Secondo quanto pubblicato dal giornale Il Foglio, dopo il caso *Osama al Najem "Almasri", il tribunale dell’Aia ha emesso 86 mandati d’arresto contro leader e comandanti di milizie libiche. Tuttavia, i nominativi non sono stati resi pubblici per favorire l’elemento sorpresa nell’arresto. Il metodo si era già dimostrato efficace con Almasri, fermato a Torino dalla Digos il 19 gennaio.
Il Caso Almasri e le Manovre dell'AISE in Libia
In questo contesto, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), sta intensificando le sue operazioni per garantire la sicurezza nazionale e proteggere gli interessi italiani all'estero. Infatti, il Capo in persona, Giovanni Caravelli, si è recato il 28 gennaio a Tripoli per un incontro con il governo libico. L'AISE ha avuto come obiettivo principale quello di evitare nuovi incidenti diplomatici come quello legato all’arresto e immediata scarcerazione di Almasri. Caravelli ha avuto un lungo colloquio con il premier libico Abdulhamid Dabaiba e il procuratore capo di Tripoli, Al Sidiq al Sour.
L'attivista libico Husam el Gomati ha rivelato alla trasmissione Piazzapulita su La7 che, dopo il rimpatrio di Almasri, un alto funzionario dell’intelligence italiana ha visitato la Libia. El Gomati, noto per le sue denunce, risulta tra gli intercettati dallo spyware Graphite venduto da una società israeliana anche al governo italiano.
Infine, il il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR), ha convocato Caravelli per chiarimenti sul caso Paragon e sulla gestione del dossier Almasri-Libia. Il contesto di questi eventi si intreccia con l’indagine aperta contro Giorgia Meloni e i ministri Nordio e Piantedosi, annunciata il 28 gennaio, lo stesso giorno del viaggio di Caravelli a Tripoli.