Roma – L’Italia si prepara ad affrontare una nuova fase della propria strategia militare. Lo Stato Maggiore della Difesa sta mettendo a punto un piano ambizioso per rafforzare la capacità operativa delle Forze Armate, con il reclutamento di 40.000 nuovi riservisti pronti a intervenire in situazioni di emergenza e ad alimentare un eventuale sforzo bellico ad alta intensità.
Una scelta dettata dall’esigenza di colmare un gap numerico e operativo che, negli ultimi anni, ha messo sotto pressione il sistema difensivo nazionale. “La consistenza delle Forze Armate è fissata da una legge. Non ho problemi a dire, come ho già detto più volte, che quel modello ormai è inadeguato e va cambiato”, ha dichiarato il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Attualmente, il personale delle forze armate italiane si attesta intorno alle 160.000 unità tra Esercito, Marina e Aeronautica, cui si aggiungono oltre 100.000 Carabinieri. Numeri che, secondo gli esperti militari, non sarebbero sufficienti per garantire la sicurezza del Paese in scenari complessi e conflitti prolungati.

Il generale Masiello: “Servono riserve pronte a essere impiegate”
A lanciare l’allarme è stato anche il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, che ha stimato in almeno 40-45.000 le unità mancanti per assicurare la piena operatività delle forze terrestri. "L’Esercito ha il dovere di prepararsi a qualsiasi evenienza, proprio per far fronte agli scenari peggiori, evitando di farsi trovare impreparato", ha affermato Masiello durante un’audizione alla Commissione Difesa.
Il generale ha sottolineato come le dimensioni attuali dell’organico non garantiscano "la massa necessaria ad affrontare un eventuale conflitto ad alta intensità, che richiede la capacità di alimentare e rigenerare le forze impiegate in combattimento". Per questo motivo, il progetto in fase di definizione prevede la creazione di un "bacino di forze di riserva prontamente impiegabili", in grado di supportare l’Esercito e le altre componenti della Difesa in caso di necessità.
Una nuova fase per la difesa europea
Il piano italiano si inserisce in un contesto più ampio, quello di una nuova fase per la difesa europea. La settimana in corso vede infatti riunirsi a Parigi i vertici dell’E5 – Polonia, Francia, Germania, Italia e Regno Unito – per discutere del futuro della sicurezza continentale. Al centro dei colloqui la possibilità di una missione di peacekeeping in Ucraina e gli investimenti nella difesa comune, anche alla luce del piano 'ReArm' annunciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Proprio in quest’occasione, l’Italia ribadirà la disponibilità a partecipare a una missione di peacekeeping solo sotto mandato delle Nazioni Unite, come chiarito nuovamente dal ministro Crosetto.
Ma la vera sfida riguarda il rafforzamento strutturale delle capacità militari dei singoli Paesi membri dell’Unione Europea. “L’Esercito – ha spiegato Masiello – deve essere pronto a rigenerare le forze e a sostenere gli sforzi richiesti dai nuovi scenari di crisi e conflitto. Non possiamo permetterci di farci trovare impreparati”.
Un cambio di paradigma nella sicurezza europea
La situazione geopolitica, segnata da instabilità e incertezza, impone scelte strategiche di lungo periodo. La decisione italiana di reclutare 40.000 riservisti rappresenta non solo una risposta alle esigenze operative interne, ma anche un contributo al rafforzamento della sicurezza collettiva europea.
I vertici di Parigi potrebbero segnare l’inizio di una nuova stagione per la difesa europea: più integrata, meglio finanziata e pronta ad affrontare le sfide del presente e del futuro.