. Forti esplosioni sono state udite anche nella capitale, dove i cittadini si sono precipitati nei rifugi pubblici e privati. Il sistema antimissile Iron Dome ha intercettato parte degli ordigni, ma diversi sono penetrati le difese causando danni e panico tra la popolazione.
La televisione di Stato iraniana ha definito l’azione “l’inizio della rappresaglia per l’attacco subito”, e la Guida Suprema Ali Khamenei è intervenuto pubblicamente, dichiarando:
«La nazione è con noi. Se Dio vuole, la Repubblica Islamica sconfiggerà il regime sionista».
L’attacco iraniano ha generato una situazione senza precedenti in Israele. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno segnalato l’arrivo di una seconda ondata di missili, seguita a distanza di minuti da una terza, che ha aggravato ulteriormente lo stato d’emergenza.
Le sirene d’allarme hanno risuonato ininterrottamente a Tel Aviv, Gerusalemme e in altre città. Intere famiglie sono rimaste chiuse nei rifugi, mentre i soccorritori si affannavano tra le macerie e le zone colpite per verificare l’eventuale presenza di vittime. In alcune aree del nord del Paese si sono sviluppati incendi a seguito della caduta di vettori balistici.
L’IDF ha dichiarato che “solo in parte” i missili sono stati intercettati, lasciando intendere che l’efficacia dello scudo difensivo non è stata sufficiente ad arginare l’intero attacco. Intanto, fonti iraniane hanno riferito di aver abbattuto due jet militari israeliani, catturando una pilota: notizia non confermata ufficialmente da Israele, ma riportata dalla TV di Stato di Teheran.
Il clima è surreale. Le principali città israeliane sono paralizzate, le scuole sono state chiuse, gli eventi pubblici cancellati, e le strade si sono svuotate. Il governo ha chiesto a tutti i cittadini di non uscire dai rifugi fino a nuovo ordine, in attesa di sviluppi nelle prossime ore.
Le immagini di Tel Aviv e Gerusalemme sotto attacco hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti, suscitando una reazione diplomatica immediata. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha convocato una riunione urgente su richiesta dell’Iran, mentre il Segretario Generale António Guterres ha espresso “profonda preoccupazione per la drammatica escalation”.
I leader di Francia, Germania e Regno Unito hanno lanciato un appello congiunto alla moderazione e alla de-escalation immediata. Il presidente francese Emmanuel Macron ha rinviato la Conferenza ONU sui “Due Stati”, definendo la situazione attuale «la crisi più pericolosa degli ultimi dieci anni».
La Russia, che ha condannato l’attacco israeliano, ha dichiarato di essere pronta a mediare. Il presidente Putin ha già parlato con i leader di Israele e dell’Iran, mentre il Cremlino ha avvertito che “le conseguenze della provocazione ricadranno su chi ha attaccato per primo”.
Anche la Cina, la Turchia e diversi Paesi arabi hanno chiesto la cessazione immediata delle ostilità. Nel frattempo, gli Stati Uniti, pur ribadendo di non aver partecipato all’attacco israeliano, hanno rafforzato la propria presenza militare nella regione.
In Israele, tutte le ambasciate sono state chiuse, e l’esercito ha richiamato migliaia di riservisti. In Iran, il governo ha mobilitato le forze armate in vista di un possibile proseguimento del conflitto, affermando che “la guerra è solo all’inizio”.
Il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente, consapevole che un solo errore in più potrebbe trasformare questa crisi in una guerra regionale su vasta scala. In gioco non c’è solo la sicurezza di due Paesi, ma l’equilibrio globale.
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