La Corea del Sud cambia rotta: droni al centro della strategia navale - brigatafolgore.net
L’11 maggio 2025, l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha annunciato una svolta significativa nella strategia navale della Corea del Sud: il governo di Seoul ha deciso di abbandonare il progetto della portaerei leggera con caccia F-35B a favore di una nave comando multiruolo concepita per operazioni con velivoli senza pilota. Questa scelta rappresenta un chiaro segnale di come le priorità militari sudcoreane si stiano evolvendo alla luce dei recenti sviluppi tecnologici e tattici.
Il nuovo piano, sostenuto dalla Marina della Repubblica di Corea (ROKN), riflette una più ampia riconsiderazione delle modalità con cui affrontare la guerra moderna. In particolare, la decisione è influenzata dagli insegnamenti tratti dal conflitto tra Russia e Ucraina, dove i droni hanno assunto un ruolo cruciale nelle operazioni di sorveglianza, attacco e disturbo psicologico. Non è quindi sorprendente che la Corea del Sud abbia deciso di puntare su sistemi senza pilota, riconoscendone i vantaggi in termini di costo, versatilità e minore esposizione al rischio umano.
Questa scelta implica anche un cambio culturale e dottrinario. Per anni, l’idea di una portaerei sudcoreana era vista come un elemento simbolico del potere marittimo del paese. Tuttavia, con l’evoluzione degli scenari di guerra, investire in una flotta più agile, resiliente e tecnologicamente avanzata appare oggi una mossa più lungimirante.
Il progetto originario, noto come Multipurpose Large Transport Ship-II, prevedeva la costruzione di una portaerei leggera da 30.000 tonnellate, lunga 260 metri e capace di trasportare fino a 20 caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale. L’ambiziosa iniziativa era stata promossa durante l’amministrazione del presidente Moon Jae-in, ma ha poi perso slancio con il nuovo governo di Yoon Suk-yeol, preoccupato per l’elevato costo dell’intero programma e la sua reale utilità strategica nel contesto attuale.
La nuova nave comando multiruolo (indicata come MPF, Multi-Purpose Flagship) manterrà dimensioni simili, ma sarà destinata quasi esclusivamente all’impiego di droni. Oltre ai droni da combattimento e sorveglianza, si prevede anche l’impiego di munizioni vaganti, noti anche come droni suicidi. Potrà ospitare anche un numero limitato di elicotteri tradizionali per il trasporto o l’attacco, ma il fulcro operativo sarà rappresentato dai sistemi senza pilota.
Dal punto di vista finanziario, il cambiamento è radicale. Il vecchio piano prevedeva una spesa complessiva di circa 7 trilioni di won (oltre 4,7 miliardi di euro), con circa 2,5 trilioni destinati alla costruzione della nave e 4,5 trilioni all’acquisto degli F-35B. Ogni caccia, infatti, ha un costo che oscilla tra i 150 e i 200 miliardi di won. Puntando sui droni, la Marina sudcoreana prevede di risparmiare una parte considerevole del budget, riducendo anche i costi di manutenzione e gestione nel lungo periodo.
Come primo passo concreto, il governo ha affidato a HD Hyundai Heavy Industries uno studio di progettazione concettuale della nuova nave comando. Il piano sarà presentato ufficialmente allo Stato Maggiore Congiunto entro la fine del mese, ma richiederà un’ulteriore approvazione formale per sostituire il programma originario della portaerei.
La scelta della Corea del Sud si inserisce in una tendenza sempre più globale che vede l’impiego dei droni come elemento cardine della strategia militare del futuro. In molti paesi, le forze armate stanno riorientando le proprie dottrine verso sistemi più economici, flessibili e meno vulnerabili, capaci di operare efficacemente in ambienti ostili e contesi.
La nave comando sudcoreana si candida a diventare un esempio di come sia possibile modernizzare le capacità navali senza seguire il modello classico delle grandi portaerei, sempre più vulnerabili e dispendiose. Anziché proiettare potenza tramite caccia pilotati, la ROKN intende dominare il teatro marittimo attraverso l’uso strategico di sciami di droni, capaci di coprire grandi distanze, eludere i sistemi di difesa e operare con autonomia e precisione.
Inoltre, la nuova dottrina riflette una maggiore attenzione alla resilienza operativa. I droni possono essere prodotti, rimpiazzati e aggiornati più facilmente rispetto ai caccia avanzati, e non mettono in pericolo la vita dei piloti. In situazioni di guerra ad alta intensità o in scenari asimmetrici, questi vantaggi diventano determinanti.
Con questa decisione, la Corea del Sud non solo adatta le proprie forze armate alle sfide del XXI secolo, ma si pone anche come pioniere nella trasformazione della guerra navale. Un cambiamento che, probabilmente, verrà osservato e seguito da molte altre potenze marittime nel prossimo futuro.
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